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lunedì 28 marzo 2016

Poems - Il coraggio di scrivere

"What have we here laddie?
Mysterious scribblings?
A secret code?
No - poems, no less - poems, everybody!
The laddie reckons himself a poet!"

   
"Cosa abbiamo qui, ragazzo?
Misteriosi geroglifici?
Un codice segreto?
No . Poesie, nientedimeno - poesie, gente!
Il ragazzo si considera un poeta!"
[Pink Floyd - The Wall]

   
Già, e chi se lo scorda l'allucinante professore protagonista del video di "Another brick in the wall", che si divertiva ad umiliare i ragazzi ma poi, una volta a casa, veniva a sua volta maltrattato dalla moglie?
Beh, di questa gente il mondo, purtroppo, ne è pieno. Più li osservo, tuttavia, e più penso che bisognerebbe ringraziarli perché non saprei immaginare spot migliore per avvicinare la gente alla poesia.
Volenti o nolenti, dobbiamo ammettere che in qualche modo siamo stati portati a pensare alla poesia, ed, in generale, alla voglia di scrivere,  come una debolezza, una cosa da tenere segreta, mentre sarebbe opportuno tenere ben nascosti volgarità e cinismo.
E, allora, rendiamo omaggio, oggi, ad un altro grande poeta che non abbiamo ancora ospitato in questo blog, Umberto Saba.
Tra i suoi temi principali della sua poesia abbiamo Trieste, la sua città, e gli affetti familiari, soprattutto la moglie Lina.
E allora cominciamo da Trieste...
...
Trieste ha una scontrosa
grazia. Se piace,                                             
è come un ragazzaccio aspro e vorace,
con gli occhi azzurri e mani troppo grandi
per regalare un fiore;
come un amore
con gelosia.
....
[Trieste]


Ed, in effetti, ogni città ha un'anima ed i poeti sono i più bravi a descriverla.
E può un poeta prescindere dall'amore e dalle passioni?
Certo che no!!
......
Né tu forse da me vivi lontana,
da me che all’amor tuo faccio ritorno,
e non cerco a Siviglia il tuo soggiorno.
Solo vagavo il mattino di un giorno
di festa, e tra la folla oscura e vana
tu m’apparivi in una popolana
di Firenze; la tua mano era stesa
a sollevar le tende d’una chiesa,
le gialle e rosse tende sull’entrata.
Parevi stanca, parevi ammalata,
ma t’ho riconosciuta io che t’ho amata.

Io che a fatica ho rattenuto un grido,
mi sono meritato un tuo sorriso.
[Carmen]


E Carmen altri non è che l'alter ego di Lina, la moglie.
E vediamo allora Lina:
.....
Come farà il mio angelo a capire
che non v’ha cosa al mondo che partire
con essa io non vorrei, tranne quest’una,
questa muta tristezza; e che i miei mali
sono miei, sono all’anima mia sola;
non li cedo per moglie e per figliola,
non ne faccio ai miei cari parti uguali.
[La moglie]

Già, l'eterno dilemma se condividere,  o meno, le proprie ansie con le persone care: personalmente penso che sia giusto parlarne, a meno che non vogliamo rischiare di diventare "perfetti sconosciuti", tuttavia se si sceglie, per altrettanto buoni motivi, di tener tutto il male per sè, allora nulla dovrebbe trasparire.
Alla prossima.

P.S.:Beh, al protagonista de "L'Attimo fuggente" questa sarebbe piaciuta...Chissà se l'ha letta? 
Da "À Don Quichotte", di P.Verlaine:

.....

Et bientôt, en dépit de toute trahison, 
Flottera l'étendard ailé des Poésies
Sur le crâne chenu de l'inepte raison!   

E presto, a dispetto di ogni tradimento,
sventolerà lo stendardo alato della Poesia,
sopra il capo canuto dell'inetta ragione!
 

 

sabato 19 marzo 2016

Project Risk Management: il caso dello studente zoppicante

Rischiooooo!!!!
Quelli della mia generazione, cresciuti con "il Rischiatutto", non potranno fare a meno di associare questa parola all'immancabile esclamazione dei nostri lontani giovedì sera.
E forse da lì abbiamo iniziato a familiarizzare con il cosiddetto "Risk Management" o meglio, abbiamo iniziato a "run the risk".
Eh sì, perché nelle diverse fasi che abbiamo attraversato, abbiamo rischiato di prenderle dai genitori se ci comportavamo male, o di essere bocciati se non studiavamo, di essere messi fuori squadra se saltavamo gli allenamenti, di essere lasciati dalla nostra amata se facevamo i cascamorti con un'altra ecc.. ecc..
E, senza aver letto nessun manuale di Project Risk Management, si procedeva sempre in modo "scientifico" per arrivare alla decisione finale.
Supponiamo che il progetto fosse quello di marinare la scuola, perché era una bella giornata di giugno e si poteva andare al mare insieme agli amici (e magari venivano pure le ragazze!!!).
C'era quindi un'opportunità e si faceva un progetto tutti insieme (anzi, in quegli anni si facevano tanti progetti!!!).
Avevamo, quindi, la fase del "brainstorming", anche se, allora, non si usavano questi vocaboli.
Ogni opportunità che si rispetti presenta, però, anche dei rischi e bisognava identificarli.
  • Rischio numero 1: oggi c'è lezione della materia X, nella quale sto tra il 5 ed il 6 ed il prof potrebbe indispettirsi
  • Rischio numero 2: lo scopre mio padre
Dopodiché, sebbene nessuno di noi avesse ancora studiato “calcolo delle probabilità”, ci si cimentava con quest'ultimo...
  • Rischio numero 1: praticamente 100% ("figurati se il prof non se la lega al dito..");
  • Rischio numero 2: basso, diciamo 10% ("basta stare attenti...");
E infine la valutazione degli impatti:
  1. Si verifica il rischio 1: il prof mi rimanda, rovinandomi l'estate...
  2. Si verifica il rischio 2: mio padre mi taglia i fondi e mi tiene segregato per un mese....
Ma per prendere una decisione "scientifica" bisognava mettere in conto anche i guadagni:
  1. Passo una bella giornata con i miei amici;
  2. Mi dichiaro a Tizia e/o Caia e mi fidanzo con l'una o con l'altra (o, se mi dice bene, con tutt'e due!!).
A questo punto, i manuali suggeriscono di considerare le priorità.
Data la quasi certezza del verificarsi dell'evento descritto come “rischio numero 1” e le conseguenze catastrofiche di tale accadimento, Logica vorrebbe che lo studente zoppicante considerasse priorità salvare le sue vacanze, durante le quali potrà poi dedicarsi a fidanzarsi a piacimento...
Tuttavia, anche se difficilmente lo troverete nei manuali di Management, se c'è una cosa che può sovvertire la Logica, questa è la congiunzione astrale con Venere: se la ragazza del tuo cuore ti chiama mentre stai cercando disperatamente di studiare per non farti rimandare, la tua Logica si arrenderà senza porre condizioni ed i libri resteranno, soli soletti, sulla scrivania.
Alla prossima.

sabato 12 marzo 2016

Life

Come passa il tempo! 
E più il tempo passa più diviene frequente la voglia di pesare sulla bilancia questi anni che su un piatto sono sempre di più e sull'altro sempre di meno.
Ed il catalizzatore può essere un evento qualsiasi, un altro compleanno che si avvicina o una rimpatriata con dei vecchi amici, il dover affrontare i problemi tipici dell'età oppure qualcuno che va via.
Il libro di oggi è, quindi, “Dear Life” (“Cara Vita”), di Alice Munro, una raccolta di racconti collocabili, probabilmente, nella terra di mezzo tra l'autobiografia e la fiction, con le emozioni a fare da padrone.
E proviamoci, allora, a fare le nostre riflessioni su questa materia che nessuno ci può insegnare (anche se molti pretendono di farlo!!!).
Innanzitutto, i cambiamenti: sono loro a dettare il ritmo, non dimentichiamolo. Per quanto a volte non vorremmo, le cose cambiano e dobbiamo accettarlo. 
Per mano ai cambiamenti camminano, poi, i ruoli che, parallelamente, siamo chiamati ad assumere: cerchiamo di esserne sempre all'altezza, qualsiasi essi siano. Perché, infatti, questi ruoli li esercitiamo principalmente in famiglia e nel lavoro: facciamo, dunque, sempre del nostro meglio per non deludere le aspettative di quelli che ci sono accanto. 
Infine, ci sono i sentimenti e, con essi, i ricordi. Già, perché i ricordi sono una parte importantissima della vita, non sono assolutamente “una cosa da vecchi”: senza i ricordi non siamo nulla, nessuno può prescindere dai ricordi. E nemmeno senza i sentimenti siamo nulla: potrà capitare, nel corso della nostra vita, di dover assaporare il dolore e di aver voglia di addormentare il cuore, ma forse è meglio lasciar cadere nel vuoto gli appelli a pensare solo a sé stessi ed a fare tutto ciò che ci va, fregandocene degli altri (anche se tali suggerimenti vengono dai “professionisti”): è, a mio modesto parere, solo la maniera più facile di affrontare i problemi ed ha, comunque, un costo alto: non vivere pienamente, perché da soli siamo ben poco.
Per noi romantici, poi, nati sotto il segno dei Pesci e predestinati, quindi, a nuotare in un mare di emozioni, è assolutamente improponibile: CONSIGLIO RESPINTO! Non ci faremo annacquare i giorni che ci toccano.
Vi riporto, per chiudere, il link ad un post precedente: Il tempo delle ciliege .

Best wishes