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sabato 17 settembre 2016

Atatürk

Beh, visto che nell'ultimo post abbiamo citato "la Grande Guerra", approfittiamone per ripassare un po' di Storia e per riannodare uno dei tanti thread di questo blog....
Con la I° Guerra Mondiale, infatti, tramonta definitivamente l'Impero Ottomano, già da molto tempo in declino.
Con la sconfitta, l'Impero Ottomano perse le regioni mediorientali e subì l'occupazione straniera: i greci occuparono la città di Smirne e truppe internazionali si stanziarono lungo la costa.
Con il trattato di Sèvres (1920) si perfezionò, poi, la liquidazione dell'Impero: fu sancita la perdita delle province arabe (soprattutto a vantaggio di Francia e Inghilterra), l'Armenia divenne una repubblica democratica e ai Curdi fu promessa la possibilità, attraverso un referendum, di ottenere l'indipendenza all'interno di uno Stato i cui confini sarebbero stati definiti successivamente.
A questo punto, un esercito turco, guidato dal generale Mustafa Kemal “Atatürk”, si ribellò e, con l'aiuto dei Russi, che fornirono armi e denaro, riuscì a sconfiggere le forze di occupazione (e, "as a result",  il sultano si rifugiò a Malta!).
Con il trattato di Losanna (1923), la Turchia fu riconosciuta come Stato indipendente e Atatürk venne eletto presidente.
Ataturk era un convinto nazionalista e riteneva che la sovranità popolare fosse l'asse portante di uno Stato in grado di governarsi in modo incondizionato.
La sovranità popolare, però, non doveva essere ottenuta attraverso il dibattito tra le forze sociali ma andava presa con la forza.
Questo concetto di sovranità popolare come mezzo per riformare lo Stato era, tuttavia, guardato con sospetto da buona parte della popolazione; nelle aree rurali più povere, il programma di modernizzazione di Atatürk veniva visto come l'imposizione del volere dell'élite urbana sulla cultura rurale, profondamente religiosa.
Grazie all'appoggio dell'esercito, Atatürk riuscì, comunque, a fare della Turchia una repubblica “con lo sguardo rivolto ai paesi occidentali”.
Le tensioni, tra militari ed élite urbana da un lato e l'Islam rurale dall'altro, continuano, però, anche oggi.

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