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martedì 16 maggio 2017

Popolari e Ottimati

Continuiamo a parlare di politica e spostiamoci in una turbolenta Roma repubblicana .
Dopo la guerra civile, il conflitto sociale tra populares e optimates, il perpetuarsi degli odi personali ed il dilagare della criminalità comune precipitarono la Repubblica nell'anarchia segnandone, ineluttabilmente, il destino.
Nel gennaio del 52 a.C. venne ucciso, in uno scontro con le bande organizzate di Tito Annio Milone, Publio Clodio Pulcro, leader dei populares e candidato alla pretura.
Per cercare di arginare i tumulti che ne seguirono, Pompeo istituì un tribunale straordinario e nell'aprile Milone, assistito dal più grande avvocato di tutti i tempi, comparve davanti ai giudici.

I FATTI

La mattina del 18 gennaio, Tito Annio Milone, con i suoi schiavi e un piccolo esercito di gladiatori e picchiatori di professione al seguito, s'imbatteva, sulla via Appia, con Clodio, al rientro da un comizio elettorale, accompagnato da una trentina di schiavi. Se l'incontro fosse stato fortuito o cercato da Milone, non si può stabilire con assoluta certezza ma certo è, invece, che furono i gladiatori di Milone ad attaccare gli schiavi di Clodio (che erano, numericamente, nettamente inferiori). Ferito ad una spalla, Clodio fu trasportato in un'osteria ma Milone, temendo che se Clodio fosse sopravvissuto si sarebbe certamente vendicato, diede ordine di assaltare l'osteria e il leader dei populares venne portato fuori e ucciso in mezzo alla strada.
Successivamente, Milone si diresse alla villa di Clodio per uccidere anche il figlio, che però non si trovava in casa e così, per ritorsione, i suoi gladiatori fecero strage di servi.
Cicerone abbracciò la causa di Milone fin dal primo minuto: oltre che dall'odio nei confronti di Clodio, che lo aveva esiliato, fu mosso dalla riconoscenza per Milone, al quale doveva il suo rientro a Roma.

LA DIFESA

In un clima incandescente, con i soldati schierati al fine di scongiurare ulteriori violenze, la prima preoccupazione di Cicerone fu quella di separare, sin dall'inizio, i buoni dai cattivi: infatti, soldati a parte....

Reliqua vero multitudo, quae quidem est civium, tota nostra est; neque eorum quisquam, quos undique intuentis, unde aliqua fori pars aspici potest, et huius exitum iudici exspectantis videtis, non cum virtuti Milonis favet, tum de se, de liberis suis, de patria, de fortunis hodierno die decertari putat.

Riguardo al resto della folla, che è composta da cittadini, è tutta dalla nostra parte; non ce n'è uno tra quelli che vedete rivolgerci lo sguardo, da qualunque parte si possa scorgere un settore del foro, e attendere l'esito di questo giudizio, che da un lato non concordi con il comportamento coraggioso di Milone, e dall'altro non reputi che oggi si combatta per lui, per i propri figli, per la patria e per i propri beni.

Unum genus est adversum infestumque nobis, eorum quos P. Clodi furor rapinis et incendiis et omnibus exitiis publicis pavit: qui hesterna etiam contione incitati sunt, ut vobis voce praeirent quid iudicaretis.

C'è solo un genere di uomini a noi avverso e nemico, quelli che il furore di P.Clodio ha nutrito con rapine, incendi e ogni sorta di pubblici disastri: quelli che anche nell'assemblea di ieri sono stati incitati a suggerirvi con le loro grida quale sentenza emettere.

Fermiamoci qui, per il momento: dopo aver lodato, come di rito, i membri del tribunale e la saggezza di Pompeo che l'aveva convocato, nella parte introduttiva del suo discorso Cicerone espresse subito la preoccupazione che i giudici potessero essere influenzati dallo schieramento dell'esercito e dalle pressioni dell'opinione pubblica; per questo, da un lato provò a rassicurarli, dall'altro ricordò loro quale fosse la posta in gioco e da che parte dovessero stare. Da notare che, parlando dei supporters di Clodio, Cicerone utilizza il verbo pascĕre, come se si trattasse di animali; nel corso della sua arringa, avrà più volte modo di dipingere i clodiani come una masnada di schiavi e banditi fuori controllo, che vogliono trucidare e ridurre in schiavitù gli ottimati.
La verità è che, bande a parte, Clodio godeva dell'appoggio della piccola borghesia, desiderosa di avere un ruolo nella vita politica dell'Urbe. Naturalmente, le violenze da parte dei clodiani ci furono ed erano, per lo più, strumentali alle loro rivendicazioni sociali; Milone, dal canto suo, aveva assoldato un piccolo esercito di professionisti e si era messo a disposizione dei potenti per coltivare le sue ambizioni personali. Per “par condicio”, bisogna dire che anche Clodio era mosso più dalla sua ambizione che da sinceri ideali, tuttavia bisogna riconoscergli una certa modernità nel voler migliorare le condizioni di vita della plebe e nel voler ridurre i privilegi degli ottimati. Entrambi, senza addentrarci troppo nelle ingarbugliate vicende repubblicane, furono pedine protette o sacrificate, a seconda delle convenienze, dai triumviri.
Esaminiamo, adesso, linea difensiva...Cicerone cercò di dimostrare che Milone agì per legittima difesa e che fu Clodio a cercare lo scontro.
Vediamo innanzitutto quale sarebbe stato il movente..

Occurrebat ei mancam ac debilem praeturam futuram suam consule Milone: eum porro summo consensu populi Romani consulem fieri videbat.

Gli era chiaro che la sua pretura sarebbe stata mutilata e debole se Milone fosse stato eletto console: prevedeva che egli si accingeva a divenire console con unanime consenso del popolo romano.

Già, se Clodio voleva divenire pretore, Milone aspirava ad essere eletto console (e andava distribuendo denaro a tal proposito).

Passiamo, ora, a quella che sarebbe stata la dinamica dei fatti...Avendo saputo che Milone si sarebbe recato a Lanuvio per la nomina di un flamine (Milone era dittatore di quella città), Clodio...

Roma subito ipse profectus pridie est, ut ante suum fundum, quod re intellectum est, Miloni insidias conlocaret. Atque ita profectus est, ut contionem turbulentam, in qua eius furor desideratus est, [quae illo ipso die habita est,] relinqueret, quam nisi obire facinoris locum tempusque voluisset, numquam reliquisset.

All'improvviso lasciò Roma il giorno prima per organizzare, davanti a un suo fondo, l'imboscata a Milone, come si è capito dai fatti. E se ne andò così, abbandonando un'assemblea concitata [che si teneva proprio in quel giorno], nella quale il suo furore è auspicato, che mai avrebbe lasciata se non avesse voluto cogliere il tempo ed il luogo del delitto.

E così, spinto dalla sua audacia, Clodio avrebbe assalito Milone ma la sua violenza venne sconfitta dal valore di quest'ultimo e dei suoi servi.
Quindi, una volta dimostrato, “senza ombra di dubbio”, che Clodio fu l'assalitore, e dopo aver cercato, con buona vena umoristica, di abbattere la credibilità dei testimoni oculari, Cicerone non mancò di sottolineare quali benefici la sua morte avrebbe recato allo Stato.

In spem maximam, et .quem ad modum confido, verissimam sumus adducti, hunc ipsum annum, hoc ipso summo viro consule, compressa hominum licentia, cupiditatibus fractis, legibus et iudiciis constitutis, salutarem civitati fore. Num quis est igitur tam demens, qui hoc P. Clodio vivo contingere potuisse arbitretur? Quid? ea quae tenetis, privata atque vestra, dominante homine furioso quod ius perpetuae possessionis habere potuissent?

Siamo spinti a coltivare una grandissima e, come confido, certissima speranza che quest'anno, avendo come console quest'uomo sommo, repressa la sfrenatezza degli uomini, recise le brame di potere, ristabilite le leggi ed i processi, sarà salutare per la cittadinanza. Chi è dunque così dissennato da pensare che ciò sarebbe potuto avvenire se P.Clodio fosse vivo? Altro? Quelle proprietà che possedete e sono vostre, quale diritto di possesso perpetuo avrebbero potuto avere se quell'uomo folle avesse raggiunto il potere?

Beh, quello di dipingere i propri nemici personali come nemici dello Stato da eliminare con ogni mezzo per il bene di tutti è un trucco vecchio come il mondo, così come quello di destare l'ancestrale paura di perdere i propri beni materiali e Cicerone, come sempre, giocò tutte le carte che aveva. Nella sua arringa, inoltre, non mancò di accusare Clodio praticamente di ogni nefandezza, dal sacrilegio alla relazione incestuosa e, perfino, di “crimini ambientali”, al fine di rendere il defunto odioso oltremisura, mentre, allo stesso tempo, innalzava Milone a incarnazione delle virtù repubblicane e benefattore della comunità.

LA SENTENZA

Milone venne condannato all'esilio (e lasciò anche una montagna di debiti!!!) . Parte della critica ritiene che la tattica scelta da Cicerone, di sostenere la tesi della legittima difesa, fosse sbagliata e che non riuscì a pronunciare un discorso convincente a causa delle pressioni popolari ma, onestamente, ritengo che sarebbe cambiato ben poco: si crede solo alle bugie alle quali si vuole credere.
La verità è che i potenti si sono sempre serviti di personaggi come Tito Annio Milone per fare il “lavoro sporco” e se ne sono sempre sbarazzati quando questi ultimi cominciavano a divenire ingombranti: Pompeo era, al momento, l'unico arbitro delle vicende dell'Urbe e colse la palla al balzo per togliere di mezzo Milone.

EPILOGO

Come sapete, Cicerone è uno dei miei autori preferiti e, sebbene in quell'occasione sia stato sconfitto, la sua prosa rimane, come sempre, gradevole e, a tratti, anche divertente.
Vediamo come provò a screditare le testimonianze a favore della parte avversa..

Non poteram in illius mei patriaeque custodis tanta suspicione non metu exanimari; sed mirabar tamen credi popae, confessionem servorum audiri, volnus in latere, quod acu punctum videretur, pro ictu gladiatoris probari.

Non potevo non restare sbigottito di fronte a tale atteggiamento di sospetto nei confronti di chi è custode della mia sicurezza e di quella della patria; mi meravigliava, tuttavia, che si desse credito ad un popa, che si prestasse ascolto alla confessione di servi, che una ferita in un fianco, che sembrava una puntura d'ago, si facesse passare per il colpo di un gladiatore.

Ho scelto questo testo, però, come spunto di riflessione perché, a mio avviso, si possono trovare moltissime analogie tra queste vicende della Repubblica Romana e quelle della prima parte del nostro Novecento.
Ai prossimi post.

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