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venerdì 16 marzo 2012

L'importanza di chiamarsi Ernesto

Lo so che è un bel salto in avanti nella cronologia degli avvenimenti, ma visto che ieri ho citato Oscar Wilde, anche lui ingiustamente trascurato in questo blog, mi ricollego alla sua brillante commedia per introdurre uno dei protagonisti della rivoluzione cubana (1953-1959), Ernesto "Che" Guevara.
L'epopea della rivoluzione cubana conquistò l'appoggio di molti intellettuali latino-americani; Fidel Castro, Ernesto Guevara e Camilo Cienfuegos divennero estremamente popolari in tutto il mondo e la minuscola Cuba assunse un ruolo centrale nella geopolitica di quegli anni (sotto qualche aspetto, ricorda un po' la Mompracem dei romanzi di Salgari, che sfidava, da sola, l'impero britannico).
Nel 1961 ci fu anche un tentativo da parte degli esuli di Miami, appoggiati dagli USA, di rovesciare il governo rivoluzionario, con il famoso sbarco nella Baia dei Porci; in quegli anni, però, il popolo cubano credeva che Castro stesse dalla parte della ragione e gli invasori furono ributtati in mare.
Ma torniamo al protagonista di oggi, Ernesto Guevara, la cui morte fece sì che la sua immagine non subisse deterioramenti e che si convertisse in mito (così come fu anche per Camilo Cienfuegos, meno famoso all'estero di Guevara  ma anche lui amatissimo a Cuba; c'è da dire che entrambi erano, effettivamente, molto apprezzati dal popolo per la loro semplicità); probabilmente "Latinoamericana" è  il libro (oltre ad essere il testo base del film "I diari della motocicletta" ) che oggi tutti noi, al di là delle nostre convinzioni politiche o ideologiche (ammesso che ancora ne abbiamo!), possiamo goderci: il racconto di un viaggio indimenticabile e un inno ai valori dell'amicizia, della solidarietà e dell'umiltà.

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