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venerdì 24 luglio 2015

Debiti...debiti

Debito pubblico, debito privato, debito con la società, debito formativo, debito di riconoscenza e, se apparteniamo alla schiera degli inguaribili "dreamers", potremmo sicuramente contrarre anche qualche debito con la realtà.
Beh, il tema è terribilmente serio, però la tentazione di giocare un po' con le parole è forte, quindi prendiamolo come al solito alla lontana e alla leggera...Vi è mai capitato, da ragazzi, di prestare qualche migliaio di lire ad un amico o ad un compagno di scuola e che costui, al momento di restituire il dovuto, nicchiasse?
Cominciamo quindi da una nostra vecchia conoscenza, il carissimo Esopo, che ci racconta quello che succedeva ad Atene...

Esopo - il debitore Ateniese

Ad Atene un debitore, essendogli stato richiesto dal creditore di restituire il prestito, dapprima lo pregava di accordargli una dilazione, dicendo che era in grande penuria. Giacchè non lo persuadeva, avendo condotto la sola scrofa che aveva, in sua presenza la mise in vendita. Essendo sopraggiunto un acquirente e avendo chiesto se la scrofa fosse fertile, quello rispose che essa non solo figliava, ma anche in modo stupefacente. Disse che ai misteri generava femmine e alle Panatenaiche maschi.Essendo quello rimasto impressionato per il discorso, il creditore disse:"Non ti meravigliare. Questa infatti per le Dionisiache ti genera anche capretti."
Il racconto ci mostra che molti per il proprio profitto non esitano a testimoniare il falso nemmeno su cose impossibili.

Certo, si tratta dei degni antenati de "il Gatto e la Volpe", comunque, quando i debiti non venivano pagati, ben pochi avevano il senso dell'umorismo di Esopo. I Romani, ad esempio, riservavano ai debitori insolventi un'amara sorte: vediamo cosa prevedevano le leggi delle XII tavole (Tabula III).

In caso di riconoscimento del debito o di condanna in giudizio, il debitore aveva un termine di 30 giorni per l'adempimento; trascorso tale termine, si procedeva alla cattura e veniva portato dinanzi al magistrato.

NI IUDICATUM FACIT AUT QUIS ENDO EO IN IURE VINDICIT, SECUM DUCITO, VINCITO AUT NERVO AUT COMPEDIBUS XV PONDO, NE MAIORE AUT SI VOLET MINORE VINCITO.

Se non adempie al giudicato o se nessuno presta garanzia per lui davanti al giudice, il creditore lo conduca con sè e lo leghi con catene o ceppi di 15 libbre, non più pesanti ma, se vuole, di peso minore.

Il debitore poteva alimentarsi a sue spese altrimenti era il creditore a doverlo nutrire. Nel frattempo si cercava un accordo tra le parti; se non si riusciva a trovarlo, il debitore rimaneva prigioniero del creditore per 60 giorni e condotto davanti al Pretore per tre giorni di mercato consecutivi: il terzo giorno veniva messo in vendita o ucciso.

TERTIIS NUNDINIS PARTIS SECANTO. SI PLUS MINUSVE SECUERUNT, SE FRAUDE ESTO.

Il terzo giorno venga tagliato in parti. Se ne tagliano di più o di meno, non costituisce frode.


Non c'è che dire....Anche Shakespeare, del resto, ci mette in guardia dal contrarre dei debiti: dall'Amleto, eccovi un pezzetto della benedizione di Polonio al figlio Laerte.

Neither a borrower nor a lender be,
For loan oft loses both itself and friend,
And borrowing dulls the edge of husbandry.
This above all: to thine own self be true,
And it must follow, as the night the day,
Thou canst not then be false to any man.

Non dare nè prendere in prestito,
perchè il denaro prestato spesso perde sia sè stesso che l'amico,
ed il debito smussa il filo dell'economia.
E questo innanzitutto: sii sincero con te stesso,
e così deve necessariamente seguire, come la notte il giorno,
che non potrai essere falso con nessun altro uomo.

Beh, fin qui nulla di nuovo sotto il sole: Money makes the world go around..Eppure, qualcuno aveva provato a suggerirci un'indulgenza nuova..Dal Vangelo di Luca (7,41-42)

Duo debitores erant cuidam feneratori:unus debebat denarios quingentos,alius quinquaginta. Non habentibus illis, unde redderent,donavit utrisque.
....

Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari, l'altro cinquanta. Non avendo quelli da dove restituire, condonò il debito a entrambi.
....

E forse, condonare ogni tanto qualche debito , piccolo o grande che sia, è anche la cosa più saggia.

venerdì 17 luglio 2015

..Ed è tutto quello che rimane

Tempo di vacanze e di viaggi...E, allora, cogliamo l'occasione per parlare di uno scrittore giapponese, Kazuo Ishiguro e del suo romanzo “Quel che resta del giorno”, divenuto poi  un film (James Ivory, 1993), con Anthony Hopkins e Emma Thompson nei panni dei protagonisti.
L'inappuntabile maggiordomo inglese Stevens riceve una settimana di libertà e si accinge a fare un viaggio in automobile verso la Cornovaglia.
Devo dire che, da ragazzo, amavo, ogni tanto, viaggiare da solo, perché è un buon metodo per imparare cose nuove e conoscere altre persone....Poi, il destino ha messo sulla mia strada un'eccellente compagna di viaggio e, ormai, non riesco più a pensare ad un viaggio senza di lei. Comunque, viaggiare da solo è anche un'occasione per riconsiderare il passato e, quindi, per ripensare alle persone che ci hanno voluto bene e che abbiamo perduto, a quello che abbiamo appreso, al nostro modo di vivere il lavoro (che, c'è sempre bisogno di ricordarlo a qualcuno, NON E' UNA MERCE, ma una componente importante della nostra dignità!!!!), alle occasioni perdute.
E così, anche un compito maggiordomo di una casa prestigiosa, che ha fatto della ricerca della perfezione la sua ragione di vita, viene invitato all'introspezione ed ecco, d'improvviso, gli eventi salienti della sua vita sfilare di nuovo davanti ai suoi occhi.
Non voglio raccontarvi di più, soprattutto se non avete letto il libro o visto il film, ma dedicherei queste ultime righe del post odierno alla riflessione che ci suggerisce il romanzo di Ishiguro.
A tutti capita, periodicamente, di fare dei bilanci.. Mi chiedo, quando saremo molto avanti con gli “anta” e quindi lo spazio del nostro “domani farò” si sarà notevolmente compresso a favore dello spazio di “quello che è stato”, che cosa ci resterà. E, probabilmente, mi sento di convenire con l'autore: tutto quello che ci resterà è la nostra umanità, se saremo stati capaci di conservarla, se non avremo ceduto agli eventi e avremo ancora voglia di andare incontro alla gente. Alleniamoci per tempo.

venerdì 10 luglio 2015

(Ri)trovare un amico

A volte capita, dopo tanti anni, di ritrovare un amico . E, allora, cogliamo l'occasione per introdurre il romanzo di Fred Uhlman "L'amico ritrovato", piccolo classico "moderno" che ha molti pregi, oltre a quello di trovare le parole più semplici e accattivanti per descrivere quel modo nobile e disinteressato di vivere l'amicizia che tutti (o quasi) abbiamo avuto nella breve fase della nostra adolescenza.
E molti sono gli spunti di riflessione che questa lettura suggerisce.
Perchè,  sono gli amici di quegli anni che ci hanno conosciuto per come avremmo voluto essere e invece non siamo diventati e quindi, che ci piaccia o meno, conoscono per esperienza diretta una parte di noi che, a chi è entrato dopo nella nostra vita, possiamo solo raccontare.
Perchè, molto spesso, da questi amici ci separiamo per vari motivi: per un bisticcio, per competizione, ma soprattutto perchè, come è naturale, si cambia e non ci si riconosce più: quel feeling speciale che c'era prima, ad un tratto, non c'è più.
E così ognuno va per la sua strada e sul proprio cammino può anche succedere di rincontrare l'amico di ieri ma nella maggioranza dei casi questi incontri sono effimeri come delle bolle di sapone, perchè non si può ripetere il passato.
Quindi, quand'è che si ritrova un amico? Beh, Uhlman coglie perfettamente nel segno: per caso vieni a sapere che un tuo amico dei bei giorni ormai lontani ha fatto qualcosa che ti fa esclamare:"Si, è proprio tipico di lui !!! Lui era proprio così".
Perchè ritrovarsi è riconoscersi per come si era, non rincontrarsi. Leggetelo.