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lunedì 29 dicembre 2014

La bonne bouffe

Un pranzo (o una cena) in grande stile è probabilmente il modo più comune e più semplice per celebrare qualcosa e visto che si avvicina il nuovo anno, mi è tornata alla mente una lettura dei tempi in cui studiavo francese.
Non è stato difficile ritrovarla e ve ne riporto, come sempre, una parte.
Da l'Assommoir (1877, “L'ammazzatoio”) di Émile Zola:

Ah ! tonnerre ! quel trou dans la blanquette ! Si l'on ne parlait guère, on mastiquait ferme. Le saladier se creusait, une cuiller plantée dans la sauce épaisse, une bonne sauce jaune qui tremblait comme une gelée. Là-dedans, on pêchait des morceaux de veau ; et il y en avait toujours, le saladier voyageait de main en main, les visages se penchaient et cherchaient des champignons. Les grands pains, posés contre le mur, derrière les convives, avaient l'air de fondre. Entre les bouchées, on entendait les culs des verres retomber sur la table. La sauce était un peu trop salée, il fallut quatre litres pour noyer cette bougresse de blanquette, qui s'avalait comme une crème et qui vous mettait un incendie dans le ventre. Et l'on n'eut pas le temps de souffler, l'épinée de cochon, montée sur un plat creux, flanquée de grosses pommes de terre rondes arrivait au milieu d'un nuage de fumée. Il y eut un cri. Sacré nom ! c'était trouvé ! Tout le monde aimait ça. Pour le coup, on allait se mettre en appétit ; et chacun suivait le plat d'un œil oblique, en essuyant son couteau sur son pain, afin d'être prêt. Puis, lorsqu'on se fut servi, on se poussa du coude, on parla, la bouche pleine. Hein ? Quel beurre, cette épinée ! Quelque chose de doux et solide qu'on sentait couler le long de son boyau, jusque dans ses bottes. Les pommes de terre étaient un sucre. Ce n'était pas salé ; mais, juste à cause des pommes de terre, ça demandait un coup d'arrosoir toutes les minutes. On cassa le goulot à quatre nouveaux litres. Les assiettes furent si proprement torchées qu'on n'en changea pas pour manger les pois au lard. Oh ! les légumes ne tiraient pas à conséquence. On gobait ça à pleine cuiller, en s'amusant. De la vraie gourmandise enfin, comme qui dirait le plaisir des dames. Le meilleur, dans le pois, c'étaient les lardons grillés à point, puant le sabot de cheval. Deux litres suffirent.

Ah! Tuoni e fulmini! Che buco nello spezzatino! Se non si parlava molto, si masticava serrato. L'insalatiera si vuotava, un cucchiaio piantato nella salsa densa, una buona salsa gialla che tremava come una gelatina. Là dentro si pescavano dei pezzetti di vitello; e ve ne erano sempre, l'insalatiera viaggiava di mano in mano, i visi si chinavano e cercavano dei funghi. I grandi pani, appoggiati contro il muro, dietro agli invitati, avevano l'aria di sciogliersi. Tra un boccone e l'altro, si udiva il fondo dei bicchieri ricadere sulla tavola. La salsa era un po' troppo salata, ci vollero 4 litri per annegare questo benedetto spezzatino, che andava giù come una crema e vi metteva un incendio nel ventre. E non si ebbe il tempo di spegnerlo, i bocconcini di maiale, montati su un piatto fondo, affiancati da grandi patate rotonde, arrivavano nel mezzo di una nuvola di fumo. Ci fu un grido. Per Giove! Era ora! Piacevano a tutti quanti. Di colpo, ritornava l'appetito; e ognuno seguiva il piatto con l'occhio obliquo, pulendo il proprio coltello sul proprio pane, al fine di essere pronto. Poi, una volta serviti, ci si spinse con il gomito, si parlò con la bocca piena. Hein? Che burro, questo maialino! Qualcosa di dolce e solido che si sentiva sciogliersi lungo le budella, fino agli stivali. Le patate erano uno zucchero. Non era salato; ma, proprio a causa delle patate, ciò richiedeva un colpo d'innaffiatoio ogni minuto. Ci si fermò ad altri 4 litri. I piatti furono così propriamente ripuliti che non fu necessario cambiarli per mangiare i piselli con il lardo. Oh! I legumi non avevano bisogno d'altro. Si inghiottiva il tutto a cucchiaio pieno, divertendosi. Una vera ghiottoneria infine, per dire il piacere delle signore. Il meglio, nei piselli, erano i pezzetti di lardo grigliati a punto, che odoravano di zoccolo di cavallo. Due litri bastarono.


Offrire un pranzo ( o una cena) è bellissimo.


venerdì 26 dicembre 2014

Tutta colpa delle stelle..

Sarà sicuramente capitato anche a voi di esservi innamorati di qualcuno e di essere stati bersagliati, da amici e parenti, con suggerimenti del tipo "stai sprecando il tuo tempo dietro a quello/quella", "pensa a studiare o non combinerai nulla di buono..", ecc.,  in un'escalation fino al fatidico "Si è davvero bevuto/a il cervello!" che mette una pietra tombale sui vostri rapporti sociali, almeno fino a rinsavimento certificato.
Beh, forse vi consolerà sapere che stessa sorte toccò anche a Pico della Mirandola, famoso per la sua prodigiosa memoria. 
Vi riporto, dunque, uno stralcio di uno dei suoi "Carmina"..

PICI MIRANDULENSIS AD AMICUM EXCUSATIO QUOD AMET
  
Quid me nequitiae damnas ? quid dicis inertem
quem premat imposito pulchra puella iugo ?
quid virides annos studiis melioribus aptos,
quid frangi ingenium dicis, amice, meum ?
quod nec grande aliquid nec fortia bella capessam
enerventque animos carmen et umbra meos ?
uror amans, fateor, sunt haec mea proelia, flammas
nec volo nec possum dissimulare meas.
crimen at hoc certe nostrum, si crimen amare est,
non ego, si spectes, sed magis alter habet.
cogimur, est animo maior vis indita nobis,
quae negat arbitrio vivere quemque suo.
illa reluctantes violento vexat ab axe,
illa sua mentem sub ditione tenet.
stat fati series, stat non mutabilis ordo,
stant leges, vetita non licet ire via.
condita sunt primo firmataque foedera ab aevo
quae rata sanxerunt tempus in omne dei.
si sequor hanc vitam, nobis haec vita sequenda est;
vilvit ab imperio me mea stella suo.
 ....


GIUSTIFICAZIONE DI PICO DELLA MIRANDOLA AD UN AMICO PER ESSERSI  INNAMORATO

Di quale malvagità mi rimproveri? Perché dici inerte
colui che la bella fanciulla, avendogli posto il giogo, opprime ?
Che gli anni giovanili sono appropriati ai migliori studi,
perché dici, o amico, che il mio ingegno è spezzato?
Perché non qualcosa di grande né guerre eroiche intraprenderò
e la poesia e la quiete infiacchiscono il mio animo?
Ardo amando, lo confesso, queste sono le mie battaglie,
e non voglio né posso nascondere le mie fiamme.
Ma il nostro è certamente un crimine, se amare è un crimine,
non io, se guardi bene, ma un altro ha maggiormente colpa.
Siamo costretti, una forza più grande ci viene introdotta nell'animo
che nega a ciascuno di vivere a proprio arbitrio
quella ci scuote dal violento cielo riluttanti
quella tiene la mente sotto il suo potere
Vi è una successione del fato, c'è un ordine che non si può mutare,
ci sono delle leggi, e non è consentito andare per una via proibita.
Dall'alba dei tempi sono stati fatti e firmati i patti
che gli dei hanno dichiarati validi per sempre
se seguo questa vita, è perché questa vita dobbiamo seguire;
la mia stella mi travolge a suo comando.
....

E Pico continua la sua arringa dettagliando il proprio Oroscopo, per dimostrare che amare è il suo fato:

....
iudicet, Assyria qui stellas novit ab arte,
si mihi bella sequi, si nec amare licet. 

...
Giudichi, chi conosce le stelle attraverso l'arte Assira,
se devo inseguire guerre, se non mi è lecito amare.


 Se così è scritto...

mercoledì 17 dicembre 2014

Senso civico

Ci capita sempre più spesso, ultimamente, di aver voglia di distrarci e di pensare ad altro, vero?
Beh, vediamo cosa ci raccomanda, in proposito, una nostra vecchia conoscenza: il "terribile" Esopo...

Demade l'oratore - Esopo

Un giorno l'oratore Demade, mentre stava tenendo un discorso in assemblea ad Atene, poiché i presenti non gli prestavano molta attenzione, chiese che gli concedessero di raccontare una favola di Esopo.

Avendoglielo quelli concesso, iniziando disse: “Demetra, la rondine e l'anguilla camminavano per la stessa strada; essendo giunte alla riva di un fiume, la rondine si levò in volo, l'anguilla, invece, si tuffò in acqua.”; e dopo aver detto ciò, tacque.

Domandando quelli: “ E Demetra che fece?” rispose “E' adirata con voi che, avendo tralasciato gli affari della città, preferite la favola di Esopo”.

Così gli sconsiderati tra gli uomini si preoccupano poco delle cose necessarie e preferiscono ciò che reca piacere.

La morale insieme all'autoironia: veramente un GRANDE!

giovedì 4 dicembre 2014

Al gatto col topo

Time out! Si avvicina il ponte, quindi facciamo una pausa e prendiamo spunto da una favola di Luis Sepúlveda per introdurre il tema di oggi.
Chi l'ha già letto avrà indovinato, il racconto di oggi è “Storia di un gatto e del topo che diventò suo amico”.
Una storia di amicizia a tre, tra un gatto, un umano ed un topo messicano, che ci ricorda che alla base dell'amicizia c'è innanzitutto la semplicità. Non ho mai creduto alle amicizie “complicate”: l'amicizia chiede ed offre parità assoluta, senza distinzione di classe sociale, di opinioni politiche, di cultura e di aspetto (lo so, suona quasi come l'art.3 della Costituzione !!!) e quindi la favola ha un suo fondamento.
La semplicità reciproca è alla base del rapporto, poi tutto il resto viene da sé: la sincerità, che è un diritto-dovere tra amici, la condivisione dei momenti belli e delle difficoltà, il prendersi cura l'uno dell'altro (una volta una persona, dalla tastiera ben più affilata della mia, mi ha scritto che prendersi cura degli altri è una priorità ed è vero, dovremmo ricordarcene sempre quando facciamo i nostri progetti, di breve o lungo periodo che siano) sono conseguenze dell'agire con semplicità.
L'amicizia, di ritorno, ha poi altri effetti positivi: ci da il coraggio quando ci serve, ci aiuta a veder chiaro quando gli anni passano e le nostre capacità si affievoliscono, ci rende allegri a costo zero.
Tutti questi ingredienti, ovviamente, nella favola di Sepúlveda ci sono, quindi.. “Buona Lettura”. 

Post collegati: Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare  Storia di una lumaca che scoprì l'importanza della lentezza

sabato 29 novembre 2014

Dal Massachusetts

E, visto che ultimamente ci siamo occupati di poesia, andiamo a scoprire (od a riscoprire), oggi, una poetessa americana.
Il linguaggio è semplice ed accattivante, lo stile di vita appartato...

I might be lonelier
Without the Loneliness -
...

Sarei forse più sola
senza la Solitudine
.

Quelli che hanno avuto la fortuna di studiare la letteratura internazionale al Liceo avranno indovinato...E' proprio Emily Dickinson! E riprendendo in mano una raccolta delle sue poesie, si ha modo di apprezzare sia lo stile che le cose che ci insegna...

E cominciamo da uno dei suoi versi più celebri...

Tell all the truth but tell it slant —
...
The Truth must dazzle gradually
Or every man be blind —

Dì tutta la verità ma dilla in prospettiva
....
La verità deve abbagliare gradualmente
oppure ogni uomo sarebbe cieco

Già, pochi amano incondizionatamente la verità... E vediamo cosa ci dice, inoltre, a proposito del successo, divenuto, ormai, un “must” a tutti i costi..

Success is counted sweetest
By those who ne'er succeed.
To comprehend a nectar
Requires sorest need.
.

Il Successo è percepito dolcissimo
da quelli che non hanno mai avuto successo.
Per apprezzare un nettare
ci vuole un dolorosissimo bisogno..
.

Ed ecco spiegato, quindi, il rapporto tra “vincitori” e “vinti”, tra coloro che sono sotto la luce dei riflettori e coloro che sembrano pendere dalle loro labbra.
E chi non vorrebbe che certi periodi felici durassero in eterno, e che le persone che amiamo non ci lasciassero mai?

Forever — is composed of Nows —
‘Tis not a different time —
...

Per sempre è fatto di adesso
non è un tempo diverso
...

Già, non dobbiamo cercare le cose dove non le troveremo mai. “Per sempre” è ogni momento. E la Dickinson ci dice anche che:
.
The abdication of Belief
Makes the Behavior small—
Better an ignis fatuus
Than no illume at all.

La rinuncia ad un Credo
rende i Comportamenti “piccoli piccoli”
Meglio un fuoco fatuo
che nessuna luce.

Ossia: non credere in nulla, da un lato, ci pone al riparo dalle delusioni ma, dall'altro, svuota la nostra dignità.


domenica 23 novembre 2014

Frost at midnight - Gelo a mezzanotte


Quando la rabbia non ne può più ed esce di casa, quando due parti si contrappongono e volano parole grosse, si scontrano anche due visioni diverse della società? E sono diverse le speranze e le paure di quelli che stanno da una parte, dalle speranze e dalle paure di quelli che stanno dall'altra? Forse non sono poi tanto diverse. Vediamo cosa ci dice, in proposito, una nostra conoscenza, il poeta Samuel Taylor Coleridge. La poesia è, per l'appunto,“Frost at midnight” ("Gelo a mezzanotte") e ve la riporto tutta.

The Frost performs its secret ministry, Il gelo compie il suo segreto ministero
Unhelped by any wind. The owlet's cry Senza l'aiuto di un vento. Il grido del gufo
Came loud—and hark, again! loud as before. Si levò alto – e ascolta, di nuovo! Alto come prima
The inmates of my cottage, all at rest, Gli abitanti della mia casa, stanno tutti riposando
Have left me to that solitude, which suits E mi hanno lasciato a quella solitudine che si addice
Abstruser musings: save that at my side Alle meditazioni più astruse: salvo che al mio fianco
My cradled infant slumbers peacefully. Il mio bimbo in culla dorme tranquillamente
'Tis calm indeed! so calm, that it disturbs C'è calma, davvero! Così tanta calma che disturba
And vexes meditation with its strange E affligge la meditazione con il suo strano
And extreme silentness. Sea, hill, and wood, ed estremo silenzio. Mare, collina e bosco
This populous village! Sea, and hill, and wood, Questo popoloso villaggio! Mare, collina e bosco,
With all the numberless goings-on of life, Con tutte le innumerevoli vicende della vita,
Inaudible as dreams! the thin blue flame Inascoltabili come i sogni! L'esile fiamma azzurra
Lies on my low-burnt fire, and quivers not; Indugia sul mio fuoco che brucia lentamente e non trema;
Only that film, which fluttered on the grate, Solo quel velo sottile, che tremava sulla grata,
Still flutters there, the sole unquiet thing. Ancora trema lì, l'unica cosa inquieta.
Methinks, its motion in this hush of nature Mi sembra che il suo moto in questo silenzio della natura
Gives it dim sympathies with me who live, Gli dia una lieve simpatia con me che vivo
Making it a companionable form, Facendone una amichevole forma,
Whose puny flaps and freaks the idling Spirit I cui deboli movimenti e stravaganze lo spirito ozioso
By its own moods interprets, every where Interpreta con i suoi umori, ovunque
Echo or mirror seeking of itself, Cercando un eco o lo specchio di sè
And makes a toy of Thought. E fa un giocattolo del Pensiero
But O! how oft, Ma! Quante volte
How oft, at school, with most believing mind, Quante volte, a scuola, con l'animo più fiducioso
Presageful, have I gazed upon the bars, Presago, ho fissato lo sguardo sulle sbarre
To watch that fluttering stranger! and as oft Per osservare quello straniero tremante! E quante volte
With unclosed lids, already had I dreamt Con gli occhi aperti avevo già sognato
Of my sweet birth-place, and the old church-tower, Il mio dolce paese natale ed il vecchio campanile
Whose bells, the poor man's only music, rang Le cui campane, la sola musica dei poveri, suonavano
From morn to evening, all the hot Fair-day, Dalla mattina alla sera, tutto il caldo giorno della Fiera
So sweetly, that they stirred and haunted me Così dolcemente, che mi rimestavano e mi perseguitavano
With a wild pleasure, falling on mine ear Con un piacere selvaggio, risuonandomi nell'orecchio
Most like articulate sounds of things to come! Come suoni più articolati di cose a venire!
So gazed I, till the soothing things, I dreamt, Così guardavo, fin quando le cose confortanti, che io sognavo,
Lulled me to sleep, and sleep prolonged my dreams! Mi cullavano per addormentarmi, ed il sonno prolungava i miei sogni!
And so I brooded all the following morn, E così rimuginavo tutto il mattino seguente,
Awed by the stern preceptor's face, mine eye Intimorito dal volto severo del maestro, i miei occhi
Fixed with mock study on my swimming book: Fissi con falso studio sul mio libro che nuotava:
Save if the door half opened, and I snatched Eccetto se la porta si apriva a metà, ed io lanciavo
A hasty glance, and still my heart leaped up, Un'occhiata veloce, e ancora il mio cuore sobbalzava,
For still I hoped to see the stranger's face, Perchè speravo di rivedere il volto dello straniero,
Townsman, or aunt, or sister more beloved, Un paesano, o mia zia, o l'amatissima sorella.
My play-mate when we both were clothed alike! Mia compagna di giochi quando eravamo vestiti uguali!
Dear Babe, that sleepest cradled by my side, Caro bambino, che dormi nella culla al mio fianco,
Whose gentle breathings, heard in this deep calm, Il cui gentile respiro, udito in questa calma profonda,
Fill up the interspersèd vacancies Riempie i vuoti sparsi
And momentary pauses of the thought! E le momentanee pause del pensiero!
My babe so beautiful! it thrills my heart Bambino mio così bello! Mi si elettrizza il cuore
With tender gladness, thus to look at thee, Di tenera contentezza, a guardarti,
And think that thou shalt learn far other lore, E a pensare che imparerai tante altre nozioni
And in far other scenes! For I was reared E in tante altre scene! Perché io sono cresciuto
In the great city, pent 'mid cloisters dim, Nella grande città, rinchiuso in oscuri chiostri,
And saw nought lovely but the sky and stars. E non ho visto nulla di bello all'infuori del cielo e delle stelle.
But thou, my babe! shalt wander like a breeze Ma tu, bambino mio! Vagherai come una brezza
By lakes and sandy shores, beneath the crags Attraverso laghi e rive sabbiose, oltre i dirupi
Of ancient mountain, and beneath the clouds, Di montagne antiche, e oltre le nubi,
Which image in their bulk both lakes and shores Che disegnano nel loro contorno sia laghi che rive
And mountain crags: so shalt thou see and hear Che montagne sporgenti; così tu vedrai ed ascolterai
The lovely shapes and sounds intelligible Le forme armoniose ed i suoni intellegibili
Of that eternal language, which thy God Di quel linguaggio eterno, che il tuo Dio
Utters, who from eternity doth teach Pronuncia, colui che dall'eternità insegna
Himself in all, and all things in himself. Se stesso in tutte le cose, e tutte le cose in se stesso.
Great universal Teacher! he shall mould Grande Maestro universale! Egli modellerà
Thy spirit, and by giving make it ask. Il tuo spirito e dando farà che esso chieda.
Therefore all seasons shall be sweet to thee, Perciò tutte le stagioni saranno dolci per te
Whether the summer clothe the general earth Sia che l'estate rivesta la terra intera
With greenness, or the redbreast sit and sing Di verde, o il pettirosso si posi e canti
Betwixt the tufts of snow on the bare branch Tra i fiocchi di neve sul ramo nudo
Of mossy apple-tree, while the nigh thatch Del melo ricoperto di muschio, mentre il vicino tetto di paglia
Smokes in the sun-thaw; whether the eave-drops fall Fuma nel sole che disgela; sia che cadano gocce di grondaia
Heard only in the trances of the blast, Udite solo nelle pause della tempesta di vento,
Or if the secret ministry of frost O se il segreto ministero del gelo
Shall hang them up in silent icicles, Le appenderà in silenziosi ghiaccioli
Quietly shining to the quiet Moon. Quietamente scintillanti alla quieta Luna.


Sembra scritta ieri, ma è del 1798:  Coleridge, cresciuto in una grande città, sognava un futuro diverso e più bello per suo figlio, con meno grigio, meno grate e meno solitudine.    

Post collegati:  Kubla Khan 

mercoledì 12 novembre 2014

Femme fatale

Continuiamo a parlare di incantatrici e approfittiamo dell'occasione per incontrare, nel nostro andare, un  grande poeta italiano, Giovanni Pascoli.
I miei ricordi di Pascoli sono legati principalmente agli anni delle scuole elementari, mentre negli anni delle scuole medie e del liceo era passato un po' in sordina.
Tornai a leggerlo, per conto mio, quando già frequentavo l'Università e qualche giorno fa, per caso, mi è capitata tra le mani una raccolta delle sue poesie. Mi sono chiesto, allora, perché, al contrario di altri grandi della nostra letteratura che mi sono dovuto sorbire in tutte le salse, Pascoli era stato trattato "en passant".
E' un poeta sicuramente difficile, ma bisogna dedicargli lo spazio che merita.
E allora proviamo a conoscerlo un po' meglio, aggiungendo, innanzitutto, qualche nota biografica. 
Durante gli anni dell'università, era vicino al movimento anarco-socialista e fu arrestato e processato. Si dedicò poi all'insegnamento del latino e del greco nei licei. E allora, andiamo a lezione  e, visto che avevamo deciso di parlare di incantatrici, ecco la numero 1 in assoluto, la maga Circe.
Da Catullocalvos - Satura, di G. Pascoli (già, scriveva poesie anche in latino!):

VII Circe
Ut Sole nata Circe semel adtigit oculis
heroa, subitus aegros amor inpulit animos;
itaque ad pedes viri amens provolvitur; ab eo,

prensis genubus, amorem petit anxia misere.
Quid alumnus ibi Iovis, quid populator urbium?
Simul undique pepulit lux umbras nova resides,
socii ducem foventes calida stabula sues
limis vident Ulixen fera per nemora gradi

Comes est itineris illi vaga cerva pede levi.
Hanc virgula cohercens, quocumque cupit, agit,
quae virgula sociorum male terga tetigerat.
Cicuresque iam leones domitique modo lupi
surgunt eramque longis ululatibus agitant.

Come Circe, nata dal Sole, una volta ebbe raggiunto con gli occhi
l'eroe, improvviso amore scosse l'animo turbato;
e così, folle, si prostra ai piedi dell'uomo; da quello,
afferrate le ginocchia, supplica disperatamente amore.

Che, ordunque, discepolo di Giove, che devastatore di città?
Allo stesso tempo ovunque una nuova luce cacciò le ombre immobili,
i compagni rintanati nelle calde stalle maiali
nel fango vedono il loro re Ulisse camminare per i boschi incolti

Gli è compagna nel cammino una cerva errante dal pie' leggero.
Costringendola all'obbedienza con una verghetta la conduce dovunque gli piaccia
la stessa verghetta che aveva toccato dolorosamente le spalle dei compagni.
Leoni mansueti e lupi domestici si levano e
inseguono con lunghi ululati la padrona.
 
Chi di seduzione ferisce...

domenica 9 novembre 2014

Al mercato

Vi piacciono i mercati? Immagino di sì, e allora andiamo a visitare il mercato per eccellenza, l'agorà di Atene, in compagnia, questa volta, del poeta comico Eubulo  (IV secolo a.C.).

Ἐν τῷ γὰρ αὐτῷ πάντα τὰ ἀγαθὰ ὁμοῦ πωλεῖται ἐν ταῖς Ἀθήναις· σῦκα͵ βότρυς, μῆλα͵ μάρτυρες͵ ῥόδα, ἐρέβινθοι͵ δίκαι, μύρτα͵ κληρωτήρια͵ ἄρνες͵ κλεψύδραι͵ νόμοι καὶ γραφαί.

Infatti, ad Atene, tutti i beni si vendono contemporanemente nello stesso luogo: fichi, uva, mele, testimoni, rose, ceci, processi, mirto, estrazioni a sorte (dei magistrati), agnelli, clessidre, leggi ed accuse.

Già, corrotti e corruttori ci sono sempre stati, così come l'irresistibile tentazione di ridere della decadenza dei costumi della società a cui si appartiene. Oggi, poi, grazie ad Internet e alla possibilità di effettuare delle transazioni on line, il mercato è veramente globale; saprà la satira stare al passo con i tempi?


domenica 26 ottobre 2014

Si salvi chi puo'

Chissà perché... Sembra quasi inevitabile che se vogliamo raggiungere la vera felicità dobbiamo andare in un altro posto. Magari ci hanno raccontato troppe favole quando eravamo bambini, ma non credo che dipenda dall'età.. A chi non piacerebbe salvare la bella prigioniera e volar via su un cavallo alato?

Il destrier punto, ponta i piè all’arena
e sbalza in aria, e per lo ciel galoppa;
e porta il cavalliero in su la schena,
e la donzella dietro in su la groppa.
Così privò la fera de la cena
per lei soave e delicata troppa.
Ruggier si va volgendo, e mille baci
figge nel petto e negli occhi vivaci.

Già, rieccoci con l'Orlando furioso (canto X vv.112) e con il modernissimo Ariosto...Ruggiero ha appena salvato Angelica, che era stata incatenata ad uno scoglio per essere sacrificata , dal mostro marino e mentre fuggono con l'ippogrifo, il paladino già sogna la ricompensa (e l' “Angelica liberata da Ruggiero” fu immortalata, tra gli altri, da De Chirico, a dimostrazione che il suo fascino attraversa i secoli).
Ma sarà davvero "happy end"? No, perché Angelica, sul più bello, ruba l'anello magico a Ruggiero, che perde pure il cavallo alato e resta così appiedato. Quando ti dice male....
E se provassero i paladini, ogni tanto, a farsi salvare?

Post collegati: La follia e la fiducia

domenica 19 ottobre 2014

Il talismano

Possiamo chiamarlo amuleto, portafortuna, talismano... Sono sicuro che ciascuno di noi, almeno una volta nella vita, ne ha avuto uno.
Non bastano i soldi, né una solida cultura scientifica...Se non abbiamo già ceduto, prima o poi cederemo.

Plutarco - Vita di Pericle


Allora, la piaga che colse Pericle sembrerebbe non conseguenza di un attacco violento, come per gli altri, né acuto, ma di uno che, attraverso una debole infezione che si prolungava in cambiamenti di vario colore, mandava in rovina lentamente il corpo e indeboliva la lucidità dell'anima. Certo è che Teofrasto nell'”Etica”, interrogandosi se il carattere segue il cammino tracciato dalla propria sorte ed è spinto dalle sofferenze del corpo ad abbandonare la via della virtù, ha raccontato che Pericle, quando era malato, mostrò a uno degli amici che era venuto a visitarlo un amuleto che gli era stato appeso al collo dalle donne, a dimostrazione di quanto fosse malato per accettare tale schiocchezza.

 Beh, se perfino un simbolo come Pericle, allievo di Anassagora (che, oltre che filosofo, era uno scienziato!), ha sentito la necessità, talvolta, di cercare aiuto in un oggetto, di certo io non rinuncio ai miei, un po' per affetto, dato che mi sono stati donati da persone per me importanti , e un po' perchè ricordarsi sempre della propria fragilità è un buon pungolo ad essere migliori.



sabato 18 ottobre 2014

Presagi

Quello dei presagi è uno di temi che, anche in un mondo sempre più dominato dalla scienza e dalla tecnica, saranno sempre oggetto di interesse.
Perfino il più scettico, di fronte ad un sogno o ad un avvenimento insolito, almeno per un momento, esiterà... I Romani, del resto, attribuivano grande importanza ai presagi. 
Andiamo a leggerci, allora, quello che scriveva Valerio Massimo, che di presagi dovrebbe intendersene, avendogli dedicato il primo dei suoi 9 libri "Factorum et dictorum memorabilium" ("Di gesta e racconti memorabili").
Sceglieremo, ovviamente, uno di quelli più noti....

C. autem Mario observatio ominis procul dubio saluti fuit, quo tempore hostis a senatu iudicatus in domum Fanniae Minturnis custodiae causa deductus est. animadvertit enim asellum, cum ei pabulum obiceretur, neglecto eo ad aquam procurrentem. quo spectaculo deorum providentia quod sequeretur oblatum ratus, alioquin etiam interpretandarum religionum peritissimus, a multitudine, quae ad opem illi ferendam confluxerat, inpetravit ut ad mare perduceretur ac protinus naviculam conscendit eaque in Africam pervectus arma Sullae victricia effugit.

L'osservazione di un presagio fu senza dubbio la salvezza per C. Mario, quella volta in cui, essendo stato giudicato, dal Senato, nemico [di Roma], fu condotto per motivi di custodia in casa di Fannia Minturnia. Infatti vide un asinello che, come gli si offrì del foraggio, ignorandolo correva verso l'acqua. Ritenuto che con quello spettacolo la provvidenza divina gli avesse mostrato quello che sarebbe successo dopo, essendo espertissimo, inoltre, nell'interpretare i prodigi divini, dalla moltitudine, che si era radunata per portargli aiuto, ottenne che venisse condotto al mare e si imbarcò subito su una piccola barca; approdato così in Africa, sfuggì le armi vittoriose di Silla.

Beh, un po' di umiltà non guasta mai: a volte conviene dar retta anche agli asini.

domenica 12 ottobre 2014

Ripresa economica

Va beh, non possiamo esimerci dal trattare, anche noi, uno dei temi principali di questi giorni, ossia il lavoro. E andiamo a vedere cosa ci suggerisce Socrate...
Da “I Memorabili” di Senofonte, libro II e capitolo 7:
(Facciamo prima, però, una breve introduzione: Aristarco è in difficoltà, perché dopo la rivolta della città, molti parenti hanno cercato rifugio in casa sua e adesso non riesce più a sfamarli: ci sono sempre state le “migrazioni”!!!).

Memorabili - Senofonte


Avendo ascoltato queste cose, Socrate disse: “Com'è che Ceramone, nutrendo molte persone, non solo riesce a procurare le cose necessarie per sé e per quelli, ma raccoglie tanto da essere diventato ricco, mentre tu invece nutrendo molti , hai paura , per mancanza delle cose necessarie, di andare tutti in rovina?”

“Per Zeus, quello alimenta schiavi, io uomini liberi”[Aristarco]

Già, questa è una delle argomentazioni che vengono più spesso addotte per spiegare le difficoltà a competere con chi utilizza lavoro sottopagato e con minori tutele....

Memorabili - Senofonte


“E quali pensi”- disse [Socrate]- “che siano migliori, gli uomini liberi che stanno presso di te oppure gli schiavi presso Ceramone?”

“Io ritengo”- rispose Aristarco -”migliori le persone libere presso di me”.

“E non è dunque una vergogna che quello prosperi grazie a uomini di minor pregio mentre tu, che hai gente di gran lunga migliore, sia in difficoltà?”.


Adesso Aristarco è davvero alle corde....Avere delle risorse con un alto livello di istruzione è sicuramente un fattore critico di successo. Vediamo come cerca di uscirne...

Memorabili - Senofonte


“Per Zeus, quello nutre artigiani, io uomini liberalmente educati” [Aristarco]

“Dunque”-disse [Socrate]-”quelli sono artigiani, poiché sono capaci di fare qualcosa di utile?”

“Assolutamente si” rispose [Aristarco]

“E' dunque utile la farina?” [Socrate]

“Moltissimo” [Aristarco]

“E i pani?”[Socrate]

“Niente di meno” [Aristarco]

“E i vestiti da uomo e da donna,” chiese [Socrate] “le tunichette, le clamidi e le esomidi?”

“Tutte queste cose sono molto utili” rispose Aristarco .

“Quindi” chiese [Socrate] “quelli che stanno in casa tua non sono capaci di fare nessuna di queste cose?”

“Al contrario, credo che le sappiano fare tutte” [Aristarco]


Aristarco è praticamente K.O. ….Cerca di abbozzare ancora una difesa, dicendo che è molto più semplice obbligare degli schiavi a lavorare che persuadere amici e parenti a rimboccarsi le maniche, ma Socrate lo inchioda: così dicendo, Aristarco dimostra di non voler bene né a se stesso né a loro e così prima o poi l'odio entrerà nella sua casa; vigili piuttosto affinché lavorino e così prospereranno e si ameranno di più.

Beh, le cose sono, oggigiorno, effettivamente molto più complicate, tuttavia alcune delle sue argomentazioni sono, a mio avviso, ancora interessanti.
Che ne pensate?

domenica 5 ottobre 2014

Un amore "contagioso"

Esatto, il libro di oggi è proprio “L'amore ai tempi del colera” di Gabriel García Márquez.
In fin dei conti, ogni innamorato, che è stato tenace oltremisura, potrebbe creare un “ponte di pagine” tra la storia d'amore di Fermina Daza e Florentino Ariza e la propria e così, dopo parecchi mesi di standby, è venuto anche il momento de “El amor en los tiempos del cólera”.
Spostiamoci, perciò, per un momento, nel Caribe e riviviamo questa storia d'amore che dura, praticamente, tutta una vita.
Fermina è bella e altera...Si potrebbe tranquillamente affermare che per lei ogni uomo è “un pover'uomo”, compreso suo marito, il dottor Juvenal Urbino, considerato il miglior partito della città; Florentino è bruttino e “tutto amore”.
E qui la prima riflessione: noi uomini siamo forse tutti, in fondo, dei “poveri uomini” agli occhi delle nostre compagne? Beh, forse una risposta sincera non piacerebbe al nostro orgoglio..Ed il numero delle eventuali nostre conquiste non deve fuorviarci...
Fermina, fatto salvo il corteggiamento di Florentino antecedente al suo matrimonio con il dottor Urbino, non ha altri uomini all'infuori del marito, mentre Florentino vive, nell'ombra, le sue numerose passioni. Ma nessuna donna potrà mai rimpiazzare Fermina nel suo cuore e così Florentino non prende nemmeno in considerazione la possibilità di scegliersi una donna e provare ad essere felice: è fermamente convinto che prima o poi il dottor Urbino passerà a miglior vita e che lui potrà, così, farsi di nuovo avanti.
E questo avviene, quando però entrambi hanno ormai raggiunto una veneranda età..Ma né gli anni né tantomeno la ragione possono fermare un innamorato..E, del resto, come dargli torto? Una crociera, se si è in due, vale sempre la pena di iniziarla.

sabato 27 settembre 2014

Ercole e Caco

Approfittiamo del fatto che quest'anno il mito di Ercole è tornato, in pompa magna, sul grande schermo, per dedicare un po' più di spazio a colui che può essere considerato, a tutti gli effetti, il primo super-eroe.
Vediamo cosa combinò quando passò dalle mie parti...
Da Tito Livio, "AB URBE CONDITA" ("Dalla fondazione di Roma"), Libro I :

Palatium primum, in quo ipse erat educatus, muniit. Sacra dis aliis Albano ritu, Graeco Herculi, ut ab Evandro instituta erant, facit. Herculem in ea loca Geryone interempto boves mira specie abegisse memorant, ac prope Tiberim fluvium, qua prae se armentum agens nando traiecerat, loco herbido ut quiete et pabulo laeto reficeret boves et ipsum fessum via procubuisse. Ibi cum eum cibo vinoque gravatum sopor oppressisset, pastor accola eius loci, nomine Cacus, ferox viribus, captus pulchritudine boum cum avertere eam praedam vellet, quia si agendo armentum in speluncam compulisset ipsa vestigia quaerentem dominum eo deductura erant, aversos boves eximium quemque pulchritudine caudis in speluncam traxit. Hercules ad primam auroram somno excitus cum gregem perlustrasset oculis et partem abesse numero sensisset, pergit ad proximam speluncam, si forte eo vestigia ferrent. Quae ubi omnia foras versa vidit nec in partem aliam ferre, confusus atque incertus animi ex loco infesto agere porro armentum occepit. Inde cum actae boves quaedam ad desiderium, ut fit, relictarum mugissent, reddita inclusarum ex spelunca boum vox Herculem convertit. Quem cum vadentem ad speluncam Cacus vi prohibere conatus esset, ictus clava fidem pastorum nequiquam invocans morte occubuit.


Per prima cosa [Romolo] fortificò il Palatino, nel quale egli stesso era stato educato. Fece sacrifici agli altri dei secondo il rito Albano, ad Ercole secondo quello Greco, così come erano stati istituiti da Evandro. Si narra che Ercole, in quei luoghi, ucciso Gerione, gli avesse rubato dei buoi di notevole bellezza, e si fosse coricato nei pressi del fiume Tevere, nel punto in cui era passato a nuoto conducendo il bestiame, in un luogo erboso, affinché i buoi si ristorassero con la quiete e con il pascolo lieto e lui stesso, spossato dal cammino, [si riposasse]. Lì, avendolo vinto il sonno, poichè era appesantito dal cibo e dal vino,  un pastore dei dintorni, di nome Caco, sicuro della propria forza, rapito dalla bellezza dei buoi, bramando prendersi quella preda,  poiché se avesse condotto gli armenti nella spelonca le stesse impronte avrebbero guidato il padrone quando se ne fosse messo alla ricerca, prese le mucche più belle per la coda le trascinò all'indietro nella grotta. Alla prima aurora, Ercole, svegliatosi, avendo esaminato con attenzione il gregge e essendosi accorto che ne mancava una parte, si diresse verso la grotta vicina, se per caso le impronte portassero lì. Quando vide che tutte erano volte all'esterno e non portavano in nessuna altra parte, confuso e incerto nell'animo cominciò a spingere via il gregge da quel luogo avverso. Quindi, avendo alcune vacche, condotte via,  muggito, come avviene, per il dispiacere di quelle rimaste, il muggito di risposta delle mucche rinchiuse nella grotta fece voltare Ercole. Avendo cercato Caco di impedire con la forza che quello entrasse nella spelonca, invocando inutilmente l'aiuto dei pastori, colpito dalla clava, morì.

Beh, carina questa immagine del potente Ercole, davanti alla grotta di Caco, che non ci si raccapezza con le impronte..Del resto, Caco è, nella mitologia, una specie di sinonimo del ladro per eccellenza..
E poichè tempo fa un mio amico spagnolo mostrava interesse  per il "Parco dei Mostri" di Bomarzo, anche lì si può trovare una raffigurazione di questa vicenda.
Alla prossima.



domenica 21 settembre 2014

Asini d'oro

Pensavate davvero che Pinocchio e Lucignolo fossero i primi ad essere stati trasformati in asini?
Beh, nel II secolo d.C. Lucio Apuleio scriveva “Le metamorfosi” (opera nota anche come “L'asino d'oro”).
Il giovane Lucio, in viaggio per la Tessaglia, viene ospitato dal ricco Milone e da sua moglie Panfile, una potente maga.
Convince allora la serva Fotide ad aiutarlo, perché vuole sperimentare su di sé una delle trasformazioni alle quali ha assistito, quella in cui Panfile si trasforma in gufo.
Ma...

Haec identidem adseverans summa cum trepidatione inrepit cubiculum et pyxidem depromit arcula. Quam ego amplexus ac deosculatus prius utque mihi prosperis faveret volatibus deprecatus abiectis propere laciniis totis avide manus immersi et haurito plusculo uncto corporis mei membra perfricui. Iamque alternis conatibus libratis brachiis in avem similis gestiebam; nec ullae plumulae nec usquam pinnulae, sed plane pili mei crassantur in setas et cutis tenella duratur in corium et in extimis palmulis perdito numero toti digiti coguntur in singulas ungulas et de spinae meae termino grandis cauda procedit. Iam facies enormis et os prolixum et nares hiantes et labiae pendulae; sic et aures inmodicis horripilant auctibus. Nec ullum miserae reformationis video solacium, nisi quod mihi iam nequeunti tenere Photidem natura crescebat.

Assicurando ciò più volte,  con grande trepidazione entra piano piano nella camera da letto ed estrae il vasetto dallo scrigno. Strettolo al petto e baciatolo e supplicato affinchè mi favorisse con voli felici, gettati a terra in fretta tutti i vestiti, immersi avidamente le mani e, preso un bel po' d'unguento, mi frizionai le membra del mio corpo. E poi mi abbandonavo a sforzi alterni, bilanciate le braccia, simile ad un uccello; né piume né penne, ma i miei peli si ispessiscono del tutto come setole e la pelle delicata si indurisce come il cuoio e alle palme estreme, perso il numero, tutte le dita si riuniscono in un'unica unghia e dalla terminazione della mia colonna vertebrale spunta una grande coda. E poi, una faccia enorme, una bocca ampia, narici spalancate e labbra pendule; allo stesso tempo le orecchie, smisuratamente cresciute, hanno il pelo dritto. E nulla della miserabile trasformazione noto come conforto, se non che l'organo genitale era cresciuto non potendo, però, più avere Fotide tra le braccia.

Già, dopo il danno anche la beffa...Ma quand'è che si diventa asini? Solo quando non si studia? Secondo Apuleio, quando ci si lascia travolgere dalle passioni: il corpo non è fine a se stesso, ma deve servire l'anima.


domenica 31 agosto 2014

Prove inoppugnabili...

Già, quando si sostiene una tesi bisognerebbe avere degli elementi solidi per poterla dimostrare.. Ma esistono delle prove veramente inoppugnabili? A sentire Esopo, parrebbe proprio di no, anzi...

Se i leoni sapessero scolpire - Esopo


Un leone ed un uomo, camminando, discutevano tra loro sulla [rispettiva] superiorità. Ciascuno dei due si vantava a parole; l'uomo diceva che la razza degli uomini era più forte, l'altro che era migliore quella dei leoni. E vi era nella via una stele di pietra, nella quale era stato scolpito un leone catturato da un uomo.
Allora l'uomo disse al leone: "Vedi come siamo più forti di voi". E quello, dopo aver sorriso, disse: "Se anche presso di noi vi fossero degli scultori, osserveresti più uomini catturati dai leoni che leoni dagli uomini".

Quando si dice:  "scolpito nella pietra"...

domenica 24 agosto 2014

Facezie d'Agosto

Ok, ogni tanto abbiamo bisogno di fare quattro chiacchiere per rilassarci e quindi cosa c'è di meglio delle “Facetiae” di Poggio Bracciolini?
Come ricorderete, a questo studioso ed al suo lavoro di ricerca di manoscritti dobbiamo la riscoperta di molte opere della letteratura latina.
Ma, come promesso, riprendiamo fiato per un attimo e parliamo appunto delle “Facezie”, una raccolta di favole, storie strane, motti di spirito e invettive che non risparmiamo nessuno, né medici, né clero, né funzionari. I costumi sessuali, l'ignoranza e l'avarizia sono i bersagli preferiti degli strali  dell'autore tuttavia, considerando la stagione e la voglia di oziare che porta con sé, scelgo per noi questo piccolo brano.

Bonacii Guasci qui tam tarde e lecto surgebat 

Bonacius, adolescens facetus ex familia Guascorum, dum essemus Constantiae, admodum tarde surgebat e lecto. Cum socii eam tarditatem culparent, quidne tamdiu in lecto ageret, percunctarentur, subridens respondit: 'Litigantes disceptantesque ausculto. Adsunt enim mane mihi e vestigio cum expergiscor duae habitu muliebri, Sollicitudo videlicet et Pigritia; quarum altera surgere hortatur et aliquod operis agere, neque diem in lecto terere; altera priorem increpans, quiescendum asserit, et propter frigoris vim in calore lecti permanendum, indulgendumque corporis quieti, neque semper laboribus vacandum. Prior insuper rationes suas tuetur. Ita ut, cum diutius disputent atque altercentur, ego, tanquam aequus judex, nullam in partem declinans, audio disputantes, exspectans quoad sint sententia concordes. Hoc fit ut surgam tardius, exspectantes litis finem.'.

 
Di Bonaccio de' Guasci che  si alzava molto tardi dal letto

Bonaccio, adolescente spiritoso della famiglia dei Guasci, mentre eravamo a Costanza, si alzava dal letto
assai tardi . E quando gli amici gli rimproveravano questa lentezza e gli domandavano che cosa facesse per tanto tempo nel letto, egli, sorridendo, rispondeva: 'Ascolto i litiganti che discutono. Al mattino infatti quando mi desto sono presso di me due figure con abito di donna, ossia, la Sollecitudine e la Pigrizia: delle quali l'una mi esorta ad alzarmi e a fare qualcosa, a non trascorrere la giornata nel letto; l'altra, rimproverando la precedente,  afferma che devo restare a riposo, e che a causa del freddo è meglio restare  nel calore del letto, e che bisogna abbandonarsi alla quiete del corpo, e che non si può sempre andare qua e là per fare dei lavori. La prima difende le sue ragioni. E così, poiché discutono e litigano più a lungo, io, giudice equo, non pendendo per nessuna delle parti, ascolto i contendenti, aspettando che arrivino ad un accordo . E ciò fa sì che mi alzi tardi, nell'attesa della fine della lite.'.

Allora, deve essere per questo....

venerdì 15 agosto 2014

La Pausa

Un paio di settimane fa sono stato a Valencia, per un fine settimana, e così ne approfittiamo per introdurre due nuovi personaggi in questa galleria, lo scrittore Vicente Blasco Ibáñez ed il pittore José Benlliure, entrambi originari di questa città.
Cominciamo dal primo, attivista repubblicano e scrittore impegnato. La sua passione politica gli costò cara e così, durante una delle persecuzioni che subì, venne in Italia e qui scrisse “En el país del arte” (“Nel paese dell'arte”), in omaggio alle bellezze del nostro paese.
Beh, se adesso vi cito “I quattro cavalieri dell'apocalisse” (“Los cuatro jinetes del Apocalipsis”) e “Sangue e arena” (“Sangre y arena”) penserete subito ai film che fanno parte, a tutti gli effetti, della storia del cinema... Ebbene sì, i romanzi, dai quali sono stati tratti questi film, sono proprio di Ibáñez.
E di romanzi di successo ne scrisse veramente molti, tra i quali “La barraca” (“La casa colonica”), del quale potete vedere, se vi piace il romanzo naturalista, l'omonima serie televisiva della Televisione Spagnola : La barraca
E infine, per chiudere, un po' di arte e, come promesso, José Benlliure, che ricevette la sua formazione proprio a Roma, all'"Accademia Spagnola delle Belle Arti", alla quale si formarono tanti pittori e scultori famosi. E, considerando che è Ferragosto e che fa caldo, scelgo una delle sue opere più note, “El Descanso en la marcha” (“Il riposo durante la marcia”). Perché anche chi è abituato a camminare molto (se non a correre..), ogni tanto, ha bisogno di una sosta.

El Descanso en la marcha - Benlliure

sabato 9 agosto 2014

Noblesse oblige..

Riprendiamo il discorso da dove l'avevamo lasciato, ossia da quell'incontentabilità che sembra non darci requie.
Qualcuno di voi avrà già indovinato, oggi parleremo dell'ultimo romanzo di uno dei miei autori preferiti, John Steinbeck: “L'inverno del nostro scontento” (1961).
Ethan discende da una famiglia molto importante di Long Island. La sua eredità, però, è davvero pesante: un codice d'onore, passato di generazione in generazione, un'ottima educazione e una grande sensibilità. Già, perché essere onesti è più difficile quando si è poveri ed il padre di Ethan ha dilapidato il patrimonio della famiglia in un investimento sbagliato, così adesso lui deve lavorare come commesso in un negozio per mantenere i suoi: la moglie Mary ed i due figli, Allen e Helen.
In verità, a lui la sua attuale condizione sociale non peserebbe: Ethan è intelligente, spiritoso, colto, innamorato e l'onestà, la lealtà e l'amicizia per lui valgono molto di più del denaro.
Ai suoi familiari, però, dover rinunciare a quello che altri invece hanno, pesa ogni giorno di più...
E così, l'ambizione e il codice d'onore vengono presto ai ferri corti e, alla vigilia di Pasqua, inizia la “passione” anche di Ethan.
Fare soldi, con qualsiasi mezzo, anche imbrogliando, perché “pecunia non olet” (il denaro non ha odore)....Ethan sa, però, che la ricchezza porta con sé altre compagne: l'avarizia, l'invidia e la paura.

Money does not change the sickness, only the symptoms.”


Il denaro non guarisce la malattia, ne cambia solo i sintomi.


Nonostante ciò, si decide a “passare il Rubicone” . Se da un lato riesce a raggiungere presto i suoi obiettivi, dall'altro si rende conto di essere sprofondato in un'infelicità senza rimedio. 
Perché non si può tradire se stessi.

domenica 27 luglio 2014

Seduzione e ratto di Europa

Beh, negli ultimi anni la parola "Europa" è sempre più ricorrente nei giornali, nei talk show e nei social network, così non possiamo esimerci dal dedicarle dello spazio nemmeno noi, nel rispetto, però, del nostro principio guida che è quello di non fare politica.
Andiamoci a rileggere, quindi, il mito di Europa attraverso i versi eleganti di una nostra vecchia conoscenza, il poeta Ovidio.
Dalle Metamorfosi, II, vv. 846-875 :

non bene conveniunt nec in una sede morantur
maiestas et amor; sceptri gravitate relicta
ille pater rectorque deum, cui dextra trisulcis
ignibus armata est, qui nutu concutit orbem,
induitur faciem tauri mixtusque iuvencis              
mugit et in teneris formosus obambulat herbis.
quippe color nivis est, quam nec vestigia duri
calcavere pedis nec solvit aquaticus auster.
colla toris exstant, armis palearia pendent,
cornua vara quidem, sed quae contendere possis              
facta manu, puraque magis perlucida gemma.
nullae in fronte minae, nec formidabile lumen:
pacem vultus habet. miratur Agenore nata,
quod tam formosus, quod proelia nulla minetur;
sed quamvis mitem metuit contingere primo,              
mox adit et flores ad candida porrigit ora.
gaudet amans et, dum veniat sperata voluptas,
oscula dat manibus; vix iam, vix cetera differt;
et nunc adludit viridique exsultat in herba,
nunc latus in fulvis niveum deponit harenis;              
paulatimque metu dempto modo pectora praebet
virginea plaudenda manu, modo cornua sertis
inpedienda novis; ausa est quoque regia virgo
nescia, quem premeret, tergo considere tauri,
cum deus a terra siccoque a litore sensim              
falsa pedum primis vestigia ponit in undis;
inde abit ulterius mediique per aequora ponti
fert praedam: pavet haec litusque ablata relictum
respicit et dextra cornum tenet, altera dorso
inposita est; tremulae sinuantur flamine vestes.


Non si adattano bene e non dimorano in un solo luogo
maestà e amore; abbandonata la gravità dello scettro
il padre e signore degli dei, che ha la destra
armata di fulmini a tre punte, che con un cenno del capo scuote la Terra,
prende le sembianze di un toro e in mezzo alle giovenche
muggisce e cammina, bello, sulla tenera erba.
Infatti è del color della neve, che non è stata calcata
dalla pianta di un piede duro né sciolta dall'Austro piovoso.
I muscoli del collo del toro risaltano, dalle spalle pende la giogaia,
le corna sono un ramoscello biforcuto ma  [sono così belle che] possono sembrare
fatte a mano e sono più lucide di una gemma pura.
Nessuna minaccia è sulla fronte, né ha uno sguardo terribile,
il muso riflette  pace. La figlia di Agenore lo guarda,
è così bello e non minaccia combattimenti;
ma, per quanto mite,  ha paura dapprima a toccarlo,
poi si avvicina e porge dei fiori alla candida bocca.
Si rallegra l'amante e, nell'attesa della voluttà sperata,
le bacia le mani; con sforzo infatti, con sforzo rimanda a dopo le altre cose
e ora gioca e saltella sull'erba verdeggiante.
Ora depone il bianco fianco sulla sabbia biondastra;
e rimosso un po' alla volta il timore le offre il petto
da accarezzare con la mano virginea, e le corna
da ornare con nuove ghirlande; la vergine reale ha l'ardire,
ignara di chi fosse, di montargli sopra, di sedere sulla groppa del toro,
ed il dio così si allontana poco a poco dalla terra e dal lido
mettendo sulla riva le false impronte dei suoi piedi.
Poi va  oltre e porta la preda in mezzo al mare: questa ha paura e guarda,
mentre viene portata via, la spiaggia lontana e  la mano destra tiene un corno
e  l'altra è posta sul dorso; le tremule vesti si gonfiano al vento.

domenica 20 luglio 2014

La suocera

Cerchiamo di rendere giustizia, oggi, ad uno dei ruoli familiari da sempre, più o meno scherzosamente, "sotto accusa" e facciamolo attraverso questa brillante commedia di Terenzio, "La suocera".
Personalmente sono stato ben accolto dalla madre della mia compagna, ma quando la coppia "scoppia" avviene talvolta che alla suocera venga imputata quota parte della responsabilità dei dissidi tra i coniugi.
Vediamo cosa scrive Terenzio....

LACHETE:
Pro deum atque hominum fidem, quod hoc genus
            [est! Quae haec est coniuratio!
Utin omnes mulieres eadem aeque studeant nolintque
                    [omnia.
Neque declinatam quicquam ab aliarum ingenio
                [ullam reperias!
Itaque adeo uno animo omnes socrus oderunt nurus.
Viris esse adversas aeque studium est, similis
                [pertinacia est,
In eodemque omnes mihi videntur ludo doctae ad
                [malitiam; Et
Ei ludo, si ullus est, magistram hanc esse satis certo
                    [scio.


LACHETE (padre di PANFILO, lo sposo]:
Per la fede negli dei e negli uomini, che razza è mai questa! Che complotto è questo!
Come è possibile che tutte le donne abbiano le stesse aspirazioni e le stesse antipatie?
E non ne trovi una che si distacchi per ingegno dalle altre!
E così tutte le nuore hanno in animo di odiare le suocere e viceversa.
E sono [sempre] inclini ad andar contro i mariti, con simile caparbietà!
Mi sembra che si siano diplomate, in malizia, tutte alla stessa scuola; e quella scuola, se esiste, ha come maestra questa qui [mia moglie], lo so per certo.


Già, una scuola per “suocere”, originale come idea! Ma questa volta la suocera, Sostrata, è innocente e dimostra, anzi, nel suo agire, una grande umanità.
E sarà poi una cortigiana, Bacchide, primo amore di Panfilo, a dipanare la matassa e ad assicurare l'happy end della storia, andando contro i suoi stessi interessi .
Nella commedia di Terenzio, infatti, sono le donne a dimostrare maggiore attenzione ai veri sentimenti mentre gli uomini, Panfilo compreso,  risultano più accomodati nelle convenzioni borghesi.
Take care of your mother in law (Prendetevi cura della vostra suocera).

domenica 13 luglio 2014

Miró

Beh, visto che ho trascorso il fine settimana a Barcellona, vi racconterò qualcosa di Joan Miró, così facciamo un break e paghiamo pegno alla Storia dell'Arte.
E' vero, a scuola non dedicavo alla Storia dell'Arte la stessa attenzione che dedicavo, invece, ad altre materie, rischiando di dovermela studiare sotto l'ombrellone....Per fortuna, il nostro prof. era una persona intelligente e guardava lontano.
Tuttavia, visto che ormai è estate, meglio non rischiare... Magari ci si presenta in spiaggia, a distanza di anni, e ci interroga!
E parliamo, allora, un poco di Miró che, tra l'altro, è un personaggio affascinante ( forse, se ci fosse una forte interdisciplinarietà nelle scuole, alcune materie non verrebbero relegate al ruolo di “cenerentole” e l'apprendimento tutto diverrebbe più divertente).
Miró nacque a Barcellona e fu uno dei più importanti esponenti del Surrealismo. Durante la guerra civile appoggiò la Repubblica e così dovette attendere la morte di Franco per ottenere i dovuti riconoscimenti del suo lavoro anche in patria.
Si dedicò sia alla pittura che alla scultura; dovendo scegliere una delle sue opere, prendo il “Carnevale di Arlecchino”, uno dei capolavori del movimento surrealista perché ne rappresenta al meglio le ambizioni di liberazione.
Nel dipinto, tra diavoletti e animali, ci sono la torre Effeil, il suo gatto (gli piaceva averlo vicino mentre dipingeva!) ed il globo terrestre: riuscite ad individuarli?

Mirò - Il Carnevale di Arlecchino

domenica 6 luglio 2014

Il potere della discordia

C'è sempre qualcuno che ha voglia di litigare....E così, che ciò avvenga in casa, sull'autobus, nel traffico o in ufficio, spesso cominciamo (o finiamo) male la giornata.
Consoliamoci, è un male antico! E probabilmente è antico anche l'unico rimedio possibile.
Vediamo cosa ci suggerisce Esopo...

Il potere della discordia - Esopo













Eracle camminava per una strada stretta. Vedendo a terra una cosa simile ad un frutto, cercò di romperla; e questa subito diventò due volte più grande. E allora Eracle la percosse di più e la colpì con la clava. Ma questa crebbe ancora e gli sbarrò il passaggio.
Eracle, gettando via la clava, rimaneva perplesso. A quel punto Atena, apparendogli, gli disse:"Smettila,o fratello; questa è la Discordia. Se uno non la combatte, rimane come era prima; nelle battaglie, invece, diviene più grande".
La favola mostra che è chiaro che le battaglie e le liti sono causa di grande danno. 

Beh, non so se questo rimedio funzioni sempre ma, a quanto pare, nemmeno Eracle poteva far nulla contro la discordia. Keep calm and carry on!


sabato 28 giugno 2014

Magia..magia

Riprendiamo il nostro viaggio intorno all'uomo e ripartiamo da uno dei personaggi mito della cultura occidentale, il “dottor Faust”.
Questa volta, però, non tratteremo dell'opera di Goethe, oggetto già di un post precedente, ma di quella di Marlowe (1604).
Naturalmente oggi non ci soffermeremo su concetti già trattati, quali la sete di conoscenza, il voler oltrepassare i limiti umani e la conseguente perdizione, ecc. ecc., ma proveremo ad individuare alcuni elementi che forse ci consentiranno di vedere Faust sotto una luce diversa.
A parer mio, nessuno meglio di Shakespeare e dei drammaturghi inglesi ha saputo scavare nell'animo umano e con la sua miscela di comico e grottesco il dramma di Marlowe propone degli interessanti spunti di riflessione.
E iniziamo proprio da Robin, il clown, che ha in mano un libro di incantesimi e …

DICK: 'Snayles, what hast thou got there, a book? Why thou canst not tell ne're a word on't.
ROBIN: That thou shalt see presently: keep out of the circle, I say, least I send you into the Ostry with a vengeance
DICK: That's like, 'faith: you had best leave your foolery, for an my Maister come, he'le conjure you 'faith.
ROBIN: My Maister conjure me? I'le tell thee what, an my Maister come here, I'le clap as faire a paire of hornes on's head as e're thou sawest in thy life.
DICK: Thou needst not do that, for my Mistresse hath done it.

DICK: Santi numi, cosa tieni lì, un libro? A che pro, se non sai leggere nemmeno una parola?
ROBIN: Lo vedrai subito: tieniti lontano dal cerchio, ti dico, altrimenti ti spedisco alla locanda con un castigo.
DICK: Ma davvero...!!! Faresti meglio a lasciar perdere la tua follia, perché se arriva il mio padrone, ti strega per davvero.
ROBIN: Il padrone strega me? Ti dirò che, se il mio padrone viene qui, gli sbatterò un paio di corna sulla sua testa come non ne hai viste in vita tua.
DICK: Non hai bisogno di farlo, l'ha già fatto la mia padrona.

Eh già, per certi “prodigi” non c'è bisogno dell'aiuto del diavolo..Ma se Robin è un buffone, Faust non è poi molto diverso da lui, in quanto usa il potere di Mefistofele per farsi beffe degli altri e per compiacere i potenti. Al di là della sua grande erudizione, infatti, Faust è di umili origini, non essendo nato re né imperatore: mentre i sovrani sanno di essere soli e sono stati educati a tale condizione, Faust ha bisogno di sentirsi apprezzato e lodato da coloro la cui autorità riconosce.

Vediamolo di fronte all'imperatore Carlo...

EMPEROUR: Wonder of men, renown'd Magitian,
Thrice learned Faustus, welcome to our Court.
This deed of thine, in setting Bruno free
From his and our professed enemy,
Shall adde more excellence unto thine Art,
Then if by powerfull Necromantick spels
Thou could'st command the world's obedience ;
For ever be belov'd of Carolus.
And if this Bruno thou hast late redeem'd,
In peace possesse the triple Diadem,
And sit in Peters Chaire, despite of chance;
Thou shalt be famous through all Italy,
And honour'd of the Germane Emperour.

FAUST: These gracious words, most royal Carolus,
Shall make poore Faustus, to his utmost power,
Both love and serve the German Emperour,
And lay his life at holy Bruno's feet :
For proofe whereof, if so your Grace be pleas'd,
The Doctor stands prepar'd, by power of Art,
To cast his Magicke charmes, that shall pierce through
The Ebon gates of ever-burning hell,
And hale the stubborne Furies from their caves,
To compasse whatsoere your Grace commands.

IMPERATORE: Meraviglia del mondo, mago rinomato,
sapientissimo Faust, benvenuto alla nostra corte.
La tua impresa di liberare Bruno
dal suo e dal nostro nemico dichiarato
aggiunge maggiore eccellenza alla tua arte,
di quella che se avessi potuto
attraverso potenti incantesimi
comandare l'obbedienza del mondo intero.
Sii per sempre amico di Carlo.
E se questo Bruno che hai riscattato
avrà in pace il triplice diadema [la tiara]
e siederà sulla sedia di Pietro, a dispetto della sorte,
sarai famoso per tutta l'Italia
e ricoperto di onori dall'imperatore.

FAUST: Queste graziose parole, regale Carlo,
faranno si che il povero Faust, con tutta la sua forza.
Ami e serva l'imperatore di Germania,
e prostri la sua vita ai piedi del santo Bruno;
E a prova di ciò, se Vostra Grazia se ne compiace,
il Dottore è pronto , con il potere della sua arte,
a creare incantesimi, che oltrepasseranno le porte
d'avorio dell'inferno sempre ardente,
e strapperanno le Furie implacabili dalle loro cave,
per fare qualsiasi cosa Vostra Grazia comandi.

E anche in seguito, di fronte al Duca e alla Duchessa di Vanholt, Faust si preoccupa di compiacere i loro desideri.
E alla fine, quando sta per giungere l'ora di pagare il suo debito con il diavolo, chiede come ultimo desiderio di avere la bella Elena..

FAUST: Was this the face that Launcht a thousand ships
And burnt the toplesse Towers of Ilium?
Sweet Hellen, make me immortall with a kisse.
Her lips sucke forth my soule; see where it flies.
Come, Hellen, come, give me my soule againe.
Here will I dwell, for heaven is in these lippes,
And all is drosse that is not Helena.

FAUST: Era questo il viso che fece partire mille navi
e bruciò le altissime torri di Ilio?
Dolce Elena, rendimi immortale con un bacio.
Le sue labbra succhiano la mia anima; guarda dove vola.
Vieni, Elena, vieni, dammi la mia anima di nuovo,
qui io rimarrò, perché il cielo è in queste labbra,
e tutto è fango quello che non è Elena.

Già, l'irresistibile Elena...Ma il prezzo da pagare è veramente troppo alto, essendo sfumata anche l'ultima possibilità di salvarsi.
Vediamo, quindi, tutto il dramma di Faust: sapiente ma provvisto di una sapienza vuota, fine a sé stessa, che non appaga la sua anima inquieta; atterrito dall'inferno ma incapace di redimersi; ha la magia a sua disposizione e la usa per burle ed imprese di poco conto; potrebbe avere un regno e ambisce invece ad essere apprezzato da nobili e sovrani.
Un uomo senza particolari qualità, vanitoso, che ha iniziato una partita che non può vincere ma non riesce ad abbandonare, un po' perché ha paura del suo interlocutore e un po' perché non vuol perdere i privilegi (che poi sono, per lo più, inganni) frutto del suo patto scellerato.
Il più grande tormento dell'uomo, come vedremo nei prossimi post, è forse l'incontentabilità.


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