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domenica 9 giugno 2013

Noi che tiriamo a campare

Facciamo un giro, adesso, in mezzo a coloro che di parole non ne conoscono molte e facciamolo, come al solito, attraverso la forza delle immagini cinematografiche.
Il film scelto per l'occasione è “Brutti, sporchi e cattivi”(1976) , del maestro Ettore Scola.
In una baraccopoli della periferia romana si assiste , giorno dopo giorno, al degrado morale e materiale degli abitanti, indaffarati a tirare avanti in attesa di una tragedia che prima o poi arriverà.
Giacinto, il protagonista (interpretato da un grande Nino Manfredi), è un immigrato pugliese, con una fedina penale lunga un chilometro, che vive nella sua casetta con una famiglia di dimensioni bibliche. La sua unica preoccupazione quotidiana è che gli rubino il suo tesoro, il milione di lire che ha avuto dall'assicurazione come indennizzo per la perdita di un occhio, almeno fino a quando conosce Iside, una prostituta della quale si invaghisce e per la quale comincerà ad allentare i cordoni della borsa. Giacinto porta Iside a casa, ma moglie e figli, timorosi che sperperi tutti i suoi averi, congiurano per toglierlo di mezzo. Cercano così di avvelenarlo, ma Giacinto si salva e per vendetta vende la sua baracca ad un'altra famiglia alquanto numerosa. Alla fine finiranno tutti sotto lo stesso tetto, ed il giorno dopo si ricomincia con gli stessi riti di sempre, come in “Aspettando Godot”.
E volando da Roma a Milano, mi è tornata in mente la canzone di Roberto Vecchioni  Signor Giudice (Un signore così così) , sempre dedicata a tutti quelli che fanno più fatica nel mestiere di vivere e che, appunto, sono destinati a campare “così così”, sempre ai margini della legalità.
La periferia romana non è sicuramente la stessa di 40 anni fa: molte cose sono cambiate e nemmeno i “Brutti, sporchi e cattivi”, almeno nel senso letterale del termine, sono più gli stessi.
Un po' per la rivoluzione tecnologica che obbliga tutti ad avere telefonino, computer, ecc., un po' perché siamo diventati un paese di immigrazione, fatto sta che oggi è difficile ritrovare nella nostra realtà i personaggi di Scola (per quanto nel film c'era la nonna, la madre di Giacinto, sempre dedita a seguire un corso di inglese in TV); regaliamo allora, per essere, come sempre, “politically correct”, le ultime righe del post odierno ad altri brutti, sporchi e cattivi che, anche se vanno dall'estetista e vestono griffato, sono probabilmente peggiori di quelli del film (che almeno avevano, nel degrado materiale in cui vivevano, un alibi).

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