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domenica 1 giugno 2014

Khaldun

E' ora di riprendere il nostro viaggio storico-filosofico su quelli che dovrebbero essere i rapporti tra Stato e cittadino e, come avevo promesso nel post su Sant'Agostino, parleremo oggi di un grande filosofo tunisino, Ibn Khaldun (di solito, non rientra nei programmi scolastici ma, se non avete già letto qualcosa di lui, potrete constatare la sua sorprendente modernità).
Khaldun (XIV secolo d.C.) fu uno studioso assai versatile e il suo lavoro abbraccia, oltre alla storia e alla filosofia, anche la sociologia e l'economia.
Proviamo a riassumere il suo pensiero.
Egli sostiene che gli uomini sono spinti a unirsi in una società dall' “asabiyyah” (spirito di comunità), al fine di difendersi dalle ingiustizie e dagli attacchi.
All'inizio questo spirito è molto forte e la società è coesa ma, man mano che lo Stato si rafforza, il governo si distrae dal proposito iniziale di pensare al benessere dei cittadini e si preoccupa di accrescere il proprio potere e la propria ricchezza.
Il governo, che era nato per difendere i cittadini dall'ingiustizia, commette ingiustizia a sua volta.
E così l'asabiyyah inizia ad affievolirsi creando le condizioni affinché un nuovo governo possa prendere il posto di quello precedente.
Ma Khaldun, rispetto ad altri grandi pensatori del tempo, ha anche il merito di individuare le conseguenze economiche di un'elite che ha accresciuto troppo il proprio potere.
Rispetto alla fase iniziale, nella quale le tasse servivano solo a soddisfare le necessità della comunità, una volta che il governo (o il sovrano, che a quei tempi era la stessa cosa) ha consolidato il proprio potere, si cominciano ad esigere sempre più imposte per vivere nel lusso e nel privilegio (pensate a re, zar, ecc. e alle loro dispendiose corti succedutesi nei secoli).
Ciò, secondo Khaldun, è controproducente e porterà, nel lungo periodo, non a maggiori ma a minori entrate perché disincentiverà la produzione.
Chi ha sostenuto l'esame di “Politica Economica” a questo punto avrà avuto un sussulto...Ebbene sì, i principi di base della “curva di Laffer”, che ebbe una grande popolarità negli anni '80, erano già presenti negli scritti di Khaldun.

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