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domenica 18 novembre 2012

Il ribelle gentiluomo

Navigando per il web, per caso ho visto che tra qualche giorno (il 20 novembre, per la precisione) è l'anniversario della morte di Buenaventura Durruti, figura centrale dell'anarchismo spagnolo ed europeo. Durruti morì in circostanze non del tutto chiare: fu ucciso a Madrid da una pallottola, ma non è certo che si trattasse di un attentato dei fascisti; alcuni ipotizzarono che si trattasse di una pallottola "comunista", frutto della contrapposizione che vedeva da un lato gli "stalinisti" e dall'altro "anarchici" e "trotskisti" e che lacerava il fronte repubblicano.
Il motivo per il quale ho deciso di inserire Durruti nelle biografie di questo blog è presto detto: al di là delle idee, che si possono condividere o meno, e del fascino che l'utopia dell'anarchia esercita, più o meno consapevolemente, su tutti (per quanto molti lo neghino, a tutti sarà sfuggito di dire, almeno una volta nella loro vita, "io sono anarchico" ), la vita di Durruti fu l'esempio di un impegno intrasigente per difendere i propri ideali senza per questo cadere nel baratro dell'odio. Non solo si può (e si dovrebbe) avere un'idea e lottare per essa senza per questo avere la "bava alla bocca" nei confronti di chi la pensa diversamente... sono anche convinto che l'odio ritardi l'affermazione di quell'idea.
Ma passiamo a Durruti, che si trovò a lottare per le sue idee in un periodo difficilisimo come quello della guerra civile spagnola.
Che Durruti fosse un ribelle per nascita non vi è ombra di dubbio:
Fin dai primi anni della mia vita, la prima cosa che conobbi fu la sofferenza. E se non potevo ribellarmi quando ero un bambino, fu solo perchè ero inconsapevole allora. Ma la tristezza dei miei nonni e dei miei genitori furono registati nella mia memoria proprio durante questi anni di inconsapevolezza.
......
Vedi perciò perchè continuerò a combattere fino a quando queste ingiustizie sociali esisteranno (traduzione personale di un testo preso da Wikipedia).
Ma proprio in quegli anni in cui l'odio la faceva da padrone, Durruti che, a scanso di equivoci, non era solo "uomo di penna" ma anche "uomo d'azione", non si lasciò trascinare da questo sentimento ottuso.
Racconta Jesús Arnal Pena, sacerdote cattolico che Durruti salvò dai miliziani che volevano fucilarlo in quanto tale (in quegli anni si fucilavano anche i preti che non avevano nulla a che spartire con il fascismo, anche se bisogna dire, in verità, che gran parte del clero spagnolo appoggiava (e appoggiò) in tutto e per tutto, il fascismo) e che poi divenne suo collaboratore:
"Una volta trascinarono davanti a noi un uomo che, ai suoi tempi, aveva detenuto a Saragozza una carica piuttosto importante. Preferirei non dirne il nome. Doveva essere fucilato. Durruti fece chiamare i suoi custodi e domandò loro: 'Come si è comportato quest’uomo nella sua proprietà? Come ha trattato i contadini?' La risposta fu: 'Non troppo male'.- 'Allora, che volete? Si deve farlo fuori solo perché, un tempo, è stato ricco? Questa è idiozia'. Mi consegnò l’uomo e disse: 'Bada che faccia il maestro nella scuola popolare del villaggio, e che lavori molto'." ( parte di un testo preso da Wikipedia).

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