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domenica 2 giugno 2013

Monkey see, monkey do

Un giorno un rivenditore di cappelli, stanco di tanto girovagare, decise di schiacciare un pisolino sotto un albero. Quando si risvegliò, scoprì che delle scimmie avevano rubato tutti i suoi cappelli e li stavano indossando.
Si arrabbiò moltissimo, cominciò a urlare e a pestare i piedi, ma l'unico risultato che ottenne fu che anche le scimmie si misero ad urlare e a pestare i piedi.
Allora ebbe un'idea geniale: siccome le scimmie imitano tutto quello che vedono, si tolse il cappello che aveva in testa e lo gettò a terra. Anche le scimmie, allora, gettarono i cappelli a terra ed il rivenditore, così, li recuperò.
Molti anni dopo, il nipote del rivenditore di cappelli si appisolò sotto lo stesso albero. Come allora, le scimmie rubarono tutti i cappelli e li indossarono. Quando si svegliò, cominciò a strepitare ma poi si ricordò di quello che gli aveva raccontato il nonno e quindi si tolse il cappello dalla testa e lo gettò a terra . Stavolta però, le scimmie non lo imitarono ma dopo aver raccolto il suo cappello, iniziarono a prenderlo in giro, dicendogli: “Anche noi abbiamo i nonni!”.

Qualche tempo fa mi è capitato di leggere questa favola africana. Poiché ve ne sono differenti versioni ( tra queste, "Caps for sale" di Esphyr Slobodkina, e "The Hatseller and the Monkeys" di Baba Wagué Diakité), ve l'ho raccontata con parole mie, ma la sostanza, comunque, è intatta.
Non voglio certo sminuire l'importanza che ha l'imitazione nel processo di apprendimento, tuttavia l'imitazione può essere il punto di partenza ma non il punto d'arrivo del processo conoscitivo.
Gli esperti di pubblicità e quelli della comunicazione politica conoscono molto bene questa favola, e così, sebbene attraverso strumenti raffinati, la strategia “Monkey see, monkey do” (la scimmia fa quello che vede) funziona quasi sempre.
E visto che ci siamo, potremmo aggiungere “Parrot listen, parrot say” (il pappagallo dice quello che ascolta [senza curarsi della veridicità del messaggio]..), e per fortuna che gli “animali” non sanno leggere, altrimenti ce ne sarebbe qualcuno che, di conseguenza, penserebbe quello che legge.
Il tono, come quasi sempre in questo blog, è scherzoso, ma il tema è serio e dovrebbe farci riflettere: la comunicazione, sia quando è diretta a venderci un prodotto che quando  cerca di orientare le nostre opinioni, si basa spesso su principi molto semplici e sembra trattarci come se fossimo sempre al primo stadio del processo di apprendimento... Beh, come le scimmie, ogni tanto ricordiamoci che anche noi abbiamo i nonni!

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