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mercoledì 24 luglio 2013

Archimede

Prendendo a pretesto il fatto che a Roma, ai Musei Capitolini, c'è l'esposizione delle invenzioni di Archimede, dedichiamo qualche post a questo incredibile scienziato.
Per cominciare, un brano in latino "semplice semplice" che ci servirà appunto per introdurre il personaggio...

Archimedem summum mathematicum et physicum antiquae aetatis fuisse, multa nova et mira invenisse et excogitasse omnes sciunt. Verum aperire fuit enim propositum quo semper spectavit ac saepe pervenit indefesso labore et summa diligentia. Multos quoque libros conscripsit, qui etiam nunc maximam laudem et admirationem doctorum obtinent. At fortasse maiore etiam fama sapientiae floruit, quod miras machinationes excogitavit et nova instrumenta. Scimus enim eis machinationibus Syracusanos diu impedivisse expugnationem urbis. Cum autem Romani muros transiluerunt, Archimedes, intentus geometricis formis, non sensit hostes urbem occupavisse. Cum miles ei imperavisset ut secum veniret, Archimedes eum rogavit ne impediret quod indagaret. Iratus, stolidus miles magnum virum obtruncavit. Scimus Ciceronem indagavisse et invenisse monumentum Archimedis, quem cives in suburbio sepeliverant.

E' risaputo che Archimede fu un grandissimo matematico e fisico dell’antichità e che inventò ed escogitò molte cose nuove e meravigliose. Infatti scoprire la verità fu il proposito a cui sempre mirò e cui spesso pervenne con instancabile lavoro e massima diligenza. Scrisse anche molti libri, che anche ora ottengono grandissima lode e ammirazione dei dotti. Ma forse brillò per una fama anche maggiore della sapienza, poiché escogitò mirabili macchine e nuovi strumenti. Sappiamo infatti che i Siracusani impedirono a lungo l’espugnazione della città grazie a quelle macchine. Ma quando i Romani entrarono dentro le mura, Archimede, intento alle forme geometriche, non si avvide che i nemici avevano occupato la città. Quando un soldato gli comandò di andare con lui, Archimede lo pregò affinchè non creasse impedimento a ciò che stava investigando. Irato, lo stolto milite uccise il grande uomo. Sappiamo che Cicerone ricercò e trovò la tomba di Archimede, che i cittadini avevano seppellito nel sobborgo.

Mi intriga questa immagine di un Archimede indaffarato che chiede al soldato di non distorglierlo dai suoi studi : ha pienamente ragione!!!  La scienza è ricerca della verità e reca benefici all'intera umanità, perciò il soldato non rompa le scatole e si faccia un po' di anticamera! 
Colpisce ancora una volta, inoltre, la grandezza di Cicerone, che fece cercare la tomba di Archimede.

Alla prossima.

Link collegati : Problema dei buoi del Sole

domenica 21 luglio 2013

Cosa non si fa per amore...

Preso atto del temporale estivo di questo pomeriggio e visto che ieri, per non lasciar arrugginire del tutto il mio francese, avevo acquistato un libro in proposito,  rendiamo omaggio agli eroi del "ciclo Bretone" che avevamo dissacrato un po', qualche tempo fa, attraverso la penna geniale e irriverente di Mark Twain (Un americano alla corte di Re Artù ).
Naturalmente, il mio preferito é Sir Lancelot, al tempo stesso il più valoroso ed il più moderno dei cavalieri della tavola rotonda. E allora parleremo di lui, attraverso il romanzo di Chrétien de Troyes "Lancelot ou le chevalier de la charrette" (Lancelot o "il cavaliere della carretta") .
La regina Ginevra, dopo un duello finito male tra Sir Keu ed il perfido Méléagant, è prigioniera nel regno di Gorre (una sorte di Ade, dove si può entrare ma non si può uscire). Naturalmente, il nostro eroe si mette subito alla ricerca e per salvarla affronta di tutto, compreso il disonore: accetta di salire sulla carretta destinata al trasporto dei criminali,  guidata da un nano, pur di raggiungerla, perchè Ginevra vale molto di più del suo onore e del suo orgoglio. E non sarà nemmeno "Le Pont de l'Epée" (un ponte costituito da una spada tagliente) a fermarlo: a forza di braccia lo attraversa, noncurante delle numerose ferite che si procura.
E sebbene sia sfinito, nulla può contro di lui Méléagant in duello : basta uno sguardo di Ginevra a restituirgli le forze. E sempre per compiacere Ginevra, grazia Méléagant (che poi lo ricambierà facendolo imprigionare).
E ancora per amore di Ginevra, accetta di coprirsi di ridicolo in un torneo al quale sono accorsi i più nobili e valorosi cavalieri di terre vicine e lontane, obbedendo al suo comando di battersi nel peggior modo possibile e guadagnandosi così il disprezzo della folla (salvo poi riconquistare la gloria quando la regina gli darà il permesso di battersi come sa)....Non dobbiamo comunque pensare che a Ginevra piaccia giocare con il povero Sir Lancelot...Ella sa bene che Lancelot è l'unica persona che farebbe qualsiasi cosa per lei, che nessun cavaliere, tantomeno suo marito il Re, accetterebbe una cosa del genere, ma tutti quanti, regine comprese, ogni tanto, abbiamo bisogno di essere rassicurati dal nostro partner.
Alla fine, come in ogni favola che si rispetti, Lancelot chiuderà i conti con Méléagant.

venerdì 19 luglio 2013

Individuo e solidarietà

Come tutti saprete, la settimana scorsa un incendio ha distrutto il “Socrate”, il liceo che ho frequentato. Decine di ricordi sono riaffiorati: soprattutto speranze e progetti, come è normale a quell'età. E quindi, per questa volta, voglio solo pensare a voce alta (anzi, sottovoce, perché non non è nelle mie corde alzare la voce, neanche quando penso), e solo qualche minuto, come si fa di solito quando si sorseggia una birra o si fuma una sigaretta, in quel piccolo spazio di intimità di cui ognuno ha bisogno e al quale ognuno ha sacrosanto diritto.
Qual è, tra gli insegnamenti ricevuti, il mio preferito? Beh, stavolta, stranamente, il dover fare una scelta non mi mette in difficoltà... Di tutte le parole dette, ascoltate o lette, quelle che non potrò dimenticare suonavano più o meno così:
“La cosa più importante che dovete imparare, in questi anni, è 'lo stare insieme tra di voi': tutto il resto non è altrettanto importante”. Ed è vero, ma è molto impegnativo. Perché siamo individui ed è giusto rivendicare e difendere la nostra unicità: l'individuo di per sé è importantissimo, vale molto di più di quello che sa o degli errori che fa. E come possono allora tanti individui stare insieme? La solidarietà è il vero collante universale. Essere convinti che i propri diritti e la propria libertà non siano una cosa diversa da quelli di chiunque altro ma che siano invece la stessa cosa è l'essenza stessa della solidarietà: se manca tale convincimento è meglio usare un'altra parola. Saper dare e saper accettare: la solidarietà è sapersi mettere sullo stesso piano e non ha spazio né per l'alterigia né per la furbizia.

Vi riporto il link del sito del “Socrate” dove troverete notizie e indicazioni su come dare una mano: notizie Liceo Classico Socrate

sabato 13 luglio 2013

Un montanaro chiamato Viriato

Visto che di recente abbiamo parlato di grandi generali, di virtù e di peccati, considerando anche il fatto che vi sono alcuni spagnoli tra i followers di questo blog, celebriamo oggi uno degli eroi mito di questo paese, l'irriducibile Viriato. Vediamo innanzitutto come era Viriato, secondo questo stralcio del testo di Giustino.

Multum mea interest Viriati res gestas recordari, quem hostes ipsi plurimi fecerunt. Fuit Viriatus vir ingenti corpore, fortissimis membris optimoque ingenio, nihilique in eius animo socordiae umquam inventus est. Nullus Hispaniae dux magnus praeter eum fuit, qui annos decem Romanos variis victoriis fatigavit. In eo tantum virtutis continentiaeque fuit ut, cum consulares exercitus frequenter vicerit, non armorum neque vestis cultum, non victum mutaverit, sed in eodem habitu semper perseveraverit ita ut quivis gregarius miles ipso imperatore opulentior videretur. 

Mi interessa molto che siano ricordate le gesta di Viriato, che gli stessi nemici apprezzarono molto. Fu Viriato uomo dal corpo grande, dalle membra fortissime e di ottimo ingegno, e nulla di apatico è mai stato trovato nel suo animo.Nessun generale di Spagna fu più grande di lui, che fiaccò i Romani per dieci anni con varie vittorie. In lui ci fu così tanta virtù e continenza che, sebbene avesse vinto molto spesso gli eserciti consolari, non cambiò la cura delle armi né delle vesti, non mutò il vitto, ma nel medesimo abito sempre perseverò di modo che qualsiasi semplice soldato sembrasse più ricco dello stesso comandante.

Beh, libro di storia alla mano, Viriato fu un condottiero lusitano che fece vedere letteralmente i sorci verdi ai Romani. Un po' "Rambo" e un po' "Napoleone", di fronte alle più ingenti forze dei Romani, adottando la tattica della guerriglia, riuscì ad infliggere loro pesanti sconfitte. Alla fine i Romani, stanchi di 10 anni di guerra, assoldarono dei sicari tra le genti di Viriato e lo fecero assassinare. Tuttavia, per un popolo guerriero che aveva nell'onore il proprio credo, l'aver dovuto ricorrere ad un mezzo tanto vile per aver ragione di un esercito di montanari, bruciava molto e quando i sicari si presentarono per ricevere il compenso pattuito furono liquidati con il celebre "Roma traditoribus non praemiat", ossia "Roma non paga i traditori".
Ed  in effetti, dall'alba dei tempi i traditori hanno sempre ricevuto il disprezzo più alto e probabilmente non potrebbe essere diversamente ( e così affrontiamo un altro dei grandi peccati!!).
Dante li colloca nel nono, e ultimo, cerchio dell'Inferno. In verità, nella Divina Commedia c'è un vero e proprio trattato sul tradimento...  Dante distingue il peccato di frode, ossia la mancanza nei confronti di chi ci è congiunto da vincoli generici, dal tradimento vero e proprio che si ha quando la persona tradita è legata al traditore da vincoli tali o da situazioni tali per cui la persona di cui più si fida è proprio il traditore. I traditori sono poi divisi in quattro gruppi: 
  • i traditori dei parenti: nella Caina; 
  • i traditori della patria (o del partito): nell'Antenora; 
  • i traditori degli ospiti:  nella Tolomea; 
  • i traditori dei benefattori e delle somme autorità: nella Giudecca (tra questi ultimi c'è Bruto, che sarà poi in un certo verso "riabilitato" da Shakespeare, come abbiamo visto in un post precedente: Giulio Cesare ).


sabato 6 luglio 2013

Il comunismo di Prassagora

Negli ultimi decenni sono diventate di moda definizioni come “giunta rosa”, “quote rosa”, ecc. ecc. per indicare l'impegno preso da tal partito a garantire la rappresentanza politica del gentil sesso.
Ma, com'è nostro costume, andiamo a scoprire cosa si diceva in proposito nell'Antica Grecia e scambiamo quattro chiacchiere virtuali con una nostra vecchia conoscenza, il grande Aristofane.
L'opera scelta per oggi è “Le donne al Parlamento” e cominciamo subito a svelarne la trama.
Per salvare Atene dalla situazione di decadenza in cui è precipitata (il periodo di riferimento è quello successivo alla sconfitta nella guerra contro Sparta), le donne ateniesi, guidate dalla furbissima Prassagora, concepiscono un piano audace: travestite da uomini, in massa faranno un blitz nell'Assemblea e faranno approvare un decreto che affidi tutto il potere alle donne.
E così nottetempo, imbacuccate nei mantelli che hanno rubato ai loro mariti e appoggiandosi sui loro bastoni, dopo essersi appiccicate delle barbe finte, si recano all'Assemblea e fanno approvare la fatidica legge che consegna loro tutto il potere. I loro mariti, privi del mantello, sono dovuti invece restare a casa e adesso devono fare i conti con una nuova realtà....
Ma vediamo, adesso, quali sono le grandi trasformazioni che verranno introdotte. Prassagora, fingendo di non sapere nulla della decisione presa dall'Assemblea, dice a Blepiro e a Cremete che la città , con le donne al potere, diventerà una specie di paradiso, perché …..

PR:Per molti motivi. Infatti per l'avvenire nessuno potrà più compiere cose vergognose, nè testimoniare il falso, nè fare delazioni.
BL: Non fare assolutamente questa cosa: mi togli la vita.

Già, anche spioni, calunniatori e ricattatori tengono famiglia...Ma come può Prassagora raggiungere questo obiettivo?
 PR: Per Zeus, hai iniziato presto con l'interrompermi.Stavo infatti per dire questo: farò mettere in comune la terra, il denaro e tutto ciò che ciascuno ha. Poi, da tutti questi beni vi daremo da mangiare, amministrandoli con sapienza, risparmiando e avendo riguardo.
XR: E chi tra noi non ha terra ma denaro e altre ricchezze che non si mostrano?
Già, gli evasori fiscali ci sono sempre stati. Cosa fare se non mettono i loro beni in comune?
PR: Li metterà in comune
XR: E se non lo fa?
PR: Giurerà il falso.
XR: Ma se li ha grazie a questo!!!
PR: In ogni caso non gli sono di nessuna utilità.
XR: E perchè?
PR:Nessuno farà più qualcosa a causa della povertà: tutti infatti avranno tutto: pane, pesci, focacce, vino, vesti, ceci, corone. E allora a che pro non mettere le proprie cose in comune? Dimostramelo, se sei capace.
In effetti, il ragionamento non fa una grinza: se non c'è qualcuno che ha bisogno, l'aver ammassato grandi ricchezze non garantisce di aver potere sugli altri. E come fare con le donne? Come conquistarle se tutto è di tutti?
BL: Mettiamo che uno vedendo una ragazza si innamora e vuole farci l'amore: per farle un regalo dovrà usare i beni di tutti, ecco come partecipa ai beni in comune!!!!
PR: Ma potrà farci l'amore senza pagare nulla: anche le donne verranno messe in comune: andranno con chi le vuole e faranno figli con chi le vuole
BL: Ma allora tutti andranno dalla più bella di tutte e vorranno farsela
PR: Le brutte e le megere staranno vicino alle belle: chi si invaghisce della bella, prima dovrà farsi la brutta!!!
Le cose si complicano... E dall'altra parte?

BL: Per voi le cose sono perfette: si è deliberato in modo che nessun buco sia vuoto; e che si farà per gli uomini? Le donne fuggiranno i brutti e andranno dai belli.
PR:Ma i brutti staranno attenti ai belli uscendo dai banchetti e li controlleranno nei locali pubblici: le donne non potranno giacere con i belli se prima non sono state gentili con i piccoli e brutti.
Ma se si vive così, come si riconosceranno i figli? Prassagora ha risolto anche i conflitti generazionali: vediamo come...
PR: E a che serve? Infatti considereranno come padri tutti quelli che sono (sufficientemente) più vecchi di loro.
BL: Sicuro, se già adesso, conoscendolo, strangolano il padre, grazie al fatto di non conoscerlo strangoleranno ogni vecchio. E poichè non li conoscono, non li maltratteranno?
PR: Ma chiunque è presente non lo consentirà: una volta non importava niente a nessuno che si picchiasse il padre degli altri: adesso sentendo che viene picchiato qualcuno, si combatterà per timore che venga picchiato il proprio padre.
Eh già, mio padre posso picchiarlo solo io.. E visto che siamo passati al problema della violenza, vediamo come se la cava Prassagora con i problemi di ordine pubblico:


BL: Dimmi ancora questo: quelli che generano una rissa durante un banchetto, con che cosa pagheranno la multa?Stavolta credo che sarai in difficoltà.
PR: Con il pane che gli spetta: se glielo tolgono, stai sicuro che (nessuno) farà più il gradasso quando viene punito con lo stomaco.
E' tosta, questa Prassagora!!! E vediamo come affronta il problema dei "video poker" del tempo....

BL: E gli uomini non giocheranno a dadi?
PR: E cosa si giocherebbero (se tutto è in comune)?
BL: Ma che (futuro) ci stai predisponendo?
Eh sì, verso che futuro si andrebbe con queste regole? Al contrario di "Lisistrata", qui non c'è un "happy end" ma un futuro a tinte fosche. Sembra tutto perfetto, una sorta di Paradiso senza furti, violenze, bugie, invidie,ecc. ma le cose non possono durare a lungo e, anzi, si finisce nel grottesco: un aitante giovanotto, che vuole andare dalla sua amata che lo aspetta, viene conteso da due vecchie che pretendono il rispetto della legge. Dura lex sed lex (la legge è dura ma è pur sempre la legge).

Post collegati : Lisistrata