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sabato 2 novembre 2019

Best coach – parte seconda

καὶ καταβαίνοντος ἐξ Ἄλβης Καίσαρος εἰς τὴν πόλιν ἐτόλμησαν αὐτὸν ἀσπάσασθαι βασιλέα, τοῦ δὲ δήμου διαταραχθέντος ἀχθεσθεὶς ἐκεῖνος οὐκ ἔφη βασιλεύς, ἀλλὰ Καῖσαρ καλεῖσθαι

Perciò, quando Cesare scese da Alba in città, osarono chiamarlo re; ma poiché il popolo era in tumulto, egli, seccato, disse che si chiamava Cesare, non re.

Per oggi, lasciamoci guidare da Plutarco che, nelle sue “Vite parallele”, sceglie il nobile destino di Cesare come contrappeso ai giorni, straordinari,  di Alessandro. Iniziamo, dunque, dal suo incarico di governatore della provincia di Spagna. Nel suo viaggio attraverso le Alpi, passò per un villaggio barbaro talmente malridotto che i suoi amici, scherzando, si interrogavano se anche lì ci fossero invidie tra i nobili e contese per il potere.

τὸν δὲ Καίσαρα σπουδάσαντα πρὸς αὐτοὺς εἰπεῖν, ‘ἐγὼ μὲν ἐβουλόμην παρὰ τούτοις εἶναι μᾶλλον πρῶτος ἢ παρὰ Ῥωμαίοις δεύτερος.’

Cesare, parlando in serio, disse loro: - Preferirei essere il primo tra costoro piuttosto che il secondo tra i Romani.


In largo anticipo rispetto al “Better to reign in Hell than serve in Heaven” di Milton, vero? Cesare non sopportava di non essere “il numero uno”: ricchezze e onori venivano dopo.
Esaminiamo, allora, come si allenava per raggiungere il podio...
Cesare era di salute cagionevole e soffriva di epilessia; cionondimeno, non si risparmiava fatiche, disagi e pericoli, ritenendo che tali asprezze contribuissero a temprare il suo corpo.
Può essere considerato, inoltre, un anticipatore della c.d. “Information Security”:

λέγεται δὲ καὶ τὸ διά γραμμάτων τοῖς φίλοις ὁμιλεῖν Καίσαρα πρῶτον μηχανήσασθαι, τὴν κατὰ πρόσωπον ἔντευξιν ὑπὲρ τῶν ἐπειγόντων τοῦ καιροῦ διά τε πλῆθος ἀσχολιῶν καὶ τῆς πόλεως τὸ μέγεθος μὴ περιμένοντος. 

Si dice anche che Cesare, per primo, abbia cercato di scambiare messaggi con gli amici attraverso lettere cifrate quando in determinati momenti non gli era concesso di trattare di persona questioni urgenti, sia per i numerosi impegni che per la grandezza della città.

Ed a tavola, come chi è davvero nobile, dava lezioni del vero “bon ton”. Invitato a pranzo da Valerio Leone, poiché erano stati serviti degli asparagi conditi con unguento aromatico, anziché olio,  e avendo gli altri ospiti sollevato delle critiche....

‘ἢρκει γὰρ,’ ἔφη, ‘τὸ μὴ χρῆσθαι τοῖς ἀπαρέσκουσιν ὁ δὲ τὴν τοιαύτην ἀγροικίαν ἐξελέγχων αὐτός ἐστιν ἄγροικος.’

“Era sufficiente” - disse -”non mangiare quello che non piaceva: chi critica questa rusticità è lui stesso un rustico”.

Cesare, inoltre, non pensava soltanto a conquistare...

διὰ μέσου δὲ τῆς στρατείας τόν τε Κορίνθιον Ἰσθμὸν ἐπεχείρει διασκάπτειν, Ἀνιηνὸν ἐπὶ τούτῳ προχειρισάμενος, καὶ τόν Τίβεριν εὐθὺς ἀπὸ τῆς πόλεως ὑπολαβὼν διώρυχι βαθείᾳ καὶ περικλάσας ἐπὶ τὸ Κιρκαῖον ἐμβαλεῖν εἰς τὴν πρὸς Ταρρακίνῃ θάλατταν, ἀσφάλειαν ἅμα καὶ ῥᾳστώνην τοῖς δι᾽ ἐμπορίας φοιτῶσιν εἰς Ῥώμη

Nel mezzo della preparazione della spedizione militare (contro i Parti) iniziò a tagliare l'istmo di Corinto, assegnando l'incarico ad Anieno, e nel frattempo pensava di far deviare il Tevere a sud della città, con un profondo canale e, dopo averlo spezzato verso il Circeo, farlo fluire in mare presso Terracina, portando così allo stesso tempo agio e sicurezza a coloro che venivano a Roma per commerciare.

E tanti altri erano i progetti in corso di allestimento (la bonifica delle paludi di Pomezia e Sezze,   la costruzione di dighe, la bonifica del litorale di Ostia...)..

ἡ δὲ τοῦ ἡμερολογίου διάθεσις καὶ διόρθωσις τῆς περὶ τὸν χρόνον ἀνωμαλίας φιλοσοφηθεῖσα χαριέντως ὑπ᾽ αὐτοῦ καὶ τέλος λαβοῦσα γλαφυρωτάτην παρέσχε χρείαν. 

La riforma del calendario e la correzione dell'errore verificatosi nel calcolo del tempo, da lui studiata ed applicata con ingegno, arrecò un'utilità pratica molto apprezzata.

In sintesi, se vogliamo provare a trasformare i comportamenti di Cesare in un training plan per i leader dei tempi moderni:

  • Non fuggire il duro lavoro: è l'impegno richiestoci che attribuisce un valore ai beni, sia a quelli materiali che a quelli spirituali. Quello che ci costa poco, vale poco.
  • Avere sempre un occhio di riguardo per la delicatezza delle informazioni: il mettere in piazza le proprie “querelle” e quelle degli altri è indice di scarsa sensibilità e, di solito, non porta a nulla di buono.
  • Non fare gli schizzinosi su cose di poco conto, come possono essere cibi, vestiti e camere d'albergo: lo snob non è elegante, è mediocre. I pasti di Cesare erano, per lo più,  frugali ed egli, durante le campagne militari, dormiva dove capitava, lasciando le comodità ai subalterni più deboli.
  • Non essere troppo settoriali: la specializzazione è necessaria ma bisogna interessarsi di tutto, perché occorre saper collegare  le scienze l'una all'altra . Avere una visione d'insieme e vedere le cose da più punti di vista, quando dobbiamo prendere delle decisioni, è altrettanto fondamentale.
  • Cesare, infine, era soprattutto generosità e grandezza d'animo; perdonava, infatti, quasi sempre i suoi avversari politici poiché sapeva bene che se ci si lascia trascinare dall'odio e dal rancore si perdono di vista le cose importanti e non si va molto lontano.
Concludiamo, infine, con una riflessione su una qualità che un generale, un coach o, comunque, un leader dovrebbe avere e sulla quale non ci siamo soffermati, ma che dovrebbe fare la differenza nelle nostre valutazioni.
Prendiamo spunto, come spesso facciamo, dalla settima arte: da “The Hateful Height” , di  Quentin Tarantino:

Daisy Domergue: "You’re going to die on this mountain, Chris. My brother leads an army of men."

Sheriff Chris Mannix: "Horsesh*t! My daddy led an army, he led a renegade army, fighting for a lost cause! My daddy held up to four hundred men together after the war with nothing but their respect in his command! Your brother’s just a owlhoot who led a gang of killers!"

Daisy Domergue: "Tu morirai su questa montagna, Chris. Mio fratello guida un esercito."

Sheriff Chris Mannix: "Stron*ate! Mio padre guidava un esercito, guidava un esercito di rinnegati che si battevano per una causa persa! Mio padre teneva insieme oltre 400 uomini, dopo la fine della guerra, con nient'altro che il loro rispetto per il suo comando. Tuo fratello è soltanto un fuorilegge [N.D.R. : “morto”, poiché era stato appena ucciso!] che guidava una banda di assassini!"

La fine di questo thread nel prossimo post.

Parte prima 

sabato 5 ottobre 2019

Best coach - parte prima

Chi è stato il condottiero più grande oppure, se vogliamo ricorrere al gergo sportivo, il miglior allenatore?
Perché, in fin dei conti, se l'allenatore è, a tutti gli effetti, un generale, il generale è, ovviamente, un allenatore.
Quelli della mia generazione, che hanno vissuto la favola dei Mondiali dell'82, sicuramente incoronerebbero Enzo Bearzot e  l'alloro sarebbe più che meritato...
Rispolvereremo, tuttavia, “Le vite parallele”, di Plutarco, ed inizieremo a scavare in quella del più grande per antonomasia: Alessandro.
Prima di partire  per la spedizione,  Alessandro, considerate le condizioni economiche dei suoi compagni, ripartisce tra loro le sue ricchezze.

ἤδη δὲ κατανηλωμένων καὶ διαγεγραμμένων σχεδὸν ἁπάντων τῶν βασιλικῶν ὁ Περδίκκας ‘σεαυτῷ δέ,’ εἶπεν, ‘ὦ βασιλεῦ, τί καταλείπεις;’ τοῦ δὲ φήσαντος ὅτι τὰς ἐλπίδας, ‘οὐκοῦν,’ ἔφη, ‘καὶ ἡμεῖς τούτων κοινωνήσομεν οἱ μετὰ σοῦ στρατευόμενοι.’

Quando già quasi tutte le ricchezze reali  erano state esaurite ed assegnate, Perdicca disse:”O re, cosa riserbi per te? “ ed egli rispose:”La speranza”. E Perdicca: “Di quella avremo una parte anche noi che veniamo con te a questa spedizione”.

Alessandro, quindi:
1. Investe tutto nel suo progetto.
2. Prende a cuore il benessere delle famiglie di quelli che lo seguiranno nella spedizione.
3. Dà un esempio da seguire a suoi luogotenenti; Perdicca ed altri, vicini ad Alessandro, rinunceranno alle ricchezze loro assegnate: noblesse oblige.

Messo alle strette dalle vittorie di Alessandro, Dario propone un trattato di alleanza, suggellato dalle nozze con una delle sue figlie, la concessione di tutto il territorio al di là dell'Eufrate e 10.000 talenti per il  riscatto dei prigionieri.

ἐκοινοῦτο τοῖς ἑταίροις καὶ Παρμενίωνος εἰπόντος ‘ἐγὼ μὲν, εἰ Ἀλέξανδρος ἤμην, ἔλαβον ἂν ταῦτα,’ ‘κἀγὼ, νὴ Δία,’ εἶπεν ὁ Ἀλέξανδρος, ‘εἰ Παρμενίων’ .

Lo comunicò ai compagni e quando Parmenione disse:”Se fossi Alessandro, accetterei l'offerta”, Alessandro rispose:”Anch'io, se fossi Parmenione”.

Bisogna sempre inseguire i propri sogni, per grandi che siano, e non dobbiamo permettere che gli altri ce ne distolgano...
Alla vigilia dello scontro più importante, i suoi consiglieri,  considerate le immense forze di Dario, suggeriscono ad Alessandro di attaccare di notte, al fine di coprire con le tenebre il lato più terrificante dello scontro...

 ὁ δὲ τὸ μνημονευόμενον εἰπὼν, ‘οὐ κλέπτω τὴν νίκην,’

Fu allora che disse la celebre frase : “Io non rubo la vittoria”.

Perché l'imbroglio ed il sotterfugio sono propri dei miopi: solo le vittorie ottenute alla luce del sole sono definitive. Inoltre, Dario aveva a disposizione risorse infinite e avrebbe protratto la guerra per tutto il tempo necessario, a meno che non si fosse convinto di non poter battere Alessandro.
Ma  Alessandro era veramente magistrale, a mio avviso, nei rapporti con i suoi: trovava sempre il tempo per tutti e per qualsiasi problema.

Πευκέστα δὲ σωθέντος ἔκ τινος ἀσθενείας ἔγραψε πρὸς Ἀλέξιππον τὸν ἰατρὸν εὐχαριστῶν.

Quando Peucesta guarì di una malattia, scrisse ad Alesippo il medico per ringraziarlo.

ἐπεὶ δὲ τοὺς ἀσθενοῦντας αὐτοῦ καὶ γέροντας εἰς οἶκον ἀποστέλλοντος Εὐρύλοχος Αἰγαῖος ἐνέγραψεν ἑαυτὸν εἰς τοὺς νοσοῦντας, εἶτα φωραθεὶς ἔχων οὐδὲν κακόν ὡμολόγησε Τελεσίππας ἐρᾶν καὶ συνεπακολουθεῖν ἐπὶ θάλασσαν ἀπιούσης ἐκείνης, ἠρώτησε τίνων ἀνθρώπων ἐστὶ τὸ γύναιον. ἀκούσας δὲ ὅτι τῶν ἐλευθέρων ἑταιρῶν, ‘ἡμᾶς μὲν,’ εἶπεν, ‘ὦ Εὐρύλοχε, συνερῶντας ἔχεις ὅρα δὲ ὅπως πείθωμεν ἢ λόγοις ἢ δώροις τὴν Τελεσίππαν, ἐπειδήπερ ἐξ ἐλευθέρας ἐστί’

Una volta stava rimandando in patria i malati ed i vecchi ed Euricolo di Egea si iscrisse tra i malati; quando si scoprì che non aveva alcun malanno, si giustificò dicendo che era innamorato di Telesippa e che voleva seguirla, dato che ella scendeva al mare. Alessandro chiese di che condizione fosse la donna e, quando sentì che era un'etera di condizione libera,  disse: “O Euricolo, mi hai come alleato in questo tuo amore ma vedi come possiamo persuadere questa Telesippa con parole e doni, giacché è di condizione libera”.

E sono tantissimi gli episodi di benevolenza nei confronti di amici e compagni d'armi.
Come tutti i veri grandi, poi, Alessandro non si risparmiava pericoli e privazioni, trascinando così i suoi  oltre l'impossibile.

θεασάμενοι δὲ τὴν ἐγκράτειαν αὐτοῦ καὶ μεγαλοψυχίαν οἱ ἱππεῖς ἄγειν ἀνέκραγον θαρροῦντα καὶ τοὺς ἵππους ἐμάστιζον: οὔτε γὰρ κάμνειν οὔτε διψᾶν οὔθ᾽ ὅλως θνητοὺς εἶναι νομίζειν αὑτούς, ἕως ἂν ἔχωσι βασιλέα τοιοῦτον.

Dopo aver visto la sua magnanimità e la padronanza di sé che esercitava, i cavalieri gridarono che li conducesse fiducioso e sferzarono i cavalli: fino a quando avevano un tale re, non sentivano la stanchezza, non avevano sete e nemmeno si consideravano mortali.

Perché né uomini né dei amano quelli che mandano avanti gli altri...Ricordate come Achille si rivolge Agamennone?

Ubriacone, con occhi di cane e cuore di cervo,
mai di indossar la corazza con l'esercito in guerra
né di andare all'imboscata insieme ai migliori degli Achei
hai avuto il coraggio: questo ti sembra essere morte.

Alessandro, infatti, era un ammiratore di Achille e aveva più a cuore la sua fama che il regno o la propria vita.
Nel corso di un banchetto, durante il quale  il vino era scorso a fiumi,  a causa di alcuni versi di scherno nei confronti di alcuni generali che poco prima erano stati sconfitti dai barbari, si accese una discussione ed Alessandro intimò a Clito di tacere.

τοῦ δὲ Κλείτου μὴ εἴκοντος, ἀλλὰ εἰς μέσον ἃ βούλεται λέγειν τὸν Ἀλέξανδρον κελεύοντος, ἢ μὴ καλεῖν ἐπὶ δεῖπνον ἄνδρας ἐλευθέρους καὶ παρρησίαν ἔχοντας, ἀλλὰ μετὰ βαρβάρων ζῆν καὶ ἀνδραπόδων, οἳ τὴν Περσικὴν ζώνην καὶ τὸν διάλευκον αὐτοῦ χιτῶνα προσκυνήσουσιν

Ma Clito non cedeva, anzi, esortò Alessandro a lasciargli esprimere liberamente il proprio pensiero oppure di non invitare a pranzo uomini liberi e franchi nel parlare, e vivere invece insieme a barbari e schiavi che si inginocchiassero davanti alla sua cintura persiana e alla sua tunica bianca.

Già, anche i migliori, una volta raggiunto l'apice, commettono l'errore di voler accanto solo chi è disposto ad assecondarli su qualsiasi cosa e di emarginare i compagni di sempre perché si permettono di parlare in faccia; tutti abbiamo bisogno di qualcuno che ci limiti: con gli “yes man”, spesso e volentieri, si finisce in un vicolo cieco.
Comunque,  Alessandro si lasciò trascinare dall'ira e uccise Clito.
Immediatamente se ne pentì e cercò di uccidersi a sua volta: le guardie glielo impedirono e lo portarono a forza nella sua stanza.
Cadde in una profonda depressione e ci volle la filosofia di Anassarco per lenire il suo dolore.
Con l'uccisione di Clito e con il successivo avvicinarsi ad Anassarco, inizia, probabilmente, il declino di Alessandro: l'animo divenne più vano e meno rispettoso delle leggi ed il filosofo Callistene, nipote di Aristotele, cadde in disgrazia e fu, in seguito, giustiziato.

Alla prossima.

domenica 14 luglio 2019

Il nipote di Achimede - Il giornale

Avevate anche voi un giornalino della scuola? Beh, da quanto ricordo, io ne ho avuto uno per ogni grado di istruzione e tutti ebbero vita breve: dopo pochi numeri finivano, inevitabilmente, nel dimenticatoio.
Ed a che età avete iniziato ad acquistare, con regolarità, un quotidiano (N.B. : quelli sportivi, in questa indagine, non contano!)?
Io iniziai proprio dal 4° ginnasio.
Ma se in quegli anni, quando la notizia era appannaggio dei professionisti della carta stampata o della RAI , le prime parole che ci venivano in mente sul tema erano “scoop”, “edizione straordinaria”, “rettifica”, “Premio Pulitzer”, oggi, poiché Internet ed i social network hanno cambiato tutto, probabilmente, le prime parole che ci vengono in mente sono “fake news”, “trolls” ,“haters”, ecc...
E se il mondo dell'informazione a quelli della mia generazione, forse, evoca ancora i film di Humphrey Bogart (“L'ultima minaccia”, “Il colosso d'argilla”), mi chiedo a quali film lo associeranno, tra qualche anno, i vostri ed i miei nipoti.
Provate a fare questo piccolo esercizio d'immaginazione e fatemi sapere.
Da parte mia cercherò, come al solito, di raccontare come potrebbero essere andate le cose nella scuola dell'ormai noto villaggio della Magna Grecia.
La traduzione, come sempre, ve la farò avere dopo.....

Ὁ τοῦ Ἀρχιμήδους υἱωνός

Ἡ ἐφημερίς


Ὁ Γλαῦκος ἐβούλετο χρονόγραφος εἶναι.
Οὕτως ὁ παῖς ἐπεβούλευσε ἐφημερίδα ἔχειν καὶ πωλέειν τοῖς μαθηταῖς ἀλλὰ ἐχρῆν ἀγγελίαν φέρειν.
Ὁ Γλαῦκος ἐν πολλῇ ἀπορίᾳ ἦν· πάντες οἱ παῖδες γὰρ ᾔδεσαν ὅτι ἡ ἱέρεια ἤραε τοῦ παιδοτρίβου καὶ ὅτι οὐ βουλόμενος ὁ τοῦ Νίκανδρου πατὴρ φόρον ὑποτελέειν ἐν τῇ χώρᾳ  τῶν Έλβηττίων γάζαν ἐκεκρύφει.
Ὁ μὲν βαδίζων εἶδε τὸν Ἰδομενέα κακοποιοῦντα  κύνα· ὁ κύων ὠργίσατο καὶ ἔδακε τὸν παῖδα.
Εὕρηκα, ἐβόησε  ὁ τοῦ  Ἀρχιμήδους υἱωνός.
Ἰδομενεὺς δέδηχε κύνα,  ὁ  τίτλος τῆς πρώτης ἀγγελίας  καὶ οὕτως ὁ Γλαῦκος ἐπώλησε πάντα τὰ ἀπόγραφα τῆς ἐφημερίδος.
Ἀλλὰ τοῦ Ἰδομενέως οργισμένου ὡς μάλιστα, ὁ χρονόγραφος ἀπεκρύψατο βουγάιον πολὺν χρόνον.



Σ.Δ. 

Il giornale
Glauco voleva fare il giornalista.
Così il bambino decise di fondare un giornale e di venderlo ai compagni di scuola ma bisognava portare una notizia.
Glauco era in grande difficoltà; tutti i bambini, infatti, sapevano che la sacerdotessa era innamorata del maestro di ginnastica e che il padre di Nicandro, non volendo pagare le tasse, aveva nascosto ingenti somme nella regione degli Elvezi .
Mentre camminava, vide Idomeneo che maltrattava un cane; il cane si arrabbiò e morse il bambino.
-Ho trovato! - gridò il nipote di Archimede.
"Idomeneo ha morso un cane!", fu il titolo della notizia principale e così Glauco vendette tutte le copie del giornale.
Ma poiché Idomeneo si era enormemente adirato, il giornalista si nascose dal bulletto per molto tempo.



"Da domani questo giornale può essere morto ma finché avrà vita continuerà a riportare i fatti e il loro significato senza paura , senza mire di vantaggi personali, come ha sempre fatto". (L'ultima minaccia, 1952, R. Brooks)



venerdì 12 aprile 2019

Ethical framework

Fortunatamente è Pasqua ad essere “ad portas” (e non Annibale)…. Approfittiamone, allora, per rilassarci un po’ e riflettere, innanzitutto, su due dei temi caldi di questo periodo: solidarietà e famiglia.
Cominciamo dal primo…Beh, la prima cosa che mi viene in mente, in proposito, è il celebre passo del mio evangelista preferito, Matteo:
25,40
καὶ ἀποκριθεὶς ὁ βασιλεὺς ἐρεῖ αὐτοῖς Ἀμὴν λέγω ὑμῖν, ἐφ᾽ ὅσον ἐποιήσατε ἑνὶ τούτων τῶν ἀδελφῶν μου τῶν ἐλαχίστων, ἐμοὶ ἐποιήσατε.
E rispondendo loro il re dirà: “In verità vi dico, che quanto avete fatto ad uno di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.
Alla fine, non abbiamo scelta: il voltarsi dall’altra parte, quando qualcuno è in difficoltà, non è apprezzato.
E’ la generosità ad essere apprezzata.
Passiamo, poi, all’altra eterna querelle, quella sulla famiglia “giusta”, dato che, ultimamente, tra le due parti sono volati gli stracci.
Per quanto mi riguarda, da buon “Romano de Roma”,  non posso che tener a mente il monito contenuto nella lettera che, qualche tempo fa,  Paolo di Tarso ci ha indirizzato.
Epistula ad Romanos 2,1
Propter quod inexcusabilis es, o homo omnis, qui iudicas. In quo enim iudicas alterum, teipsum condemnas; eadem enim agis, qui iudicas.
Perciò sei imperdonabile, chiunque tu sia, uomo che giudichi. Mentre giudichi, infatti, condanni te stesso; perché fai le stesse cose che condanni.
E, in effetti, quelli più feroci nei giudizi sono spesso  coloro che avrebbero di più da farsi perdonare.
Fare del proprio meglio per rimuovere delle cause di sofferenza e per evitare di generarne è sicuramente un buon punto di partenza e, considerando che siamo riusciti a non far torto né al Greco né al Latino, dobbiamo essere , per forza, sulla buona strada!!!
Teniamo a mente, ad ogni buon conto, che qualunque sia il nostro sistema di valori di riferimento, la sua finalità dovrebbe essere quella di creare un ambiente di fiducia reciproca, perché dove c’è fiducia le nostre aspettative, affettive o lavorative,  possono essere soddisfatte.

sabato 9 marzo 2019

Attenti a quei due

E già...Chi non ricorda Daniel Wilde (Tony Curtis) e Brett Sinclair (Roger Moore), nonché l'indimenticabile sigla della fortunatissima serie?
Protagonista dell'avventura odierna è, però, un'altra coppia di playboy combinaguai... Nientepopodimeno che Giove e Mercurio, abilmente messi in scena da Plauto in “Amphitruo”.
L'Anfitrione è, infatti, la commedia del “doppio” per antonomasia e ha tra gli altri meriti quello di averci regalato due parole ormai di uso comune nella nostra lingua.
Poiché Giove, infatti, invaghitosi di Alcmena, ha preso le sembianze del marito per soddisfare il suo capriccio, ad un certo punto di Anfitrione ve ne sono due. E come si fa, allora, a distinguerli? Chi è il vero Anfitrione?
“E' quello presso cui si cena!”- dirà Sosia, nel rifacimento di Molière della commedia plautina, il cui nome svela l'altro sostantivo che ha arricchito il nostro dizionario: Mercurio, infatti, per aiutare il padre nella tresca, aveva assunto, a sua volta, le sembianze del fido servo di Anfitrione e così anche quest'ultimo dovrà fare i conti con il suo “doppio”.
Ma veniamo alla nostra storia...Anfitrione torna vittorioso dalla sua spedizione contro i barbari e, appena approdato, invia Sosia dalla moglie per annunciargli il felice esito della missione e affinché quest'ultima predisponga tutto per accoglierlo come si deve.
Giove, però, aveva preso le sembianze di Anfitrione per ingannare la donna e giacere con lei, così Mercurio, per guadagnar tempo, prende le sembianze di Sosia e, con le minacce, impedisce al servo di entrare in casa. Il dialogo tra i due è esilarante:
….
Mercurius:Ego sum Sosia ille quem tu dudum esse aiebas mihi.
Sosia:Obsecro ut per pacem liceat te alloqui, ut ne vapulem.
Mercurius:Immo indutiae parumper fiant, si quid vis loqui.
Sosia:Non loquar nisi pace facta, quando pugnis plus vales.
Mercurius: Dic si quid vis, non nocebo.
Sosia:Tuae fide credo?
Mercurius: Meae.
Sosia:Quid si falles?
Mercurius:Tum Mercurius Sosiae iratus siet.

Mercurio:Sono io quel Sosia che poco fa affermavi di essere.
Sosia:Ti prego di fare pace e di lasciarmi parlare senza essere bastonato.
Mercurio:E sia, ti concedo un breve armistizio: puoi parlare.
Sosia:Non parlerò se non a pace fatta, dato che con i pugni sei tu il più forte.
Mercurio: Puoi dire quello che vuoi, non ti farò del male.
Sosia:Posso fidarmi di te?
Mercurio: Si.
Sosia:E se mi inganni?
Mercurio:Allora Mercurio se la prenda con Sosia.
.
Sosia: Tu negas med esse?
Mercurius.: Quid ego ni negem, qui egomet siem?
Sosia.: Per Iovem iuro med esse neque me falsum dicere.
Mercurius.:At ego per Mercurium iuro, tibi Iovem non credere; nam iniurato scio plus credet mihi quam iurato tibi.
Sosia.:Quis ego sum saltem, si non sum Sosia? te interrogo.
Mercurius.:Vbi ego Sosia nolim esse, tu esto sane Sosia;nunc, quando ego sum, vapulabis, ni hinc abis, ignobilis.

Sosia: Tu neghi che io sia Sosia?
Mercurio: Come potrei non negarlo, dato che Sosia sono io.
Sosia: Per Giove giuro che lo sono io e di non dire il falso.
Mercurio: Ed io giuro per Mercurio che Giove non ti crede; infatti so che crederà più a me, anche senza giuramenti, che a te se giuri.
Sosia: Ti chiedo: chi sono io, dunque, se non sono Sosia?
Mercurio: Quando io non vorrò più essere Sosia, siilo pure tu; adesso, che io lo sono, sarai bastonato se non te ne vai, ignoto.

Al povero Sosia non resta che tornare dal suo padrone e riferire come è andata l'ambasciata. Poco dopo, Giove si congeda da Alcmena, adducendo come pretesto che deve tornare dal suo esercito e promettendo di ritornare presto.
Raggiunto il campo, Sosia prova a raccontare ad Anfitrione quanto è accaduto ma quest'ultimo, ovviamente, non può credere ad una storia così inverosimile ed i due si dirigono, allora, a casa.
Assistiamo, dunque, all'idilliaco incontro....

Amphitruo: Et quom te gravidam et quom te pulchre plenam aspicio, gaudeo.
Alcumena:Obsecro ecastor, quid tu me deridiculi gratia sic salutas atque appellas, quasi dudum non videris quasique nunc primum recipias te domum huc ex hostibus atque me nunc proinde appellas quasi multo post videris?
Amphitruo:Immo equidem te nisi nunc hodie nusquam vidi gentium.
Alcumena:Cur negas?
Amhitruo:Quia vera didici dicere.

Anfitrione: Come sono contento di vederti gravida e bella pienotta.
Alcmena: Per Castore, perché mi deridi salutandomi così, come se non mi avessi già vista , come se ora, per la prima volta, tornassi a casa dalla guerra e ti rivolgi a me come se non mi vedessi da molto tempo?
Anfitrione: E' proprio così, non ti ho visto prima d'ora.
Alcmena: Perché lo neghi?
Anfitrione: Perché ho imparato a dire sempre la verità.

.

Amphitruo:Vbi primum tibi sensisti, mulier, impliciscier?
Alcumena:Equidem ecastor sana et salva sum.
Amphitruo:Quor igitur praedicas,té heri me vidisse, qui hac noctu in portum advecti sumus?ibi cenavi atque ibi quievi in navi noctem perpetem,neque meum pedem huc íntuli etiam in aedis, ut cum exercitu hinc profectus sum ad Teloboas hostis eosque ut vicimus.
Alcumena:Immo mecum cenavisti et mecum cubuisti.

Anfitrione: Quando hai avuto il primo turbamento, moglie?
Alcmena: Ma io sto benissimo!!!
Anfitrione: E allora perché affermi di avermi visto ieri, dato che siamo arrivati al porto stanotte? Lì ho cenato e sono rimasto a riposare sulla nave tutta la notte e non ho messo più piede in questa casa da quando sono partito con l'esercito per la guerra ai Teleboi fino a quando non li abbiamo vinti.
Alcmena: Tuttavia hai cenato qui e sei venuto a letto con me.

Le cose si mettono male....Per evitare che Alcmena venga accusata, ingiustamente, di adulterio, interviene Giove in persona e racconta ad Anfitrione l'accaduto.
Alcmena partorirà due gemelli: uno frutto della relazione con Anfitrione e l'altro di quella con il padre degli dei (il secondo diverrà un eroe fortissimo...Avete indovinato di chi si tratta?).
E Anfitrione accetterà il volere del cielo, riconciliandosi con Giove.