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domenica 2 marzo 2014

Grande Basket

Ebbene si, lo confesso: il calcio mi piace ma la pallacanestro è veramente musica.
Qui in Italia la gente che ama la palla arancione è meno numerosa di quella che cerca di imitare i virtuosi della pedata ma...

Do you understand what that's like, having that ball in your hand... It's like, It's like making sweet music with your game, only thing is you don't wanna hear the song.
Lei lo capisce a cosa assomiglia, avere quella palla fra le mani?
E' come comporre una dolce musica con il vostro gioco, il solo problema è che voi non volete sentire la canzone (Glory Road, J.Gartner, 2006).

E, da buon romano, la memoria vola agli anni d'oro del Banco di Roma quando, con Larry Wright a trascinare una gran bella squadra, conquistò prima il campionato e poi la Coppa dei Campioni.
E come scordare l'arrivo delle stelle della NBA sul piccolo schermo e gli innumerevoli tentativi di ripeterne i numeri?
Ma torniamo a Glory Road, film passato per la televisione qualche tempo fa e probabilmente uno dei migliori che abbia visto su questo sport.
Tratto da una storia vera, racconta come l'allenatore della squadra dell'Università di El Paso (tra l'altro, messa abbastanza male finanziariamente), Don Haskins, porterà i suoi giocatori alla vittoria della NCAA contro tutto e contro tutti.
In tempi in cui nelle squadre universitarie i giocatori di colore facevano, per pregiudizio, molta panchina, vi erano di fatto due tipi di pallacanestro: quella dei “College”, bianca, essenziale e tattica, e quella che si giocava nelle strade, nera, atletica e spettacolare.
Haskins formerà una squadra con ben 7 giocatori di colore e in finale schiererà un quintetto di partenza senza bianchi, cambiando per sempre il modo di giocare a basket.
Tra una partita e l'altra, il film tocca un po' tutti i temi “caldi”: il duro lavoro come riscatto, la discriminazione ed il razzismo, l'autostima, le lotte sociali e, soprattutto, il coraggio civile che a volte è necessario darsi.

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