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sabato 28 giugno 2014

Magia..magia

Riprendiamo il nostro viaggio intorno all'uomo e ripartiamo da uno dei personaggi mito della cultura occidentale, il “dottor Faust”.
Questa volta, però, non tratteremo dell'opera di Goethe, oggetto già di un post precedente, ma di quella di Marlowe (1604).
Naturalmente oggi non ci soffermeremo su concetti già trattati, quali la sete di conoscenza, il voler oltrepassare i limiti umani e la conseguente perdizione, ecc. ecc., ma proveremo ad individuare alcuni elementi che forse ci consentiranno di vedere Faust sotto una luce diversa.
A parer mio, nessuno meglio di Shakespeare e dei drammaturghi inglesi ha saputo scavare nell'animo umano e con la sua miscela di comico e grottesco il dramma di Marlowe propone degli interessanti spunti di riflessione.
E iniziamo proprio da Robin, il clown, che ha in mano un libro di incantesimi e …

DICK: 'Snayles, what hast thou got there, a book? Why thou canst not tell ne're a word on't.
ROBIN: That thou shalt see presently: keep out of the circle, I say, least I send you into the Ostry with a vengeance
DICK: That's like, 'faith: you had best leave your foolery, for an my Maister come, he'le conjure you 'faith.
ROBIN: My Maister conjure me? I'le tell thee what, an my Maister come here, I'le clap as faire a paire of hornes on's head as e're thou sawest in thy life.
DICK: Thou needst not do that, for my Mistresse hath done it.

DICK: Santi numi, cosa tieni lì, un libro? A che pro, se non sai leggere nemmeno una parola?
ROBIN: Lo vedrai subito: tieniti lontano dal cerchio, ti dico, altrimenti ti spedisco alla locanda con un castigo.
DICK: Ma davvero...!!! Faresti meglio a lasciar perdere la tua follia, perché se arriva il mio padrone, ti strega per davvero.
ROBIN: Il padrone strega me? Ti dirò che, se il mio padrone viene qui, gli sbatterò un paio di corna sulla sua testa come non ne hai viste in vita tua.
DICK: Non hai bisogno di farlo, l'ha già fatto la mia padrona.

Eh già, per certi “prodigi” non c'è bisogno dell'aiuto del diavolo..Ma se Robin è un buffone, Faust non è poi molto diverso da lui, in quanto usa il potere di Mefistofele per farsi beffe degli altri e per compiacere i potenti. Al di là della sua grande erudizione, infatti, Faust è di umili origini, non essendo nato re né imperatore: mentre i sovrani sanno di essere soli e sono stati educati a tale condizione, Faust ha bisogno di sentirsi apprezzato e lodato da coloro la cui autorità riconosce.

Vediamolo di fronte all'imperatore Carlo...

EMPEROUR: Wonder of men, renown'd Magitian,
Thrice learned Faustus, welcome to our Court.
This deed of thine, in setting Bruno free
From his and our professed enemy,
Shall adde more excellence unto thine Art,
Then if by powerfull Necromantick spels
Thou could'st command the world's obedience ;
For ever be belov'd of Carolus.
And if this Bruno thou hast late redeem'd,
In peace possesse the triple Diadem,
And sit in Peters Chaire, despite of chance;
Thou shalt be famous through all Italy,
And honour'd of the Germane Emperour.

FAUST: These gracious words, most royal Carolus,
Shall make poore Faustus, to his utmost power,
Both love and serve the German Emperour,
And lay his life at holy Bruno's feet :
For proofe whereof, if so your Grace be pleas'd,
The Doctor stands prepar'd, by power of Art,
To cast his Magicke charmes, that shall pierce through
The Ebon gates of ever-burning hell,
And hale the stubborne Furies from their caves,
To compasse whatsoere your Grace commands.

IMPERATORE: Meraviglia del mondo, mago rinomato,
sapientissimo Faust, benvenuto alla nostra corte.
La tua impresa di liberare Bruno
dal suo e dal nostro nemico dichiarato
aggiunge maggiore eccellenza alla tua arte,
di quella che se avessi potuto
attraverso potenti incantesimi
comandare l'obbedienza del mondo intero.
Sii per sempre amico di Carlo.
E se questo Bruno che hai riscattato
avrà in pace il triplice diadema [la tiara]
e siederà sulla sedia di Pietro, a dispetto della sorte,
sarai famoso per tutta l'Italia
e ricoperto di onori dall'imperatore.

FAUST: Queste graziose parole, regale Carlo,
faranno si che il povero Faust, con tutta la sua forza.
Ami e serva l'imperatore di Germania,
e prostri la sua vita ai piedi del santo Bruno;
E a prova di ciò, se Vostra Grazia se ne compiace,
il Dottore è pronto , con il potere della sua arte,
a creare incantesimi, che oltrepasseranno le porte
d'avorio dell'inferno sempre ardente,
e strapperanno le Furie implacabili dalle loro cave,
per fare qualsiasi cosa Vostra Grazia comandi.

E anche in seguito, di fronte al Duca e alla Duchessa di Vanholt, Faust si preoccupa di compiacere i loro desideri.
E alla fine, quando sta per giungere l'ora di pagare il suo debito con il diavolo, chiede come ultimo desiderio di avere la bella Elena..

FAUST: Was this the face that Launcht a thousand ships
And burnt the toplesse Towers of Ilium?
Sweet Hellen, make me immortall with a kisse.
Her lips sucke forth my soule; see where it flies.
Come, Hellen, come, give me my soule againe.
Here will I dwell, for heaven is in these lippes,
And all is drosse that is not Helena.

FAUST: Era questo il viso che fece partire mille navi
e bruciò le altissime torri di Ilio?
Dolce Elena, rendimi immortale con un bacio.
Le sue labbra succhiano la mia anima; guarda dove vola.
Vieni, Elena, vieni, dammi la mia anima di nuovo,
qui io rimarrò, perché il cielo è in queste labbra,
e tutto è fango quello che non è Elena.

Già, l'irresistibile Elena...Ma il prezzo da pagare è veramente troppo alto, essendo sfumata anche l'ultima possibilità di salvarsi.
Vediamo, quindi, tutto il dramma di Faust: sapiente ma provvisto di una sapienza vuota, fine a sé stessa, che non appaga la sua anima inquieta; atterrito dall'inferno ma incapace di redimersi; ha la magia a sua disposizione e la usa per burle ed imprese di poco conto; potrebbe avere un regno e ambisce invece ad essere apprezzato da nobili e sovrani.
Un uomo senza particolari qualità, vanitoso, che ha iniziato una partita che non può vincere ma non riesce ad abbandonare, un po' perché ha paura del suo interlocutore e un po' perché non vuol perdere i privilegi (che poi sono, per lo più, inganni) frutto del suo patto scellerato.
Il più grande tormento dell'uomo, come vedremo nei prossimi post, è forse l'incontentabilità.


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