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venerdì 13 gennaio 2012

Il rosso e il nero

Siamo arrivati a parlare di Stendhal e del suo grande romanzo psicologico, il Rosso e il Nero. Julien Sorel, giovane povero e ambizioso, conduce una lucida guerra contro la società e, alla fine, ne uscirà sconfitto. Cercando di salire la scala sociale servendosi dell'astuzia e del suo bell'aspetto, assiste al vanificarsi dei suoi sforzi proprio quando è vicino a coronare le sue ambizioni.
La sua sfortuna è quella di vivere nell'Europa della Restaurazione, in una società che ha chiuso le porte che erano state aperte ai giovani rampanti dalla Rivoluzione Francese e da Napoleone.
I due colori dovrebbero simboleggiare le due divise, quella rossa dell'esercito e quella nera della tonaca (Julien studia in seminario ma vorrebbe fare la carriera militare), ma a mio avviso rappresentano quelle zone recondite della nostra anima che Stendhal ha il merito di far emergere, anche se inquietanti. Chi, tra quelli che non sono nati nel privilegio, può affermare, con assoluta certezza, di non essere mai stato tentato sia dal seguire la strada delle passioni e dell'ideale per appagare la voglia di giustizia e libertà propria  della coscienza di classe, sia dall'adottare una condotta amorale come mezzo per migliorare le proprie condizioni di vita e vendicarsi così, in qualche modo, di una società che si disprezza?
Io non sono convinto, come gran parte della critica, che Julien abbia fatto una scelta netta: in alcune pagine del romanzo mi sembra di percepire una sincerità d'animo, anche se il suo agire sembra  lineare. E forse, proprio quando accetta il suo destino, fa la sua ultima scelta: sceglie il Rosso.
Il suo discorso alla giuria è forse la parte più "politica" del romanzo:
-Signori, non ho l'onore di appartenere alla vostra classe sociale....
Fosse vissuto in un altro periodo o in un altro luogo, le sue azioni (e quindi le sue scelte) sarebbero state nette, sarebbe stato un rivoluzionario, il tipico eroe romantico...Invece vive nella Francia dove è tornata l'aristocrazia e quindi viene sbeffeggiato e umiliato dal potere del denaro...No, pensandoci bene, in queste condizioni (Marx doveva ancora arrivare), uno come lui non poteva comportarsi diversamente.

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