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martedì 14 febbraio 2012

Lettera dal carcere

Restiamo in Italia e vediamo cosa succede, da un punto di vista letterario, durante gli anni del fascismo.
Nel 1926, Grazia Deledda vince il premio Nobel per la letteratura, ma è soprattutto di Antonio Gramsci e delle sue "Lettere dal carcere" che voglio parlarvi oggi.
Si tratta di una raccolta selezionata delle lettere che Gramsci scrisse durante la sua prigionia (fu incarcerato dal fascismo nel 1926 e, a seguito dell'aggravarsi delle sue condizioni di salute, nel 1934 verrà ricoverato in clinica dove passerà gli ultimi anni della sua vita). Il rilievo artistico delle "Lettere" è universalmente riconosciuto (c'è, anzi, una seria possibilità che Gramsci sia studiato più all'estero che in Italia); vi riporterò una di quelle scritte al figlio Delio, la più famosa e la mia preferita:


Carissimo Delio, 
mi sento un po' stanco e non posso scriverti molto. Tu scrivimi sempre e di tutto ciò che ti interessa nella scuola. Io penso che la storia ti piace, come piaceva a me quando avevo la tua età, perché riguarda gli uomini viventi e tutto ciò che riguarda gli uomini, quanti più uomini è possibile, tutti gli uomini del mondo in quanto si uniscono fra loro in società e lavorano e lottano e migliorano se stessi, non può non piacerti più di ogni altra cosa. Ma è così?
Ti abbraccio.
Antonio


Questo era Gramsci: profondità e semplicità. In poche righe, spiega ad un bambino che la Storia ed il Progresso si basano sull'inclusione e non sull'esclusione.

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