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sabato 12 settembre 2015

Non solo prosciutti

Beh, chi non ricorda la maga Circe che trasformava in suini i compagni di Ulisse, o i maiali della “Fattoria degli animali”, di Orwell, che, alla fine, camminano su due zampe e non si distinguono più dagli uomini? Senza volersi dilungare ulteriormente, certo è che in letteratura non mancano gli esempi di maiali “umanizzati” e viceversa. E allora godiamoci questo “Testamentum Porcelli” (autore sconosciuto), citato da San Gerolamo, a testimonianza che lo scritto aveva una certa popolarità (a me ha ricordato un po' la canzone “Il testamento”, di Fabrizio De Andre').
1. Incipit testamentum porcelli: M. Grunnius Corocotta porcellus testamentum fecit. Quoniam manu mea scribere non potui, scribendum dictavi.
2. Magirus cocus dixit: "veni huc, eversor domi, solivertiator, fugitive porcelle, et hodie tibi dirimo vitam". Corocotta porcellus dixit: "si qua feci, si qua peccavi, si qua vascella pedibus meis confregi, rogo, domine cocu, vitam peto, concede roganti". Magirus cocus dixit: "transi, puer, affer mihi de cocina cultrum, ut hunc porcellum faciam cruentum". Porcellus comprehenditur a famulis, ductus sub die XVI Kal. Lucerninas, ubi abundant cymae, Clibanato et Piperato consulibus. Et ut vidit se moriturum esse, horae spatium petiit et cocum rogavit, ut testamentum facere posset. Clamavit ad se suos parentes, ut de cibariis suis aliquid dimittere eis. Qui ait:
3. Patri meo Verrino Lardino do lego dari glandis modios XXX, et matri meae Veturinae Scrofae do lego dari Laconicae siliginis modios XL, et sorori meae Quirinae, in cuius votum interesse non potui, do lego dari hordei modios XXX. Et de meis visceribus dabo donabo sutoribus saetas, rix[at]oribus capitinas, surdis auriculas, causidicis et verbosis linguam, buculariis intestina, esiciariis femora, mulieribus lumbulos, pueris vesicam, puellis caudam, cinaedis musculos, cursoribus et venatoribus talos, latronibus ungulas. Et nec nominando coco legato dimitto popiam et pistillum, quae mecum attuleram; de Theveste usque ad Tergeste liget sibi colum de reste. Et volo mihi fieri monumentum ex litteris aureis scriptum: "M.GRUNNIUS COROCOTTA PORCELLUS VIXIT ANNIS DCCCC.XC.VIIII.S(EMIS). QUODSI SEMIS VIXISSET, MILLE ANNOS IMPLESSET". Optimi amatores vei vel consules vitae, rogo vos ut cum corpore meo bene faciatis, bene condiatis de boni condimentis nuclei, piperis et mellis, ut nomen meum in sempiternum nominetur. Mei domini vel consobrini mei, qui testamento meo interfuistis, iubete signari"........
1. Inizia il testamento del porcellino: il porcellino M.Grunnio Corocotta ha fatto testamento. Poiché non potei scrivere di mio pugno, ho dettato quello che si doveva scrivere.
2. Il cuoco Magiro disse: “Vieni qui, sovvertitore della casa, distruttore del suolo, porcellino fuggitivo, che oggi ti tolgo la vita”. Il porcellino Corocotta disse: “Se ho fatto qualcosa di male, se in qualcosa ho peccato, se ho rotto con i miei piedi del vasellame, padron cuoco, ti imploro che conceda la vita a me che ti supplico.” Il cuoco Magiro disse“Va, ragazzo, prendimi il coltello da cucina affinché faccia questo porcello cruento”. Il porcellino viene afferrato dal servo e condotto il giorno 16 delle Calende Lucernine, quando abbondano i cavoli teneri, sotto il consolato di Clibanato e Piperato. E come vide che era prossimo a morire, chiese lo spazio di un'ora e pregò il cuoco affinché potesse fare testamento. Chiamò a gran voce i suoi parenti per lasciare loro qualcosa delle sue cibarie. Il quale inizia:
3. A mio padre Verrino Lardino dispongo che gli vengano consegnati 30 moggi di ghiande e a mia madre Veturina Scrofa dispongo che le vengano dati 40 moggi di fior di farina di Laconia e a mia sorella Quirina, al cui matrimonio non ho potuto prendere parte, dispongo che vengano assegnati 30 moggi d'orzo. E delle mie viscere dono ai calzolai le setole, ai litigiosi il mio grugno, ai sordi le mie orecchie, agli avvocati ed ai chiacchieroni la lingua, ai fabbricanti di salcicce di bovino gli intestini, ai salumai le cosce, alle donne i filetti, ai fanciulli la vescica, alle fanciulle la coda, agli invertiti i muscoli, ai corridori ed ai cacciatori i talloni, ai ladri gli zoccoli. E senza nominare il cuoco, gli lascio con un legato la popia ed il pestello che ho sempre portato con me; [che se ne serva] da Theveste a Tergeste e che si impicchi con una corda. E voglio che mi si faccia un monumento con ivi scritto a lettere d'oro: IL PORCELLINO M. GRUNNIO COROCOTTA VISSE 999 ANNI E MEZZO, CHE SE AVESSE VISSUTO MEZZO ANNO IN PIU' AVREBBE COMPIUTO 1000 ANNI. Carissimi amici miei e guide della mia vita, vi prego di fare del bene con il mio corpo, che lo condiate con dei buoni condimenti, di mandorle, pepe e miele, affinché il mio nome sia ricordato nell'eternità. Padroni e cugini miei, che avete presenziato al mio testamento, vogliate apporre firma.....

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