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sabato 29 marzo 2014

Frammenti

Lo sappiamo, ci sono storie che non hanno una fine ma è proprio questa incompiutezza a renderle eterne. 
I frammenti di un'opera d'arte accendono la nostra immaginazione e finiamo per apprezzarli più di un'opera completa, perchè possiamo costruirci sopra qualsiasi cosa.
Oggi parleremo di uno dei poemi più famosi della letteratura,  "Kubla Khan" (or "A vision in a dream" [Una visione in un sogno]) di Samuel Taylor Coleridge, che diventerà, in seguito, un'icona del Romanticismo inglese.
La storia di questo poema è abbastanza originale, come racconta lo stesso Coleridge...Dopo aver letto un libro che descriveva Xanadu, si addormentò, sotto gli effetti dell'oppio, ed ebbe un sogno. Risvegliatosi, iniziò a scrivere dei versi ispirati dalle immagini del sogno, ma venne interrotto da un'inopportuno visitatore ("a person from Porlock" [una persona di Porlock, un villaggio inglese]), che diverrà un raffinato modismo per indicare i rompiscatole che vengono a spezzare l'incanto della creatività) e così dimenticò il resto del sogno e l'opera non fu mai completata.
Ma di che cosa tratta, "Kubla Khan"? Il poemetto inizia raccontando la costruzione, in Xanadu, del Palazzo dell'imperatore mongolo Kublai Khan. Lo sguardo si rivolge poi  al paesaggio e, successivamente, ad una ragazza che canta meravigliosamente. Prendiamo quest'ultima parte...

A damsel with a dulcimer
In a vision once I saw:
It was an Abyssinian maid
And on her dulcimer she played,
Singing of Mount Abora.
Could I revive within me
Her symphony and song,
To such a deep delight ’twould win me,
That with music loud and long,
I would build that dome in air,
That sunny dome! those caves of ice!


Una fanciulla con un dulcimero
Vidi una volta in una visione;
Era una ragazza abissina,
E sul suo dulcimero lei suonava,
Cantando del Monte Abora.
Potessi rivivere dentro di me
La sua sinfonia e canzone,
Ad una tale profonda delizia mi vincerebbe,
Con la musica forte e lunga,
Costruirei quel palazzo nell’aria,
Quella soleggiata casa! quelle grotte di ghiaccio!


L'immaginazione non ha confini.

domenica 23 marzo 2014

Pari opportunità

Affrontiamo ora un altro dei temi sempre "caldi", andando ad attingere, come sempre, dai classici e, nel caso specifico, dall'Eneide.
Già, forse qualcuno si sarà chiesto perché non ho dedicato prima un po' di spazio all'opera di Virgilio...Presto detto: la nostra professoressa del ginnasio ci faceva fare l'analisi del periodo dei libri dell'Eneide, che studiavamo allora come “Epica”, e così, alla fine dell'anno, non ne potevo più di Virgilio!
Per carità, era un'ottima insegnante e le ho voluto bene, ma ricordo ancora la noia di quei pomeriggi in cui dovevo svolgere questo compito tutt'altro che eccitante, quindi non meravigliatevi se ho posticipato il dovuto omaggio alla guida di Dante nel suo viaggio ultraterreno.
Chi l'Eneide l'ha letta avrà probabilmente indovinato..Il personaggio scelto per parlare del tema odierno è Camilla, l'intrepida eroina dei Volsci, alleata di Turno .
Vediamo come ce la descrive Virgilio..

(Libro VII)
Hos super advenit Volsca de gente Camilla [803]
agmen agens equitum et florentis aere catervas,
bellatrix, non illa colo calathisve Minervae [805]
femineas adsueta manus, sed proelia virgo
dura pati cursuque pedum praevertere ventos.
illa vel intactae segetis per summa volaret
gramina nec teneras cursu laesisset aristas,
vel mare per medium fluctu suspensa tumenti [810]
ferret iter celeris nec tingeret aequore plantas.
illam omnis tectis agrisque effusa iuventus
turbaque miratur matrum et prospectat euntem,
attonitis inhians animis ut regius ostro
velet honos levis umeros, ut fibula crinem [815]
auro internectat, Lyciam ut gerat ipsa pharetram
et pastoralem praefixa cuspide myrtum.

Dopo di questi arrivò Camilla, di origine Volsca,
guidando una schiera di cavalieri e squadroni risplendenti di bronzo,
guerriera, non abituata lei con le mani femminee alla conocchia ed ai cesti di Minerva,
ma ad affrontare, ragazza, i duri combattimenti e a vincere i venti nella corsa a piedi.
Ella sarebbe capace di volare sulla sommità degli steli di una messe intatta e non avrebbe sfiorato con la corsa le tenere spighe, e anche se fosse nel mezzo del mare sospesa su un flutto ingigantito correrebbe il tragitto senza bagnarsi, con l'acqua, le celeri piante.
Tutta la gioventù, accorsa dalle case e dai campi, l'ammira, e la folla delle madri, e la contempla mentre avanza, attoniti gli animi e a bocca aperta, come il regale onore veli le spalle graziose con un mantello color porpora, come una fibbia d'oro intrecci la chioma, come la stessa porti la faretra Licia e, come pastorale, una lancia di mirto con una punta affissa.


Camilla, dunque, cresciuta nei boschi e consacrata a Diana, non ha rivali. Turno, però, pur apprezzandola, riserva per sé il compito di affrontare in campo Enea, destinandola ad affrontare soltanto la cavalleria tirrenica.
Camilla verrà uccisa a tradimento e questo evento spezzerà gli equilibri della guerra: dopo la morte di Camilla, la disfatta di Turno si respira già nell'aria...

sabato 22 marzo 2014

I mesi più lunghi

Ci sono strade che tutti dobbiamo, prima o poi, percorrere.
Già, accenneremo quindi a quelle malattie implacabili, sempre in agguato, che preferiamo ignorare perché ci sembra impossibile che possano un giorno bussare alla nostra porta.
Ed il giorno in cui ciò avviene, inizia il nostro viaggio, anzi il nostro pellegrinaggio, in quei luoghi di dolore e speranza che sono gli ospedali.
Ed è un cammino che si fa tutti insieme: malato, amici e parenti, medici.
La prima cosa da fare è informarsi, studiare: conoscere quello che si sta affrontando è essenziale per potersi preparare al meglio, perché la prova è durissima.
Poi, bisogna trovare le forze e lottare.
Purtroppo in una buona parte dei casi la scienza non è sufficiente e allora non servono a molto né il coraggio del malato né l'abnegazione dei familiari; qualche volta, invece , si riesce ad ottenere, un altro “round” (o meglio, ancora un po' di quella felicità e divertimento che vengono riscoperti e che diventano preziosi quando ci si rende conto che il gioco sta per finire, per rifarmi al titolo di una delle mie ultime letture [Tiziano Terzani, Un altro giro di giostra]), ed è quello che vorremmo , in questi casi, che venisse sempre regalato ai nostri cari, per stare ancora un po' insieme, per fare quello che si è ogni volta rimandato nell'illusione di avere sempre tempo.
Ma prima di ottenere il responso finale, tutti noi che siamo in cammino, sfogliamo nel nostro intimo il libro dei ricordi e rivediamo scorrere le immagini di una vita, perché abbiamo giocato, studiato, lavorato, sperato, amato, sbagliato, litigato, perdonato, affrontato i nostri guai, avuto i nostri piccoli successi e la nostra parte di delusioni.
Quello che è stato (o quello che abbiamo percepito ) e una quotidianità fatta di miglioramenti e peggioramenti, colloqui con i medici, referti di analisi e sale di attesa, ci passano davanti agli occhi quasi contemporaneamente.
E sono molti e complessi gli interrogativi che sia il malato che quelli che gli stanno vicino si pongono durante e dopo questi giorni.
Ho introdotto, prima, il libro di Terzani, perché questo scrittore ci racconta magistralmente la sua esperienza personale, le sue riflessioni ed il suo viaggio dall'avamposto della scienza medica occidentale, gli Stati Uniti, all'Oriente e alla medicina alternativa.
Parlare con la gente, prendere coscienza che ci sono approcci filosofici diversi dal nostro di fronte alla malattia e alla sofferenza certamente ci arricchisce e forse può aiutarci a trovare le risposte alle nostre domande. La serenità, però, è una conquista interiore che richiede un lungo cammino: nessuno, per quanto faccia del suo meglio, ce la può dare.

domenica 16 marzo 2014

Quiz

C'è poco da fare...Nessuno riesce a sfuggire al fascino dei Quiz!
"Lascia o raddoppia" e "Rischiatutto"  erano, in passato, un appuntamento settimanale quasi obbligatorio ed oggi i nuovi format, che la televisione ci propone, continuano a fare il pieno di audience.
Sono abbastanza convinto che i telespettatori non siano "segmentabili" secondo variabili socio-economiche o culturali e che il mito dell'onniscienza conquisti quasi tutti, più o meno come prendere a calci una palla.
Vediamo cosa ci racconta in proposto Apollodoro quando, rispondendo ad un quiz, SI RISCHIAVA EFFETTIVAMENTE TUTTO!






Quando era re Creonte, Tebe soffrì sventure non piccole. La Sfinge, infatti, che aveva il volto di donna, petto, piedi e coda di leone, e ali di uccello, seduta su un'altura, proponeva ai Tebani questo enigma: " Che cos'è che, pur avendo una sola voce, quadrupede, bipede e tripode diviene?" E poichè non indovinavano, ne prendeva uno e lo mangiava. Dato che ne morivano molti, Edipo, figlio di Laio, sciolse l'enigma dimostrando che la cosa detta dalla Sfinge era l'uomo: nasce infatti bambino quadrupede poichè si muove a 4 zampe, quando è in età matura è bipede e invecchiando  aggiunge come terza gamba il bastone. La Sfinge allora si gettò dalla rupe e Edipo conquistò il regno.

E da allora, i re dei quiz si susseguono, godendosi un regno, più o meno breve, fatto di popolarità e gettoni d'oro.

sabato 8 marzo 2014

Il cavallo ed il soldato

Beh, è tempo di rimettere mano al dizionario di greco e di ripescare uno dei miei autori preferiti, il mordace Esopo.
Archiviamo Truffaldino, quindi, ma continuiamo a parlare, in qualche modo, del tema del lavoro.
Sfogliando i miei libri mi è capitato di imbattermi, infatti, nella favola "il cavallo e il soldato" e mi sono chiesto se Orwell l'avesse letta prima di scrivere la sua "Fattoria degli animali", a dimostrazione del fatto che Esopo è veramente un "evergreen"!!
Vediamola insieme:



Un soldato, finchè era tempo di guerra, nutriva con orzo il cavallo, avendolo come compagno nei pericoli. Quando la guerra terminò, il cavallo portava carichi pesanti e svolgeva lavori usuranti, e veniva nutrito con sola paglia. Appena la guerra fu annunciata di nuovo ed il trombettiere fu udito, il padrone, messo il morso al cavallo e indossando egli stesso le armi, montò in sella.
Il cavallo, non avendo alcuna forza, cadeva in continuazione; dato che il padrone lo rimproverava, disse: "Devi andare tra gli opliti della fanteria, adesso; tu infatti da cavallo mi trasformasti in asino e come ti aspetti [adesso] che io da asino divenga di nuovo cavallo?

Esopo ci ricorda, dunque, che dobbiamo aver sempre cura di quelli con i quali condividiamo i nostri giorni, in famiglia, nello sport, nel lavoro (ma in realtà è la vita stessa ad essere un mestiere, come diceva Pavese), altrimenti sentiremo la loro mancanza quando ne avremo più bisogno.

mercoledì 5 marzo 2014

Il servitore di due padroni

Lo so, Carnevale è passato, ma voglio rendere omaggio a Carlo Goldoni e alle sue commedie.
Mia madre me le fece conoscere quando ero ancora un ragazzino e ricordo che mi piacevano moltissimo.
Una delle mie preferite era, per l'appunto, “Il servitore di due padroni”.
Come saprete, lo scaltro Truffaldino vuole provare a smentire il proverbio che non si possono servire due padroni alla volta.
Ma vediamo, innanzitutto, cosa lo spinge all'impresa..

T:Oh bella! Ghe n'è tanti che cerca un padron, e mi ghe n'ho trovà do. Come diavol oia da far? Tutti do no li posso servir. No? E perché no? No la saria una bella cossa servirli tutti do, e guadagnar do salari, e magnar el doppio? La saria bella, se no i se ne accorzesse. E se i se ne accorze, cossa pèrdio? Gnente. Se uno me manda via, resto con quell'altro. Da galantomo, che me vai provar. Se la durasse anca un dì solo, me vòi provar. Alla fin averò sempre fatto una bella cossa. Animo; andemo alla Posta per tutti do.


Già, un po' di avidità e la voglia di farsi beffe degli altri sono una miscela potente per il nostro agire così come è assolutamente umana l'autoassoluzione che prontamente ci diamo.
Ma torniamo al nostro eroe...Un po' ne combina ma comunque riesce quasi sempre a cavarsela e quindi, dopo tanto affaccendarsi, è giunta l'ora della ricompensa...

T:Togo su el me bodin; evviva, l’ho superada, tutti i è contenti, no i vol alter, i è stadi servidi. Ho servido a tavola do padroni, e un non ha savudo dell’altro. Ma se ho servido per do, adess voio andar a magnar per quattro

E mi sembra quasi giusto, qualche piacere nella vita ci vuole  e quelli della tavola ci accomunano tutti.

Comunque alla fine Truffaldino viene scoperto, ma...

F:Tu hai servito due padroni nel medesimo tempo?
T:Sior si, mi ho fatto sta bravura. Son intrà in sto impegno senza pensarghe; m'ho volesto provar. Ho durà poco, è vero, ma almanco ho la gloria che nissun m'aveva ancora scoverto, se da per mi no me descovriva per l'amor de quella ragazza. Ho fatto una gran fadiga, ho fatto anca dei mancamenti, ma spero che, per rason della stravaganza, tutti sti siori me perdonerà.

Farsi scoprire per amore è senz'altro meglio che venir scoperto per sfrenata ingordigia..Perdono concesso!

domenica 2 marzo 2014

Grande Basket

Ebbene si, lo confesso: il calcio mi piace ma la pallacanestro è veramente musica.
Qui in Italia la gente che ama la palla arancione è meno numerosa di quella che cerca di imitare i virtuosi della pedata ma...

Do you understand what that's like, having that ball in your hand... It's like, It's like making sweet music with your game, only thing is you don't wanna hear the song.
Lei lo capisce a cosa assomiglia, avere quella palla fra le mani?
E' come comporre una dolce musica con il vostro gioco, il solo problema è che voi non volete sentire la canzone (Glory Road, J.Gartner, 2006).

E, da buon romano, la memoria vola agli anni d'oro del Banco di Roma quando, con Larry Wright a trascinare una gran bella squadra, conquistò prima il campionato e poi la Coppa dei Campioni.
E come scordare l'arrivo delle stelle della NBA sul piccolo schermo e gli innumerevoli tentativi di ripeterne i numeri?
Ma torniamo a Glory Road, film passato per la televisione qualche tempo fa e probabilmente uno dei migliori che abbia visto su questo sport.
Tratto da una storia vera, racconta come l'allenatore della squadra dell'Università di El Paso (tra l'altro, messa abbastanza male finanziariamente), Don Haskins, porterà i suoi giocatori alla vittoria della NCAA contro tutto e contro tutti.
In tempi in cui nelle squadre universitarie i giocatori di colore facevano, per pregiudizio, molta panchina, vi erano di fatto due tipi di pallacanestro: quella dei “College”, bianca, essenziale e tattica, e quella che si giocava nelle strade, nera, atletica e spettacolare.
Haskins formerà una squadra con ben 7 giocatori di colore e in finale schiererà un quintetto di partenza senza bianchi, cambiando per sempre il modo di giocare a basket.
Tra una partita e l'altra, il film tocca un po' tutti i temi “caldi”: il duro lavoro come riscatto, la discriminazione ed il razzismo, l'autostima, le lotte sociali e, soprattutto, il coraggio civile che a volte è necessario darsi.