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giovedì 12 gennaio 2012

I am Jean Valjean

Esatto, stiamo per parlare di una delle più importanti opere della letteratura universale, Les Miserables di Victor Hugo e lo facciamo attraverso le parole dell'omonimo musical, che ha avuto un successo straordinario (la prima volta lo vidi in Londra nel 1992, l'ultima a Madrid lo scorso anno, quindi fate il calcolo...).



Di questo enorme romanzo, che abbraccia tutta l'umanità nelle sue diverse espressioni, vorrei soffermarmi sulla contrapposizione tra Jean Valjean e Javert. Il poliziotto Javert perseguita con estremo zelo, ahimè in buona fede, perchè è convinto che sia suo preciso dovere far rispettare la legge, Jean Valjean che, una volta graziato, è  riuscito a conquistare il benessere attraverso il proprio  lavoro.
Per errore, Javert crede di riconoscere Jean Valjean in un vagabondo e il vero Jean Valjean si trova di fronte ad un dilemma: lasciare che un innocente paghi al suo posto e liberarsi, così, della persecuzione di Javert o autodenunciarsi e riprendere la sua vita di fuggitivo? Le parole della canzone riassumono tutto il suo tormento e, alla fine, Jean Valjean decide di autodenunciarsi.
Dopo un lungo susseguirsi di eventi, Javert comprende che ha sprecato tutta la sua vita, non avendo amato mai nessuno ed essendosi dedicato anima e corpo a perseguitare per tanti anni un uomo migliore di lui, e quindi si suicida.
La morale è che l'applicazione delle leggi deve avere un'anima e non deve perdere mai di vista  l'essere umano, che è il fine di tutto, come ricorda con il suo esempio Monsignor Myriel, altro personaggio nobile dell'opera.

"Io ti dico che l’uomo è uomo quando non è testardo. Quando capisce che è venuto il momento di fare marcia indietro, e la fa. " (E. De Filippo)

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