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venerdì 10 gennaio 2014

Qua la zampa

Beh, non me ne voglia il mio gatto ma mi sembra giusto dedicare un po' di spazio anche all'altro compagno, amico e coinquilino dell'uomo.
E, da un punto di vista letterario, pensando all'amicizia tra un uomo ed un cane, probabilmente vi verranno subito in mente i romanzi di Jack London...Indovinato?
Senza nulla togliere alla forza narrativa di London, che tra l'altro è uno degli scrittori americani più tradotti di tutti i tempi, parleremo invece di un'altra storia di amicizia tra cane e uomo, una storia molto più antica e che sicuramente tutti conosciamo, per averla, in una forma o nell'altra, letta o, semplicemente, perché ce l'hanno raccontata a mo' di fiaba.
In verità dovrei usare la S maiuscola, perché stiamo parlando dell'Odissea, ossia la “Storia delle Storie”, e, nel caso specifico, del libro XVII.
Esatto, si tratta proprio dei versi nei quali Argo, il cane di Ulisse, ormai vecchissimo e morente, riesce tuttavia a riconoscere il suo padrone dopo vent'anni (e nonostante si celi sotto mentite spoglie).

Odisseo e Argo


Lì giaceva il cane Argo, pieno di zecche.

Immediatamente, come si rese conto che Odisseo era prossimo,

prese a scodinzolare e lasciò cadere entrambe le orecchie [che prima aveva drizzato]

ma non ebbe la forza di avvicinarsi ulteriormente al suo padrone;

Allora, egli [Odisseo], guardandolo, si asciugò una lacrima in disparte,

celando facilmente [il pianto] ad Eumeo, al quale chiese senza tanti preamboli:

…..

Questa è la sola lacrima che Ulisse versa dal suo ritorno ad Itaca...Omero voleva celebrare, con poche strofe, qualcosa di unico.

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