Editore di Directory Italia - http://directory-italia.blogspot.com/

mercoledì 12 novembre 2014

Femme fatale

Continuiamo a parlare di incantatrici e approfittiamo dell'occasione per incontrare, nel nostro andare, un  grande poeta italiano, Giovanni Pascoli.
I miei ricordi di Pascoli sono legati principalmente agli anni delle scuole elementari, mentre negli anni delle scuole medie e del liceo era passato un po' in sordina.
Tornai a leggerlo, per conto mio, quando già frequentavo l'Università e qualche giorno fa, per caso, mi è capitata tra le mani una raccolta delle sue poesie. Mi sono chiesto, allora, perché, al contrario di altri grandi della nostra letteratura che mi sono dovuto sorbire in tutte le salse, Pascoli era stato trattato "en passant".
E' un poeta sicuramente difficile, ma bisogna dedicargli lo spazio che merita.
E allora proviamo a conoscerlo un po' meglio, aggiungendo, innanzitutto, qualche nota biografica. 
Durante gli anni dell'università, era vicino al movimento anarco-socialista e fu arrestato e processato. Si dedicò poi all'insegnamento del latino e del greco nei licei. E allora, andiamo a lezione  e, visto che avevamo deciso di parlare di incantatrici, ecco la numero 1 in assoluto, la maga Circe.
Da Catullocalvos - Satura, di G. Pascoli (già, scriveva poesie anche in latino!):

VII Circe
Ut Sole nata Circe semel adtigit oculis
heroa, subitus aegros amor inpulit animos;
itaque ad pedes viri amens provolvitur; ab eo,

prensis genubus, amorem petit anxia misere.
Quid alumnus ibi Iovis, quid populator urbium?
Simul undique pepulit lux umbras nova resides,
socii ducem foventes calida stabula sues
limis vident Ulixen fera per nemora gradi

Comes est itineris illi vaga cerva pede levi.
Hanc virgula cohercens, quocumque cupit, agit,
quae virgula sociorum male terga tetigerat.
Cicuresque iam leones domitique modo lupi
surgunt eramque longis ululatibus agitant.

Come Circe, nata dal Sole, una volta ebbe raggiunto con gli occhi
l'eroe, improvviso amore scosse l'animo turbato;
e così, folle, si prostra ai piedi dell'uomo; da quello,
afferrate le ginocchia, supplica disperatamente amore.

Che, ordunque, discepolo di Giove, che devastatore di città?
Allo stesso tempo ovunque una nuova luce cacciò le ombre immobili,
i compagni rintanati nelle calde stalle maiali
nel fango vedono il loro re Ulisse camminare per i boschi incolti

Gli è compagna nel cammino una cerva errante dal pie' leggero.
Costringendola all'obbedienza con una verghetta la conduce dovunque gli piaccia
la stessa verghetta che aveva toccato dolorosamente le spalle dei compagni.
Leoni mansueti e lupi domestici si levano e
inseguono con lunghi ululati la padrona.
 
Chi di seduzione ferisce...

Nessun commento:

Posta un commento