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sabato 8 settembre 2018

Pizze a 8

Il libro di oggi è “L'oro di Napoli” , di Giuseppe Marotta, e cavalleria impone che il primo dei racconti di cui chiacchiereremo sia “Gente nel vicolo” poiché, nell'adattamento cinematografico dell'opera (V. De Sica, 1954) , la protagonista è Sophia Loren.
Ma cosa sono le “Pizze a 8”?  Nient'altro che l'applicazione di un principio secolare molto semplice: la fiducia, più che l'ottimismo, è l'anima del commercio (oltre che la base di ogni rapporto di amicizia).

Insomma queste “pizze”, gonfie di fondente ricotta e non prive di qualche truciolo di prosciutto, si pagheranno solo fra otto giorni. Rendetevi conto che ciò incoraggia, stimola e potenzia il consumatore.....

Non c'è bisogno, nemmeno, di firmare cambiali o sottoscrivere un contratto di finanziamento...Don Rosario annota tutto su un quadernetto e gli affari gli vanno così bene che può pregare la moglie, senza timore di fare il passo più lungo della gamba, di intensificare la produzione.
Già, la bellissima moglie è croce e delizia di Don Rosario: i clienti accorrono alla sua bottega non solo per la bontà delle pizze ma anche per le grazie della signora Pugliese.
Un giorno però, donna Sofia perde il prezioso anello di smeraldi che le aveva regalato Don Rosario per il loro fidanzamento...Sarà finito nell'impasto delle pizze?
Quadernetto alla mano, il nostro imprenditore passa in rassegna tutti i clienti della giornata...La sua tecnica investigativa è collaudata: sguardi irati, allusioni e ironie sottili volte chiudere in un angolo l'indiziato e costringerlo a restituire l'anello. E, oltre che della psicologia, Don Rosario si serve  della Statistica...

“Qui c'è scritto che vi sono state consegnate cinque pizze, quindi avete cinque probabilità” 

e della Logica aristotelica...

Un serio incidente fu per determinarsi nella bottega di un fruttivendolo, la cui faccia enfiata da un atrocissimo mal di denti esaltò i sospetti di Don Rosario.
“E quella è una pietra dura, lo smeraldo” urlò, abbassandosi a una aperta accusa.
L'indignato fruttivendolo si scagliò innanzi senza ricordarsi che inforcava una sedia; pareva il Barone di Münchhausen  sulla palla di cannone.

Alla fine, l'anello salterà fuori dal taschino di Don Alfredo, il playboy del vicolo..Ma i conti non tornano: sul quadernetto non risulta nemmeno una pizza consegnata a Don Alfredo!!!!
Certo, la gente vuole l'happy end e così Don Alfredo pagherà, prima della fatidica scadenza degli 8 giorni, il dovuto per le quattro pizze che non figurano nei libri contabili ed a Don Rosario, oltre all'anello, resterà la certezza di essere stato tradito.
A proposito di fiducia...!!!

Don Ersilio Miccio vendeva saggezza..

Il racconto successivo è “Il professore” (interpretato, sul grande schermo, da Eduardo De Filippo).
Ed, effettivamente, Don Ersilio è un consulente a 360 gradi: la gente chiede il suo aiuto per qualsiasi cosa ed il “Professore” dà, dietro un modesto compenso, sempre il consiglio giusto.
Il preventivo (in termini di pena) per un furto con scasso? Come aggirare l'aggravante della premeditazione nel caso di uno sfregio? La tovaglia più adatta per un altare? Come scansare il servizio di leva? Don Ersilio ti tira sempre fuori dalle beghe, piccole o grandi che siano.
Ma la sua consulenza più originale è, a mio avviso, quella richiesta da un gruppo di tifosi che sollecitano, alla vigilia di un'importante partita di calcio, nuovi insulti da destinare all'arbitro nel caso di mancata imparzialità.
Anche gli ultras hanno bisogno di un mentore!
E vediamo come se la cava Don  Ersilio...

“Arbitro, sei un ettaro di chiocciole”  propose condannando col tono di voce elegiaco, signorile, chi fino a quell'istante non avesse saputo concepire, per volgarità o meschinità d'intelletto, un intero, vivo, incommensurabile, e dopotutto gentile paesaggio di fronti scabre.
“Arbitro, sei un orecchio di frate confessore” soggiunse Don Ersilio, sbirciandoci.
Per qualche minuto non ci sentimmo respirare; un rovescio di pioggia frustò la soglia, destandone la polvere che vi divenne una corsa di perle nere; ah, i peccati, ah le colpe, riflettemmo, come debbono aver imbrattato, dopo ore di confessionale, il paziente orecchio di un sacerdote man mano che egli li rimetteva e si sforzava di di dimenticarli; non esiste fontana che possa restituire pulizia e innocenza a quell'orecchio, pensammo trasalendo, è solo la mano di Dio che lo rifà casto e bianco.

Beh, mai mettersi contro Don Ersilio!!!
Infine, l'ultimo brano scelto è “Trent'anni, diconsi trenta” (nel film di De Sica, il protagonista di questo episodio è Totò).

Un contadino deve seminare un campo di  metri quadrati 249, eccetera. Per quanti giorni lavorerà, e di quanto grano avrà bisogna bisogno quel contadino?

Galeotto fu il foglietto! Già, perché la soluzione del problema, gettatagli da Carmine Javarone, diventa una vera e propria catena perpetua per il povero Saverio Petrella.
Per trent'anni, il povero Saverio sarà completamente succube dell' ”amico” che arriverà perfino, una volta divenuto vedovo, a trasferirsi in casa sua ed a comandare sulla sua famiglia.

Una domenica che i bambini lo infastidivano gli sfuggì detto:”Carmine, falli star zitti”; e che importa se poi, nella stanza attigua, ferocemente si schiaffeggiò?

La liberazione arriverà a seguito di un malessere che colpirà Don Carmine, al quale verrà diagnosticata una grave malattia cardiaca: Saverio trova, così, il “coraggio” di cacciarlo di casa.
Poco importa che, una volta che la diagnosi si sarà rivelata errata, il guappo si ripresenti all'uscio dei Petrella: ormai la famiglia non è più disposta ad accettare umiliazioni.
La prima morale di questa storia è che è meglio fare da soli i nostri compiti in classe: un brutto voto non è la fine del mondo e, se si studia con costanza, prima o poi i risultati arriveranno.
La seconda è  che non è mai troppo tardi per ribellarsi: la famiglia Petrella, alla fine, riacquista la  dignità.

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