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lunedì 9 gennaio 2012

Questo matrimonio non s'ha da fare

Torniamo al Romanticismo e parliamo ora di una delle pietre miliari della letteratura italiana, I promessi sposi di Alessandro Manzoni.
I promessi sposi è molto di più di un romanzo storico: se è vero che  le ricerche di Manzoni furono accurate ed i riferimenti puntuali, l'importanza per la lingua italiana di quest'opera è unica. E non parlo solo da un punto di vista tecnico: oltre che un romanzo storico, I promessi sposi è un romanzo popolare, ossia destinato al popolo; come con Shakespeare per gli inglesi, molte delle espressioni che oggi  fanno parte del linguaggio comune sono state coniate proprio dal Manzoni, dalla "notte degli imbrogli" all'"azzeccagarbugli", dalla "notte dell'Innominato" a "Carneade" (filosofo greco minore, della corrente degli "scettici", che se non lo avesse nominato Manzoni anche noi diremmo, come il povero Don Abbondio, "Chi era costui?"), dalla "Monaca di Monza" a "questo matrimonio non s'ha da fare" , "al conte zio" ecc.ecc..
L'opera è piena di personaggi indimenticabili, dal già citato Don Abbondio, alla Perpetua, ad Agnese e a Fra' Cristoforo.
Spenderei qualche parola in più per quest'ultimo che, emulo di San Francesco, prima guerriero e poi frate, è probabilmente l'unico gigante nel mondo manzoniano che è popolato da gente normale (anche il cattivo Don Rodrigo, in fin dei conti, è del tutto un mediocre ), se si escludono l'Innominato, grande nel male come nel bene, ed il cardinale Borromeo ( ma  sono personaggi secondari nella trama): sebbene nei suoi occhi possano esserci dei lampi di collera verso i prepotenti, ha scelto di combattere altre guerre e morirà curando i malati di peste. 
Oltre alla simpatia che ho per questa figura, Fra' Cristoforo  mi è utile per aggiungere un'altra delle caratteristiche di quest'opera: oltre che un romanzo storico, popolare, innovatore per la lingua italiana, è  anche un veicolo di valori: il Manzoni vuole diffondere attraverso l'opera i principi in cui crede.
Più che alla sempre presente Divina Provvidenza, mi riferisco, in proposito, soprattutto al coraggio di vivere:
"Se uno il coraggio non ce l'ha, non se lo può dare..", sostiene Don Abbondio (ed è una delle poche volte in cui il personaggio non fa ridere, nella sua piccolezza ha una sua dignità); "uno il coraggio se lo deve dare" è la sintesi della risposta del cardinal Borromeo.
Infine, "I promessi sposi" è anche un romanzo patriottico: sotto la veste del romanzo storico che analizza la dominazione spagnola, si vuole criticare l'occupazione austriaca a cui era sottoposta la Lombardia.
Bene, in Italia questa lettura è obbligatoria; siccome so che tra i miei lettori ci sono degli studenti di altri paesi, a loro la raccomando vivamente: è un MUST.


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