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lunedì 25 maggio 2015

Tra Londra e Glasgow

Continuiamo a parlare di cinema e spolveriamo un paio di film di Ken Loach, uno dei miei registi preferiti.
Ed eccovi , allora, “Riff Raff” and “My name is Joe”, entrambi da vedere.
Cominciamo con il primo... Letteralmente “Gentaglia” (in Italia uscì con il sottotitolo “Meglio perderli che trovarli”), il film è un vero e proprio uppercut all'amministrazione Thatcher. Ma chi farebbe parte di questa “gentaglia”? La gentaglia sarebbe il nuovo sottoproletariato, immigrati regolari e non, tossicodipendenti, ex carcerati e disoccupati cronici (secondo la filosofia che “i poveri sono poveri per colpa loro”). Peccato però che mentre i “Riff Raff” si contendono quel poco lavoro che c'è, prosperano i caporali e gli investitori, non si rispettano le più elementari norme di sicurezza nei cantieri, i contributi previdenziali non vengono versati, e ciò che era nato con una finalità sociale viene messo in mano agli speculatori.
Esploriamolo quindi il mondo dei "Riff Raff", un mondo fatto di degrado e di sogni nel cassetto (alcuni impossibili, altri più a portata di mano), di grettezza e solidarietà spontanea, di drammi, piccoli e grandi, e di risate esilaranti, perché il merito del regista è quello di dipingerlo in modo efficace e di dare una voce a gente ormai estromessa dal circuito dei mass media.
E, in fin dei conti, anche Joe, ex alcolizzato in cerca di un riscatto, fa parte dei Riff Raff.
Il protagonista di “Riff Raff” e quello de “Il mio nome è Joe” sono, poi, degli idealisti e cercano entrambi le stesse cose: vogliono innamorarsi ed avere qualcosa dalla vita. Ma quando vengono messi alle strette e si ribellano alle regole di un gioco ingiusto, la loro rivolta è sterile ed i loro sogni svaniscono in un batter d'ali.

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