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venerdì 26 giugno 2015

Centomila!!!


Prendiamo a pretesto il fatto che abbiamo ormai superato le 100.000 visualizzazioni (N.D.R.: GRAZIE A TUTTI!!!) per parlare di una delle più famose (e, a mio avviso, anche la più angosciante) opere di Pirandello: Uno, nessuno e centomila.
Possiamo così introdurre l'ennesimo dei problemi della nostra epoca, quello della crisi di identità e della frammentazione dell'io attraverso le amare riflessioni del protagonista, Vitangelo Moscarda.
Il nostro eroe vive una vita placida finché un giorno la moglie gli fa notare che il suo naso è leggermente storto e allora...ALLORA CAMBIA TUTTO!!!
Si rende conto, infatti, che gli altri lo vedono diversamente da come si era visto lui fino a quel giorno e allora il suo obiettivo diventa quello di scoprire effettivamente sé stesso.

Se per gli altri non ero quel che ora avevo creduto d'essere per me, chi ero io?
......
E mi fissai d'allora in poi in questo proposito disperato: d'andare inseguendo quell'estraneo ch'era in me e che mi sfuggiva; che non potevo fermare davanti a uno specchio perché subito diventava me quale io mi conoscevo; quell'uno che viveva per gli altri e che io non potevo conoscere; che gli altri vedevano vivere e io no. Lo volevo vedere e conoscere anch'io così come gli altri lo vedevano e conoscevano. Ripeto, credevo ancora che fosse uno solo questo estraneo: uno solo per tutti, come uno solo credevo d'esser io per me.

Impresa disperata, non c'è che dire....E se si seguisse quel consiglio che ci hanno sempre dato, ossia “non ti curare di quello che la gente pensa di te e lasciala dire...”? Anche per questo, Vitangelo ha una risposta:

Attendete a vivere per voi, e fate bene, senza darvi pensiero di ciò che intanto possiate essere per gli altri; non già perché dell'altrui giudizio non v'importi nulla, ché anzi ve ne importa moltissimo; ma perché siete nella beata illusione che gli altri, da fuori, vi debbano rappresentare in sé come voi a voi stessi vi rappresentate.
......

Insomma, se qualche volta appena appena avvertite di non essere per gli altri quello stesso che per voi; che fate? (Siate sinceri). Nulla fate, o ben poco. Ritenete al piú al piú, con bella e intera sicurezza di voi stessi, che gli altri vi hanno mal compreso, mal giudicato; e basta. Se vi preme, cercherete magari di raddrizzare quel giudizio, dando schiarimenti, spiegazioni; se non vi preme, lascerete correre, scrollerete le spalle esclamando: "Oh infine, ho la mia coscienza e mi basta."

E probabilmente è vero: nessuno è al 100% impermeabile ai giudizi degli altri, anche se, effettivamente, la coscienza e l'orgoglio sono un bel sostegno: ci si sente, in ogni caso, vittime di  una prevaricazione.
Va beh, ma, al di là del nostro sentire, ci dovrà pur essere una realtà...Macché!!!!!!

C'è forse una realtà sola, una per tutti? Ma se abbiamo visto che non ce n'è una neanche per ciascuno di noi, poiché in noi stessi la nostra cangia di continuo! E allora?
.........
Perché, se ci pensate bene, questo è il meno che possa seguire dalle tante realtà insospettate che gli altri ci danno. Superficialmente, noi sogliamo chiamarle false supposizioni, erronei giudizi, gratuite attribuzioni. Ma tutto ciò che di noi si può immaginare è realmente possibile, ancorché non sia vero per noi. Che per noi non sia vero, gli altri se ne ridono. È vero per loro.


Naturalmente l'autore condisce , come al solito, questi monologhi con una buona dose di ironia, e invito, chi non l'ha letto, a leggere il testo.... Perché, al di là del fatto che forse dopo, probabilmente, avremo una sacrosanta esitazione prima di lasciarci andare a frasi del genere “Lei non sa chi sono IO” o, peggio ancora, “Mo' ti faccio vedere IO”(non essendo più sicuri di quale IO vogliamo intendere!!), il fatto che il cambiamento continuo sia insito nella vita è una cosa bellissima: l'arte di costruirci (o di ricostruirci) è qualcosa che si impara strada facendo e non dobbiamo mai stancarci di perfezionarla. Cambiare è naturale e se qualcuno intorno a voi pretende coerenza....Beh, nemmeno la coerenza è sempre una virtù: a volte è un alibi, altre è idiozia.

domenica 21 giugno 2015

Certi fantasmi....

Certe cose vale veramente la pena di riproporle...Soprattutto in tempi come questi!!!
Il romanzo di oggi è “To kill a mockingbird” (“Uccidere un usignolo”) , di Harper Lee, oggetto poi di una trasposizione cinematografica che gli valse 3 Oscar (in Italia lo conosciamo come “Il buio oltre la siepe”).
In Maycomb, una piccola cittadina dell'Alabama, trascorre spensierata la fanciullezza di Jem e Scout, insieme al padre Atticus e alla domestica Calpurnia che si prendono cura di loro. Per ingannare il tempo o perché l'immaginazione, che è propria dell'età, reclama giustamente il suo spazio, fantasticano strane storie su un loro vicino, Arthur Radley, che conduce una vita molto appartata, dal quale sono attratti, pur avendone, allo stesso tempo, paura. Già, chi da bambino non ha avuto un luogo “spaventoso” nel quale bisognava comunque andare per dimostrare il proprio coraggio?
Comunque, tra il pregiudizio ed il bigottismo dell'ambiente che li circonda, i bambini crescono liberi e sereni fino a quando il padre, avvocato, viene incaricato di assumere la difesa di Tom Robinson, un uomo di colore accusato di violenza sessuale nei confronti di una ragazza bianca. Cominciano allora i guai, anche a scuola, perché “difendere i neri” è una grave mancanza nei confronti della propria comunità e poco importa se è il tuo dovere: non dovresti farlo e punto.

SCOUT: "If you shouldn’t be defendin‘ him, then why are you doin’ it?"
ATTICUS:"For a number of reasons...The main one is, if I didn’t I couldn’t hold up my head in town, I couldn’t represent this county in the legislature, I couldn’t even tell you or Jem not to do something again."

SCOUT: “Se non dovresti difenderlo, perché lo stai facendo?”
ATTICUS:”Per molte ragioni... La più importante è che, se non lo facessi, non potrei tenere la testa alta giù in città, non potrei rappresentare questa contea nella legislatura, non potrei nemmeno dire a te e a Jem di non fare più qualcosa.

Beh, una bella lezione per tutti quelli che se ne fregano dei diritti degli altri o, peggio ancora, cercano di emergere negandoli e facendo leva sugli istinti peggiori della gente. Ma andiamo avanti..Perché, è giocoforza, se la maldicenza non è sufficiente a farti desistere, si passa alle minacce...Ma Atticus non cede..

The one thing that doesn't abide by majority rule is a person's conscience.

L'unica cosa che non deve sottostare alla regola della maggioranza è la coscienza di una persona.

Ed è una grande verità, dobbiamo respingere sempre, e con durezza, le pressioni che ci vengono fatte per farci compiere qualcosa che non riteniamo giusto: chi cerca di forzare la nostra coscienza ci manca di rispetto, che lo faccia con delle lusinghe o con delle minacce poco importa. Purtroppo non basta il coraggio e l'abilità di Atticus, per la giuria la parola dei bianchi vale comunque più di quella dei neri, ed a nulla vale l'evidenza dei fatti: Tom viene condannato e verrà poi ucciso in un tentativo di fuga (Tom non ha fiducia nella giustizia dei bianchi e preferisce correre il rischio di un'evasione piuttosto che aspettare il ricorso in secondo grado). Purtroppo ancora non è finita, perché se da un lato è vero che il codice segregazionista ha vinto, dall'altro Atticus, dimostrando che sia il padre che la ragazza mentivano e che non era stato Tom, ma il padre, a picchiare la ragazza, ha tolto a quella famiglia ogni residuo di dignità e di credibilità: aver cercato di sedurre un nero, in quella comunità, è un marchio indelebile e quindi non c'è da meravigliarsi se il padre della ragazza cerchi vendetta nei confronti di Atticus, “reo” di aver gettato l'onta sulla sua famiglia. Incontrandolo in città, gli sputa in faccia e lo minaccia, ed Atticus, a Jem che gli chiede perché non abbia reagito, risponde:
..
So if spitting in my face and threatening me saved Mayella Ewell one extra beating, that's something I'll gladly take. He had to take it out on somebody and I'd rather it be me than that houseful of children out there. You understand?

...
Così, se sputandomi in faccia e minacciandomi ha risparmiato a Mayella Ewell (la figlia) un altro pestaggio, questo è qualcosa che riceverò ben volentieri. Doveva sfogarsi su qualcuno e preferisco che se la prenda con me piuttosto che si sfoghi in quella casa piena di bambini. Lo capisci?

Ma nemmeno questo basta...Per punire Atticus, cercherà di uccidere i suoi figli che saranno salvati proprio da Arthur, lo strano uomo che popolava le loro paure. E così Scout si rende conto che....

Neighbors bring food with death and flowers with sickness and little things in between. Boo was our neighbour. He gave us two soap dolls, a broken watch and chain, a pair of good-luck pennies and our lives. But neighbors give in return. We never put back into the tree what we took out of it; we had given him nothing and it made me sad.

I vicini portano cibo quando viene la morte e fiori quando viene la malattia e piccole cose nell'intermezzo. Boo (Arthur) era nostro vicino. Lui ci regalò due bambole di sapone, un orologio rotto ed una catena, un paio di penny portafortuna e le nostre vite. Ma i vicini ricambiano i doni. Noi non abbiamo mai rimesso su quell'albero quello che avevamo preso da esso: a lui non avevamo dato nulla e questo mi rendeva triste.

Già, la maggior parte delle volte le persone che ci sembrano un po' strane sono benevole e, soprattutto, non fanno nulla di male... Ma questo, chi ha un briciolo di cervello e un pizzico di onestà già lo sa.

venerdì 12 giugno 2015

La caduta di un impero

Vediamo chi se lo ricorda....Qual è l'episodio simbolo che incrina l'immagine di Atene come culla della democrazia e della libertà? Arriviamoci per gradi...Guerra del Peloponneso, ossia Atene contro Sparta: c'è un'isola che vorrebbe mantenere la sua neutralità, ma gli Ateniesi non sono proprio d'accordo, anzi....Complimenti a chi ha indovinato! Oggi tratteremo del famoso dialogo tra Ateniesi e Meli, di Tucidite.
Ricapitolando, gli ambasciatori ateniesi vengono condotti davanti ai magistrati ed oligarchi di Melo e mettono subito le cose in chiaro...

Dialogo Ateniesi e Meli - Tucidite


AT:
Come noi dunque non ci impelagheremo in una lungaggine suadente di parole condite con bei nomi, su come sia giusto che che siamo noi a regnare avendo vinto i Persiani e che facciamo la spedizione perché ci è stata fatta offesa, così ci aspettiamo che voi non pensiate di persuaderci dicendo che pur essendo coloni dei Lacedemoni non ci avete mosso guerra a loro fianco e che non ci avete fatto alcun torto,ma invece ci aspettiamo che venga compiuto ciò che è possibile in base a quello che veramente pensiamo entrambi, sapendo che nel dibattito umano ciò che è giusto viene fuori da un'eguale necessità tra le parti, mentre i potenti fanno quello che possono ed i deboli cedono.

I Meli cercano di far capire agli Ateniesi che in caso di fallimento della loro spedizione ne riceverebbero un danno maggiore di quello causato dalla loro neutralità, ma....

Dialogo Ateniesi e Meli - Tucidite


AT:
Ma noi non ci spaventiamo per la fine del nostro impero, se dovesse finire: infatti non quelli che comandano sugli altri, come i Lacedemoni, sono spaventosi per i vinti (e la contesa [ora] non è tra noi ed i Lacedemoni), ma coloro che una volta sottomessi, sollevandosi contro quelli che comandano, li conquistino.

Ci sarà pure della logica, non lo nego, ma la disequazione non mi convince granché...Perdere una guerra ha sempre conseguenze tragiche, il resto è pura speculazione filosofica. Ma andiamo avanti...Gli Ateniesi premono affinché i Meli accettino di sottomettersi, sostenendo che questa soluzione sia l'unica vantaggiosa per entrambe le parti..

Dialogo Ateniesi e Meli - Tucidite


MEL:
E che vantaggio può venire a noi nel divenire schiavi come quello che viene a voi nel comandarci?
AT:
Che a voi avverrebbe di doverci servire anziché subire i più terribili mali, e noi, non distruggendovi, ci guadagneremmo
MEL:
Non potreste accettare, restando in pace, che noi fossimo amici anziché nemici, alleati di nessuna delle due parti?
AT:
No, perché la vostra inimicizia non ci danneggia tanto quanto la vostra amicizia, segno evidente per i nostri sudditi della nostra debolezza mentre l'odio lo è della nostra potenza.

Beh, questa scuola di pensiero ha dominato gli scenari mondiali almeno fino alla seconda guerra mondiale, quando finalmente nasce il diritto internazionale (almeno come lo intendiamo noi!!!) ed i paesi preferiscono, in linea di massima, cercare risoluzioni pacifiche ai conflitti.
Ma vediamo come va a finire...I Meli respingono l'ultimatum degli Ateniesi e ci insegnano che nemmeno la sopravvivenza giustifica una resa abietta: gli uomini verranno tutti uccisi, mentre le donne ed i bambini saranno venduti come schiavi. Per gli Ateniesi non finirà meglio: sconfitti dagli Spartani, vedranno il tramonto della loro potenza e anche le loro donne ed i loro bambini diverranno schiavi. E Tucidite? Secondo me, stava con i Meli. Abbiamo inaugurato, così, l'ennesimo filone: quello degli imperi (che sarà sicuramente trattato nei prossimi post).