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sabato 26 maggio 2012

La difesa dell'allegria

C'è un po' d'Italia, comunque, tra i grandi scrittori latinoamericani di questo periodo.
Visto che ieri abbiamo parlato di uno scrittore uruguayano, Juan Carlos Onetti, rendiamo omaggio oggi ad un altro scrittore (e poeta) nato in quel paese, ma di origini italiane, Mario Benedetti.
Dopo il golpe in Uruguay, si trasferirà in Argentina e in seguito vivrà anche in Perù, Spagna, Cuba, per poi tornare a Montevideo nel 1983.
Tra le sue opere, oltre a "La Tregua", che fu oggetto di una trasposizione cinematografica, probabilmente assai conosciuta è la poesia "Defensa de la alegria" (Difesa dell'allegria)  perchè ispirò la canzone "Defender la alegria" con cui un gruppo di artisti (Joan Manuel Serrat, Miguel Bosé, Joaquín Sabina, Ana Belén, Fran Perea, Soledad Giménez, Victor Manuel, Concha Velasco e María Barranco) appoggiarono la candidatura di Zapatero.

Defender la alegría como una trinchera 
defenderla del escándalo y la rutina 
de la miseria y los miserables 
de las ausencias transitorias 
y las definitivas.
........

Difendere l'allegria come una trincea/ difenderla dai rumori e dalla routine/ 
dalla miseria e dai miserabili/dalle assenze brevi/ e da quelle definitive.

Beh, per questa volta non commenterò, in quanto la poesia di Benedetti tratta il tema in maniera assolutamente esaustiva e vi invito a rileggerla: Defensa de la alegria ; la canzone invece, la trovate su youtube: Defender la alegria .

Post collegati : Terra di nessuno

Terra di nessuno

Continuiamo la nostra passeggiata tra i grandi autori latinoamericani per parlare oggi di Juan Carlos Onetti, scrittore uruguayano che visse anche in Argentina ed in Spagna, e che nel 1981 ricevette il Premio Cervantes.
Tra i suoi vari, indimenticabili racconti ho scelto "Terra di nessuno" perchè invita alla riflessione su uno dei temi sempre attuali della storia, quello dell'emigrazione.
Nel desolato paesaggio urbano di Buenos Aires, un gruppo di persone che a prima vista possono apparire un po' stravaganti ma che, pensandoci bene, rispecchiano il sentire comune di intere generazioni, sogna di fuggire dalla capitale per trasferirsi in una fantomatica isola della Polinesia, l'unico posto al mondo dove è possibile non far nulla (l'importante è non far male a nessuno) e dove tutti pensano ai fatti loro.
Ma un simile paradiso esiste solo nei sogni e quando ci si risveglia ci si trova davanti alla dura realtà quotidiana.
Ma qual è la molla che spinge intere generazioni a lasciare il proprio paese per cercare una vita altrove?  Indubbiamente il fattore economico è importantissimo, tuttavia le cose sono più complicate di quello che sembrano:  non si spiegherebbe, altrimenti, la preferenza per alcune destinazioni rispetto ad altre che, pur offrendo delle opportunità,  risultano meno attrattive.
Alcuni individuano la ragione della "voglia di andarsene"  nella perdita dei valori tradizionali, successiva alla seconda guerra mondiale, senza che, nel frattempo, ne siano emersi di nuovi; altri, invece, in una maggior consapevolezza delle ingiustizie: quando ci si trova di fronte ad un'ingiustizia, del resto, ci sono due possibilità: o la si combatte oppure, se si può, la si sfugge.
E fuggire, probabilmente, è la cosa più saggia, come ci ricorda Salvatores con il suo film Mediterraneo, che si apre con una citazione di Henri Laborit:

"In tempi come questi la fuga è l'unico mezzo per mantenersi vivi e continuare a sognare".

E, prendendo a prestito la didascalia conclusiva del film, anche questo post è DEDICATO A TUTTI QUELLI CHE STANNO (ANCORA) SCAPPANDO.


mercoledì 23 maggio 2012

Lots of laughs

Entriamo definitivamente negli anni '80, anni caratterizzati da profondi mutamenti negli equilibri politici internazionali. Nel 1980, nei cantieri di Danzica, si costituisce Solidarność, potente sindacato di matrice cattolica e anticomunista che eroderà anno dopo anno il potere del "partito unico" fino ad arrivare alla vittoria di Lech Walesa nelle elezioni politiche del 1989.
Procediamo però più lentamente, perchè in un periodo in cui l'America Latina la fa da padrona in campo letterario, anche l'Italia vive il suo momento di gloria con Umberto Eco ed il suo "Il nome della rosa", proprio nel 1980.
Romanzo storico, ma al tempo stesso giallo nonchè avventuroso viaggio alla ricerca di un prezioso testo (il libro sul "Comico" di Aristotele, una parte della "Poetica") , è divenuto un best seller perfino negli USA ed è stato oggetto di una trasposizione cinematografica.
Il francescano Guglielmo di Baskerville indaga su una serie di omicidi che avvengono in un monastero benedettino (mi è subito venuto in mente "Sherlock Holmes ed il mastino dei Baskerville", di Conan Doyle; non so se la cosa è casuale o è stata voluta dall'autore, fatto sta che Guglielmo sarebbe piaciuto, per i suoi metodi investigativi, a Sherlock).

La verità non è nelle cose e nei fatti ma nella loro sistemazione logica ed organizzata.

Alla fine Guglielmo riuscirà a scoprire l'assassino, che non è il maggiordomo come spesso capita nei migliori gialli bensì il bibliotecario, che non vuole che il testo di Aristotele venga conosciuto perchè il riso è pericoloso: se passa il concetto che si può ridere di tutto, si potrebbe ridere anche di Dio o dell'ordine da Lui prestabilito.
Si può ridere di tutto? Non lo so, personalmente tendo a distinguere tra ridere "bene" e ridere "male"; conosco persone che ridono "bene",  la cui allegria è contagiosa e fa bene anche a chi sta intorno e conosco persone che pur ridendo molto, ridono  male: il loro riso suona quasi forzato e tradisce rabbia, invidia (se non odio) e disprezzo per gli altri: beh, con buona pace del bibliotecario, se proprio bisogna mettere dei limiti alla libertà di ridere, proibiamo di ridere male.

lunedì 21 maggio 2012

Scrivere una lettera

Approfittiamo del fatto che l'ultima volta abbiamo parlato della Teologia della Liberazione e  che comunque in questi giorni ricorre l'anniversario della sua nascita per ricordare una delle figure simbolo dell'impegno sociale del cattolicesimo, Don Lorenzo Milani.
Come saprete, nel Laboratorio di Barbiana si praticava la scrittura collettiva (che deve essere una cosa bellissima e che mi piacerebbe sperimentare un giorno): "Lettera ad una professoressa" fu scritta insieme ai suoi ragazzi.
I tempi sono cambiati e forse oggi, anzichè alle professoresse, le quali ormai, salvo qualche caso patologico,  la lezione di Don Milani l'hanno imparata, la lettera bisognerebbe scriverla a imprenditori, "selezionatori del personale", e tutti coloro che continuano quella che Don Milani effettivamente denunciava, ossia la guerra dei ricchi contro i poveri. Se adesso con molti sacrifici un ragazzo proveniente da una famiglia onesta e modesta arriva a laurearsi, troverà molto probabilmente più ostacoli a collocarsi adeguatamente e ad avanzare nella carriera rispetto ad un coetaneo proveniente da una famiglia più agiata con un titolo di studio analogo o che magari ha interrotto i suoi studi al diploma.
E' questa, a mio avviso, la nuova frontiera.
Torniamo comunque a Don Milani e all'altro dei suoi celebri scritti: "L'obbedienza non è più una virtù".
Vi riporto questo breve stralcio di lettera scritto ai cappellani militari che si erano dichiarati contrari all'obiezione di coscienza:

Non discuterò qui l’idea di Patria in sé. Non mi piacciono queste divisioni.
Se voi però avete diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro . Gli uni son la mia Patria, gli altri i miei stranieri. E se voi avete il diritto di insegnare che italiani e stranieri possono lecitamente anzi eroicamente squartarsi a vicenda, allora io reclamo il diritto di dire che anche i poveri possono e debbono combattere i ricchi. E almeno nella scelta dei mezzi sono migliore di voi: le armi che voi approvate sono orribili macchine per uccidere, mutilare, distruggere, far orfani e vedove. Le uniche armi che approvo io sono nobili e incruente: lo sciopero e il voto.
[.....]

Post collegati: Ernesto Cardenal

sabato 19 maggio 2012

Luces

Rendiamo omaggio, nel post di oggi, a Ernesto Cardenal, religioso e poeta nicaraguense.
Fu uno dei massimi esponenti della Teologia della Liberazione e appoggiò la lotta sandinista.

Es la hora en que brillan las luces de los burdeles            
Y las cantinas. La casa de Caifás está llena de gente.        
Las luces del palacio de Somoza están prendidas.              
Es la hora en que se reúnen los Consejos de Guerra            
Y los técnicos en torturas bajan a las prisiones.              
La hora de los policías secretos y de los espías,              
Cuando los ladrones y los adúlteros rondan las casas          
Y se ocultan los cadáveres. Un bulto cae al agua.              
Es la hora en que los moribundos entran en agonía.            
La hora del sudor en el huerto, y de las tentaciones.          
Afuera los primeros pájaros cantan tristes,                    
Llamando al sol. Es la hora de las tinieblas.                  
Y la iglesia está helada, como llena de demonios,              
Mientras seguimos en la noche recitando los salmos.    

E' l'ora in cui brillano le luci dei bordelli /e delle osterie. La casa di Caifas é piena di gente./
Le luci del palazzo di Somoza sono accese./E' l'ora in cui si riunisce il Consiglio di Guerra/
e gli aguzzini scendono nelle prigioni./L'ora della polizia segreta e delle spie,/
quando i ladri e gli adulteri ronzano intorno alle case/ 
e si occultano i cadaveri. Un pacco cade in acqua./
E' l'ora in cui i moribondi entrano in agonia./ E' l'ora del sudore nell'orto, e delle tentazioni./
Fuori, i primi uccelli cantano tristi,/chiamando il sole. E' l'ora delle tenebre, / 
e la chiesa è gelata, come fosse piena di demoni,/mentre continuiamo a recitare salmi nella notte.

In sostanza, bisogna fare qualche altra cosa oltre che pregare: l'emancipazione sociale e politica è propria del messaggio cristiano.

Post collegati Sandinista Don Milani

venerdì 18 maggio 2012

Fino alla fine del tempo


Nel 1969 Samuel Beckett riceve il premio Nobel per la letteratura e visto che l'altro ieri siamo tornati a parlare di teatro con Dario Fo, cogliamo la palla al balzo per rimediare alle solite gravi dimenticanze di questo blog e parliamo dunque del "teatro dell'assurdo".
Con il "teatro dell'assurdo" (espressione fin troppo abusata) si intende trasmettere l'angoscia per qualcosa che non si comprende nonchè il proprio conflitto interiore con il mondo.
Possiamo individuare in Kafka, altro illustre dimenticato in queste pagine, il "progenitore" di questo tipo di teatro, che si caratterizza per il mix di tragico e comico, di onirico e realistico, nonchè per la forte disgregazione del linguaggio.
Gli anni d'oro di questo stile teatrale sono gli anni '50, nei quali vengono rappresentati "La cantatrice calva", di Ionesco, e "Aspettando Godot", di Beckett (per l'appunto!).
Nè la cantatrice calva nè Godot esistono (o, almeno, "nessuno li ha visti"): della prima si dice che "si pettina sempre alla stessa maniera" ed il secondo invia ogni giorno un messaggero dicendo che verrà il giorno seguente.
Beh, l'interrogativo d'uopo è: perchè aspettare Godot?
La risposta più logica è "per passare il tempo":  Vladimir e Estragon celebrano il loro rito quotidiano per fare qualcosa mentre aspettano una fine, o meglio, la fine del tempo: Godot dunque non "verrà" fino a quando il tempo non si sarà fermato.
Ognuno ha visto in Godot quello che ha voluto: Dio, il destino, la morte..Ed in effetti, la grandezza dell'opera è proprio questa, "l'astrazione": Godot è l'Attesa per eccellenza, quella con la A maiuscola.


Post collegati: Dario Fo

mercoledì 16 maggio 2012

La Comune

Visto che nel post precedente abbiamo accennato alla contestazione studentesca del '68, approfittiamone per parlare dell'esperienza del collettivo teatrale "La Comune" di Dario Fo, che negli anni tra il 1968 ed il 1975 si distinguerà per la satira diretta nei confronti della classe dirigente e per il fatto che le opere vengono rappresentate nelle fabbriche, nei quartieri popolari e nei campi.
Sono gli anni di "Morte accidentale di un anarchico" , "Il Fanfani rapito",  "Morte e resurrezione di un pupazzo" e "Non si paga, non si paga" .
Qualche accenno a quest'ultima, visto i tempi che corrono...Negli anni della crisi economica, con l'inflazione che galoppa ( ricordo i mini-assegni, emessi prima dalle banche e poi anche dai grandi magazzini, la svalutazione della lira e tutti i problemi per arrivare alla fine del mese..) , Antonia, la protagonista, assiste ad una singolare rivolta nel supermercato: le donne rifiutano di pagare i prodotti oppure stabiliscono esse stesse il giusto  prezzo ("La spesa proletaria"!). Considerando le sue difficoltà, le bollette e l'affitto da pagare, Antonia ne approfitta per riempirsi la sporta. L'opera contiene un'esplicita critica nei confronti dei licenziamenti delle donne incinte e nei confronti della Chiesa Cattolica per la sua posizione sugli anticoncezionali.
Le protagoniste sono le donne, coloro che in quegli anni dovevano effettivamente cimentarsi quotidianamente  nell'arte di mettere qualcosa a tavola senza avere la capacità miracolosa di moltiplicare pani e pesci; gli uomini, invece, non ci fanno una bella figura: risultano pavidi e irrimediabilmente assuefatti alla TV (beh, considerando che la TV la guardo pochissimo, forse mi salvo!!!!).
Alla prossima.

Post collegatiTeatro dell'assurdo

lunedì 14 maggio 2012

Primavera di Praga

Prima di entrare definitivamente negli anni '80,  cerchiamo di non tralasciare altri eventi storici e letterari che caratterizzano gli anni '70.
Il 1968, oltre ad essere l'anno della protesta studentesca, è anche l'anno dei tragici avvenimenti che seguirono la "Primavera di Praga". Con questa espressione si vuole indicare il tentativo di democratizzazione della Cecoslovacchia portato avanti dal riformista Dubček, che però fu stroncato dall'Unione Sovietica: nell'Agosto del '68, carri armati e contingenti militari sovietici invasero il paese (e ci restarono  fino al 1990).
Tra le proteste che ne seguirono, bisogna ricordare quella dello studente Jan Palach, che si diede fuoco in piazza San Venceslao.
Quei drammatici giorni sono raccontati magistralmente nell'omonima (e imperdibile, per chi non la conosce già) canzone di Francesco Guccini, Primavera di Praga .
Nella Praga invasa dall'Unione Sovietica si snodano anche le vicende del romanzo "L'insostenibile leggerezza dell'essere" di Kundera.
Beh, visto che siamo un "Liceo Classico" (anche se "Permanente"), per parlare del romanzo prenderò spunto da quando a Tomas, uno dei protagonisti, viene in mente la storia di Edipo.
Come tutti saprete, Edipo giacque nel talamo nuziale con la propria madre; ebbene, Edipo non sapeva di dormire con sua madre tuttavia, quando se ne rese conto, non si sentì innocente: non potendo sopportare la vista delle sventure che aveva causato con la propria ignoranza, si strappò gli occhi e partì, cieco, da Tebe.
L'ignoranza  non può essere l'alibi per le nostre azioni (il che  non ha nulla a vedere con il celebre 'Ignorantia legis non excusat'  caro ai giuristi; semmai vuol significare esattamente il contrario: Kundera usa la storia di Edipo per condannare senza appello quei giudici cecoslovacchi che, ingannati (forse) dalla polizia sovietica, mandavano a marcire in prigione (o a morire) degli innocenti: gli "io non sapevo", "io credevo che"  ,  ecc. non bastano a mantenere l'anima pura: chi ha delle responsabilità ha il dovere di sapere e di non farsi ingannare, nemmeno da chi ha molti mezzi.

E per concludere...

La vera bontà dell'uomo si può manifestare in tutta purezza e libertà solo nei confronti di chi non rappresenta alcuna forza. 
M.Kundera



mercoledì 9 maggio 2012

Salvador

Riprendiamo il discorso da dove l'avevamo lasciato ieri, ossia dall'anno 1980.
Sempre in America Latina, e più precisamente in El Salvador, scoppia una violenta guerra civile , che durerà 12 anni, tra il governo di destra e l'opposizione di sinistra. In questo stesso anno, viene assassinato l'arcivescovo Romero, che aveva più volte dichiarato la sua solidarietà al popolo  vittima della prepotenza dei militari.
I guerriglieri erano aiutati da Cuba e dal Nicaragua, mentre le forze filogovernative (che comprendevano, al loro interno, anche i famigerati squadroni della morte, la cui "nobile missione" era quella di seminare il terrore nelle zone più povere e rurali del paese) erano, come al solito, pienamente appoggiate dagli Stati Uniti.
Il sanguinoso conflitto che ne scaturì è raccontato in un film, bello e coraggioso, di Oliver Stone, intitolato, per l'appunto, "Salvador".
Dopo dodici anni di guerra e decine di migliaia di vittime, fu avviato il processo di pace: i guerriglieri accettarono di deporre le armi, il governo di smobilitare esercito e polizia nonchè di sciogliere gli squadroni della morte. Contestualmente alla firma degli accordi di pace, iniziò anche la democratizzazione del paese, con elezioni monitorate dall'ONU.

Post collegati: Rivoluzione Sandinista

martedì 8 maggio 2012

1980

Negli ultimi anni del periodo che stiamo trattando, caratterizzato come abbiamo visto dallo scontro tra feroci regimi e gruppi guerriglieri, in Nicaragua viene cacciato il dittatore Somoza ed il potere viene preso dal Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale, che lo manterrà dal 1979 al 1990.
Alla rivoluzione sandinista seguì il conflitto con i "Contras", guerriglieri addestrati e finanziati dagli Stati Uniti, che portò il paese allo stremo e così, nonostante le importanti riforme sociali che caratterizzarono quegli anni, le elezioni del 1990 furono vinte dal partito di opposizione appoggiato dagli USA, mettendo così fine  all'esperienza sandinista.
Album dei ricordi alla mano (andavo per l'appunto al Liceo) la rivoluzione in Nicaragua ispirò il disco dei Clash "Sandinista!" (1980, e così abbiamo fatto anche una citazione dello storico gruppo punk).
E continuando a sfogliare l'album, il 1980 è anche l'anno del Mundialito in Uruguay. Il governo golpista di quel paese organizzò, a fini propagandistici, un  mini torneo al quale avrebbero partecipato i paesi vincitori della Coppa del Mondo. Parteciperanno, infatti, Brasile, Argentina, Italia, Germania, Olanda (al posto dell'Inghilterra, che declinò l'invito) e, per l'appunto, Uruguay.
Evento televisivo più che sportivo (alzi la mano chi si ricorda qualche partita!!!), finirà presto nel dimenticatoio.
Il regime uruguagio continuerà a perdere colpi e nel 1984 la giunta militare abbandonerà il potere.

domenica 6 maggio 2012

Ribollendo di rabbia

Restiamo sempre in Sud America, e spostiamoci in Messico per continuare a parlare del tema dell'oppressione esercitata sui diritti della persona in una società autoritaria e conservatrice al tempo stesso.
Ho volutamente utilizzato la parola "persona" anzichè la parola "donna" perché, anche se la vittima di questa oppressione nel caso che vi narrerò è una donna (lo è anche il suo aguzzino, o meglio "aguzzina"), fino a quando si continuerà a parlare di diritti della donna come se fossero qualcosa di diverso da quelli dell'uomo non ci incammineremo sulla strada giusta.
Il libro di cui vi parlerò oggi è "Come l'acqua per il cioccolato", di Laura Esquivel.
A scanso di equivoci, "Como agua para chocolate" è un modo di dire che indica una situazione di rabbia (o comunque di infelicità) estrema: l'acqua, per essere al punto giusto per fare il cioccolato, deve bollire.
E' la storia di Tita e delle sue sorelle, Rosaura e Gertrude, tiranneggiate dalla propria madre, Mamma Elena.
Mamma Elena non ama le proprie figlie, perchè a sua volta è stata infelice in quanto i suoi genitori non le hanno permesso di sposarsi con l'uomo che amava. Sfoga tutte le sue frustrazioni con le figlie, umiliandole, picchiandole e non permettendo loro di avere un po' di felicità, così come era toccato a lei.
Tita è la figlia minore e per questo viene destinata a non sposarsi e a prendersi cura della madre fino a quando questa non passerà a miglior vita.
Pedro, il suo innamorato, per poterle stare vicino sposa sua sorella Rosaura e sarà un altro disastro: Rosaura sa che Pedro ama Tita, tuttavia lo sposa per avere una famiglia; più in là, quando il rancore crescerà anno dopo anno, cercherà di far proseguire la tradizione familiare e di spingere  la figlia nata dal suo infelice matrimonio a prendersi cura di lei (ma non ci riuscirà).
Tita è il personaggio principale: in una vita che le riserva solo sofferenze, trova il suo unico conforto nella cucina, preparando deliziosi manicaretti (ogni capitolo contiene una ricetta!).
Nonostante tutto, lotterà fino alla fine per il suo obiettivo e contro l'ingiustizia che la tradizione perpetuava nella sua famiglia.

Post collegati: Isabel Allende

sabato 5 maggio 2012

Mundial

Alla luce di quanto detto nel post precedente, continuiamo quindi a parlare di sport e di quello che succede in questo periodo.
Nel 1978, nell'Argentina di Videla e dei "desaparecidos", si disputano i mondiali di calcio. Ovviamente era un evento finalizzato a far guadagnare il consenso popolare al regime e, al di fuori di alcune illustri defezioni, ci si prestò al gioco. Tra coloro che non stettero al gioco, tenendo conto di quanto fosse più rischioso farlo in quel paese piuttosto che nelle democrazie europee, voglio citare Jorge Carrascosa, capitano carismatico della nazionale argentina, che a pochi mesi dal mondiale si ritirò: non voleva sentirsi complice di quell'operazione di propaganda.
Durante il campionato mondiale, fuori e dentro il campo successe di tutto (compreso un rocambolesco 6-0 al Perù grazie al quale l'Argentina scavalcò in differenza reti il Brasile ed entrò in finale); l'Argentina vinse il mondiale nella finale contro l'Olanda (gli olandesi, infuriati per l'arbitraggio, al termine della partita entrarono subito negli spogliatoi senza salutare) ed il regime ebbe raggiunto il suo scopo, raggiungendo l'apice della sua popolarità.
Un libro di Pablo Llonto, "I mondiali della vergogna", racconta quei giorni. Da un punto di vista esclusivamente "sportivo", voglio aggiungere che in quel mondiale l'Italia giocò molto bene e non riuscì ad entrare in finale per la sfortuna (più due tiracci da lontano che sorpresero Zoff): avevamo una squadra che avrebbe potuto vincere il campionato del mondo.
Ci rifaremo quattro anni dopo, in Spagna: meglio così, è sicuramente preferibile festeggiare e alzare la Coppa del Mondo avendo in tribuna d'onore Sandro Pertini piuttosto che un dittatore sanguinario.


giovedì 3 maggio 2012

Casa Cile

Torniamo a parlare, come promesso, del golpe del 1973 in Cile e facciamolo, innanzitutto, attraverso il romanzo "La casa degli spiriti" di Isabel Allende.
Isabel Allende era imparentata con Salvador Allende, il presidente cileno morto durante il colpo di stato (secondo una versione, morì con il fucile in mano, mentre cercava di difendere il palazzo presidenziale) ed è la scrittrice latinoamericana  più letta nel mondo.
"La casa degli spiriti" è un romanzo complesso che racconta, attraverso la saga di una famiglia, sia il conflitto tra machismo e femminismo (che cominciava a prendere piede anche nei paesi latinoamericani), che la lotta di classe. Parte della critica ha parlato di "opera femminista", ma non mi sento di condividere in pieno il giudizio: la lotta di classe tra chi vuole mantenere i propri privilegi ed il popolo che, trascinato dalle nuove idee socialiste, cerca di accedere al potere, è presente in ogni momento.
Oltre alla "Casa degli spiriti", mi sento di consigliare, tra gli altri romanzi della Allende, "Inés dell'anima mia".
Voglio raccontare, inoltre, un altro piccolo ma significativo episodio avvenuto durante i tristi anni della dittatura di Pinochet.
Come gli appassionati di tennis sicuramente sapranno, l'Italia vinse la Coppa Davis nel 1976 proprio in Cile. Dopo un lungo tira e molla se rinunciare o meno alla finale che sarebbe stata giocata in un paese in cui la violazione dei più elementari diritti umani era il pane quotidiano (il Cile era arrivato in finale anche perchè l'URSS si rifiutò di giocare), alla fine si decise di andare a Santiago.
Ebbene, nella partita di doppio che valeva il punto decisivo, Panatta e Bertolucci indossarono una maglietta rossa come segno di protesta nei confronti della dittatura (il regista Calopresti ha realizzato un documentario in proposito). Fu giusto, non ci si può sempre nascondere dietro frasi fatte come "lo sport non deve essere mischiato con la politica", ecc. ecc. perchè sono delle grandi (e interessate) cavolate: se una cosa non è giusta, chi ha del coraggio lo dice su qualunque palcoscenico.



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martedì 1 maggio 2012

Abbasso la contessa

Il Primo Maggio è davvero un giorno speciale, in cui si uniscono in un abbraccio indissolubile commemorazione e festa.
Non si può prescindere dalla commemorazione, perchè la conquista dei diritti dei lavoratori è avvenuta attraverso molte lotte e molti sacrifici, a volte estremi come quello di Placido Rizzotto (ma sono tantissimi i sindacalisti, più o meno noti, che hanno pagato a caro prezzo il loro impegno a favore degli altri).
E non si può nemmeno prescindere dalla festa e quindi dalla musica. Difficile dire qual è la canzone che meglio interpreta lo spirito del Primo Maggio, tuttavia dovendo fare una scelta quest'anno mi viene in mente "Contessa" di Pietrangeli (ma interpretata anche dai Modena City Ramblers e da chissà quanti altri...).
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Del resto mia cara di che si stupisce 
anche l'operaio vuole il figlio dottore 
e pensi che ambiente che può venir fuori 
non c'è più morale, Contessa.
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Facile immaginare il motivo di questa scelta..In un periodo di tagli all'istruzione e alla spesa sociale, di salari bassi e imposte alte,  di lavoro che diviene sempre più un'incognita, far studiare i propri figli rischia di diventare un sogno proibito non solo per l'operaio ma anche per la piccola borghesia. Non si può non essere consapevoli che quando si consente che crescano le barriere, dirette o indirette,  all'accesso allo studio di qualità, si avalla un'ingiustizia perchè se c'è una "livella" (come la chiamerebbe Totò) che può consentire un minimo di mobilità e di ricambio sociale, è proprio la scuola.
E infine un po' d'arte..Per restare a tema, scelgo "La pausa dal lavoro" di Guttuso, un'icona del nostro dopoguerra ed una speranza di rinascita 

Pausa dal lavoro - Guttuso
Buon Primo Maggio a tutti!