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sabato 15 luglio 2017

Una dama di ferro

Abbandoniamo, dunque, zio Vanja e gli altri personaggi del dramma di Čechov, che non hanno, tra l'altro, né la simpatia né la nobiltà d'animo di Oblomov, e parliamo, invece, di qualcuno che ha dedicato la propria vita al servizio della collettività.
Passeggiando per Madrid, in occasione della Fiera del Libro, sono stato incuriosito, complici i miei compagni di viaggio, dalla figura di Concepción Arenal e, poiché sono portato a simpatizzare immediatamente con chi combatte battaglie giuste e impopolari, ho trovato i libri e così, per una volta tanto, vi racconterò qualcosa che ho appena letto.
Scrittrice, poetessa e pioniera del movimento femminista spagnolo, il suo pensiero ben si colloca nel periodo di cui stiamo trattando.
Nel 1880, infatti, scrive “Cartas a un obrero y a un señor” (“Lettere ad un operaio e ad un signore”) per mettere in guardia le classi meno abbienti contro i falsi miti che si andavano rapidamente diffondendo in quel periodo.
Il capitalismo, afferma Arenal, è necessario e l'idea di poter risolvere le questioni socio-economiche ricorrendo alla forza è soltanto un inganno: anche in caso di successo militare, è impossibile sovvertire le leggi dell'economia. Al socialismo, la scrittrice contrappone, come strumenti per migliorare le condizioni di vita del proletariato, l'associazionismo ed il cooperativismo. Il miglioramento delle condizioni materiali delle classi meno abbienti non può prescindere, comunque, dal raggiungimento di un più elevato livello di istruzione e di moralità.
Ma facciamo un passo indietro, perché Concepción Arenal si impegnò a fondo, oltre che per i diritti delle donne, per migliorare le condizioni di reclusione e trattamento alle quali erano soggetti i detenuti.
Nel 1863 viene nominata “visitatrice delle carceri femminili” e nel 1865 scrive “Cartas a los delincuentes”.
L'opera è di sicuro interesse per tutti i cultori del diritto penale perché la scrittrice (che, oltretutto, era un avvocato penalista1), conscia del fatto che la stragrande maggioranza dei detenuti non conosceva le leggi e viveva la reclusione come un'ingiustizia, dando spesso la colpa della propria condizione alle vittime, spiega loro, in modo chiaro e persuasivo, le norme del codice penale del tempo: perché non c'è riscatto senza la consapevolezza dei propri errori e della propria fragilità.
Se da un lato, quindi, da cattolica in prima linea, si dedicò alla rieducazione dei detenuti , dall'altro, comunque, non si risparmiò nella battaglia per promuovere la riforma degli istituti di pena.
E infine, visto che oggi mi va di procedere a ritroso, concludiamo il post con le “Fabulas en verso”, pubblicate per la prima volta nel 1851 e che sono divenute quasi un “must” nella “enseñanza primaria” .
Proverò a riassumervi, innanzitutto, quella dell'orso e del lupo.
Seduti nei pressi di una fonte, un lupo ed un orso discutevano del più e del meno..Il lupo lamentava che, a causa degli acciacchi della vecchiaia, per lui era divenuto sempre più difficile cacciare e sfamarsi. A quel punto, l'orso non seppe resistere alla tentazione di salire in cattedra e rinfacciò al lupo di non mangiare, per togliersi la fame, frutta, miele, mais, ecc...
-Ma io non posso mangiare queste cose, provò a replicare il lupo...
-Allora non chiedere la mia compassione, tagliò corto l'orso.
E vediamo, allora, “la morale della favola”:

Así hallamos en la vida
Moralistas como el oso
Que intentan, cosa es sabida,
Con aire majestuoso
Cortarnos a su medida.

Poco es que la humanidad
Contra sus dogmas arguya;
No hay otra felicidad
Ni otra razón que la suya,
Ni tampoco otra verdad.

E, in fin dei conti, Arenal ha ragione: non si dovrebbe applicare il proprio metro per confutare il dolore degli altri, soprattutto se non si sa nulla di loro.
Passiamo, ora, alla favola del passero e della formica.
Un passero, avendo intuito l'importanza di dare un'ottima “education” al suo “pargolo”, chiese ad una formica di fargli da docente. Del resto, lo sanno tutti: le formiche sono un esempio vivente delle virtù economiche e, nel mondo animale, andare a studiare da loro è come fare un MBA ad Oxford oppure a Cambridge!
Da buon padre, ovviamente, il passero non badava a spese ma la formica oppose un netto rifiuto.
Vista svanire la speranza di un avvenire radioso per il suo rampollo, il passero si adirò e minacciò di uccidere la formica che, atterrita, gli rivelò come si svolgesse, realmente, la vita all'interno della loro comunità.
Non persuaso, il passero si recò da un sapiente per verificare se la formica avesse detto la verità e avutane conferma...

"Pero, señor, todo el mundo
Piensa al revés”. "Ya lo creo.
Un hombre con ojos sanos
Ve más que un millón de ciegos.
Como juzgar quieren todos
Y el observar es molesto,
A salga lo que saliere,
Hora a diestro, hora a siniestro,
Al prójimo le atribuyen
Cualidades o defectos,
Deprimiendo la virtud
O quemando al vicio incienso.
Y este mal, que ya es antiguo,
Tiene difícil remedio
Si no adquieren propia voz
Los hombres que ahora son ecos”.

Già, “argumentum pessimi turba est”, sosteneva Seneca, che con Arenal condivideva le origini ispaniche, nel suo “De Vita Beata”.
In conclusione, pur essendo evidente l'influenza dell'opera di La Fontaine, “Le favole in versi” riflettono le preoccupazioni della scrittrice riguardo alla severità inflessibile con la quale venivano gestiti i problemi sociali e al conseguente scivolamento delle masse verso forme di plebiscitarismo demagogico.

1 Per capire di che tempra ella fosse e quali fossero i tempi, basti pensare che per assistere alle lezioni di diritto, fino a quando non fu accettata, dovette vestirsi da uomo; imparò, studiando da autodidatta, anche la nostra lingua.