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domenica 29 gennaio 2012

Casa dolce casa

Spostiamoci in Norvegia per parlare dell'opera di Ibsen. Ibsen è considerato il padre della drammaturgia moderna, per aver introdotto nel teatro le contraddizioni più intime della borghesia.
"Casa di bambola" ha effettivamente il merito di alzare il sipario su tante piccole realtà nascoste fra le quattro mura domestiche e di domandare se la società che si vuole è un agglomerato di case dove la donna sia una specie di marionetta.

NORA: Tu non pensi e non parli come l'uomo di cui possa essere la compagna. Svanita la minaccia, placata l'angoscia per la tua sorte, non per la mia, hai dimenticato tutto. E io sono tornata ad essere per te la lodoletta, la bambola da portare in braccio. Forse da portare in braccio con più attenzione perché t'eri accorto che sono più fragile di quanto pensassi. Ascolta, Torvald; ho capito in quell'attimo di essere vissuta per otto anni con un estraneo. Un estraneo che mi ha fatto fare tre figli...Vorrei stritolarmi! Farmi a pezzi! Non riesco a sopportarne nemmeno il pensiero! 
HELMER: Capisco. Siamo divisi da un abisso. Ma non potremmo, insieme... 
NORA: Guardami come sono: non posso essere tua moglie. 
HELMER: Ma io non ho la forza di diventare un altro. 
NORA: Forse, quando non avrai più la tua bambola. 

Certo, si perdono molte certezze (e le certezze fanno comodo), tuttavia togliere la libertà ad una persona è inconciliabile con il giuramento di amarla. 

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